sabato 2 settembre 2017

Uno schiaffo alla destra canturina: una lezione pedagogica, speriamo






Con notevole tempestività, la comunità religiosa San Vincenzo  di Cantù ha pubblicato sul proprio settimanale Vita comunitaria un commento di Don Fidelmo Xodo, prevosto della comunità, in difesa del diritto dei musulmani di celebrare la propria festività religiosa.

Un comunicato molto schietto, che fuga ogni dubbio sull'orientamento della Chiesa canturina.
Una lezione pesante per la destra cittadina.
La decisione di drammatizzare il clima, di arruolare le varie anime della coalizione che governa Cantù in uno scontro idologico infuocato, ha reso ciechi gli esponenti politici della destra cittadina, e ora tale cecità viene duramente ripresa anche dalla Chiesa canturina.
Noi ribadiamo la nostra posizione di difesa di uno dei diritti fondamentali dell'uomo: quello a esercitare liberamente una propria fede, una propria opinione.

sabato 15 luglio 2017

Caso incompatibilità del Sindaco: al dramma si aggiunge la farsa: interviene Matteo Salvini


Con l’intervista al segretario leghista Salvini sul caso Cantù apparsa oggi nel quotidiano locale La Provincia, al dramma umano e politico che la città sta vivendo si aggiunge il comico inatteso.
Sarà che Salvini non è una figura particolarmente apprezzabile quando dice di essere "al lavoro" (infatti sono celeberrime le sue assenza dell’unico impiego cui sarebbe deputato seriamente, quello di parlamentare europeo); sarà la distrazione dal caso canturino, di cui dimostra di non aver capito quasi nulla; saranno le sue preoccupazioni mondane, sta di fatto che se il giornale aveva intenzione di aggiungere al grottesco della situazione amministrativa canturina una nota di comicità plautina, c’è senz’altro riuscito.
Leggere il segretario della Lega Nord promettere che si sta prodigando per dare una soluzione alla situazione di incompatibilità emersa in capo al Sindaco Arosio ha confermato ormai a tutti che la vicenda, ahinoi, non troverà più una soluzione apprezzabile.
Leggere infine che la garanzia di tale soluzione è data dal fatto che il deputato leghista Molteni presidia la faccenda nel modo più affidabile possibile, una garanzia in tutti i sensi, aggiunge umorismo a comicità, perché assegna a chi ha contribuito a creare il problema il compito di risolverlo, secondo uno stile dell’irresponsabilità tipicamente italico.
Ora, non sappiamo come evolverà la vicenda, nonostante l’intempestivo intervento del segretario leghista, sappiamo tuttavia che in questa vicenda, al di là delle valutazioni politiche, vi sono aspetti e valori che andrebbero tutelati e garantiti, come il rispetto, la stima personale, l’umanità, che vanno ben al di là delle vicende politico-amministrative. Tuttavia, sarebbe dignitoso che quando si parla di tale vicenda, si abbia un minimo di competenza del caso, altrimenti l’intervento del politico nazionale di turno finirebbe per incattivire un clima e per intorbidire acque che da sé non sono tanto chiare.

È evidente che la responsabilità di questo caso è tutta nel campo della destra cittadina, e segnatamente del partito leghista, non lo abbiamo dimenticato, e ciononostante abbiamo deciso di assumere un comportamento di rispetto per il dramma che si sta consumando in quel campo. Sarebbe interessante che qualcuno lo spiegasse al Salvini del momento.

sabato 24 giugno 2017

Il Partito democratico di Cantù sul voto di ballottaggio del 25 giugno

Il direttivo del Partito democratico si è riunito nella giornata del 17 giugno per valutare la posizione da assumere in vista del prossimo ballottaggio.
È stata ribadita la convinzione che la forma dell’apparentamento tra LIC e centrosinistra rappresentasse la più razionale soluzione, il miglior strumento per giungere all’obiettivo di unirci e sconfiggere la destra cittadina.
A nostro parere la forma in cui  un accordo poteva essere definito in modo lineare e trasparente sarebbe stata quella prevista dalla legge, nella configurazione istituzionale da essa definita, e che avrebbe rappresentato un effettivo reciproco riconoscimento e una pari dignità, oltre che avrebbe dato vita a un cambio di modello politico, in grado di recuperare parte dell’astensionismo registrato al primo turno.
La nostra assemblea del 14 giugno ci aveva dato anche mandato di specificare che non avanziamo richieste in merito a posizioni di potere, assessorati, poltrone di ogni genere. Ci  interessa solo il bene della città, ad esso guardiamo, con il massimo spirito di servizio.

Ciò detto, dobbiamo registrate con grande rammarico che da parte di LIC non vi è stata la disponibilità ad accogliere in un accordo politico d’alleanza l’intera coalizione del centrosinistra, Partito democratico e lista Vola Cantù. Quindi, così stante la situazione, come Partito democratico non daremo alcuna indicazione di voto. I nostri elettori sono cittadini liberi di esprimersi come preferiscono. Noi ci siamo prodigati perché tale alleanza si realizzasse; tuttavia speriamo che gli sforzi di convergenza che abbiamo registrato potranno essere la base di un impegno di raccordo politico che sia in grado di portarci in futuro a superare tali ostacoli, avvicinando così l’obiettivo della costruzione di una futura alleanza in grado di competere a parità di forze con una destra tornata unita e quindi molto temibile.

mercoledì 14 giugno 2017

Miracoli del giornalismo

 Oggi è apparso un articolo giornalistico sul quotidiano La Provincia, in cui sono citate tre affermazioni del segretario cittadino del Partito democratico, le seguenti:

«Noi lo volevamo già cinque anni fa» [riferito all’apparentamento];

«La destra è tornata tutta a casa propria, non ci sono ulteriori margini di crescita per il secondo turno»;

«Tutto ciò che fa bene alla città per noi va bene. Abbiamo massima responsabilità, vedremo come si svilupperà un eventuale dialogo».

Si tratta di affermazioni molto generiche, a partire dalle quali è stato imbastito un articolo da cui si potrebbe inferire che staremmo avanzando proposte di apparentamento alla lista civica di Lavori in corso.

Ora, il nostro circolo cittadino si riunirà stasera per decidere a riguardo, e fino ad oggi non abbiamo pronunciato come Partito democratico dichiarazioni né di chiusura né di apertura, né avanzato proposte.
Non spetterebbe a noi farlo, in questo momento, né avrebbe senso anticipare quanto solo la nostra assemblea degli iscritti ha il potere di fare.

Noi siamo certo disponibili al confronto, con chiunque, a partire dal candidato sindaco di LIC, e abbiamo esplicitamente detto, quando interrogati, che spetta ai candidati passati al secondo turno del ballottaggio ogni iniziativa politica a riguardo.


Noi valuteremo, se ci saranno, eventuali proposte politiche, che però siano percorribili e sensate, per noi e per gli elettori che ci hanno votati, ai quali va la nostra prima cura e la nostra prima attenzione.

sabato 10 giugno 2017

La lezione degli antichi canturini


Chiunque si rechi nella Chiesa di San Paolo a Cantù potrà vedervi affrescate nell’abside, in quattro spicchi del catino, le virtù  morali descritte nell’etica aristotelica, e definite durante l’età medievale come le virtù cardinali: la prudenza - la giustizia - la fortezza - la temperanza.
L’affresco è un bell’esempio di arte del 1930, e ci dice molte cose di cosa siano stati i canturini nel passato, come abbiano  pensato, e persino come ci inducano a pensare ai giorni nostri.
Ci dice anzitutto che i canturini riposero una certa cura a questo affresco dedicato alle virtù morali. Dovettero aver pensato: prima la concretezza contingente e materiale del vivere associato, prima la definizione del profilo del buon cittadino, dell’uomo prudente, giusto, forte e temperato, e poi, solo in un secondo tempo, l’afflato verso il metafisico.
Prima la terra e poi il cielo, tanto per capirci.
Mi è sempre piaciuta questa scelta. E a mio parere ci dice molto di cosa i canturini, tutti, quelli che a Cantù sono nati e cresciuti, quelli con una o più lauree e quelli che hanno fatto la scuola d’arte: tutti i canturini, anche quelli di recente acquisizione, che si chiamino Luigi, Mohamed o Huang, lo hanno capito benissimo: prima la concretezza  e poi la speculazione. I latini dicevano: prima vivere, dopo fare filosofia.
Il che non significa che i canturini siano diventati (o fossero diventati, nel 1930) improvvisamente atei, non lo sono stati: hanno seguito con fervida devozione le liturgie e i precetti cristiani. Significa altro: che meglio di ogni cosa sarebbe bene chiarirci su quali debbano essere i valori attorno ai quali edificare una società, una convivenza. Valori civili, valori morali, costruiti su una gerarchia di virtù.
Nella virtù della prudenza abbiamo visto costruirsi la storia della laboriosità cittadina. Eppure tale virtù è stata maltrattata quando abbiamo sentito un sindaco ingiuriare i propri concittadini che la pensassero diversamente da lui, e non pago iniziare a definire i napoletani come una fogna e cose simili. Insomma, non abbiamo assistito a esempi di prudenza. E neppure il suo gruppo di supporter che sedeva in consiglio comunale e nella giunta ha osato riprendere tali intemperanze, e oggi ne pagheranno un caro prezzo a parere di chi scrive.
La virtù della giustizia ha ispirato, e profondamente, il riformismo canturino, quello che ha badato nei decenni passati, prima che giungesse in politica il fenomeno leghista, a costruire le case popolari, a dare a tutti istruzione e servizi: insomma il riformismo di matrice socialista, democratica o cattolica, che è però caduto tristemente dagli anni ’90 ad oggi. Un partito politico, il leghista, ha di fatto ispirato la propria condotta e la propria matrice a un progetto di disuguaglianza: loro sono diversi da noi, loro sono pericolosi per noi, loro devono stare distanti da noi. Che fossero i meridionali o gli stranieri o i ROM, il “loro” è sempre stato qualcosa da cui prendere le distanze, in un discorso tipicamente disegualitario, dissonante con il sentimento della giustizia e con la virtù che gli corrisponde.
Fortezza e temperanza completano un quadro di virtù che abbiamo tante volte visto contraddetto e sfregiato da comportamenti politici e civili che hanno caratterizzato la politica canturina degli ultimi decenni. Eppure significherebbero la capacità di insistere in una spinta verso un disegno di perfezione umana (la fortezza), in un quadro in cui le passioni umane, giocoforza violente e distraenti, andrebbero governate e controllate da una volontà indefettibile (la temperanza).
Cerchino i canturini chi possa al meglio rappresentarli, lo cerchino prudente, giusto, forte e temperante.  La loro scelta si conduca e si orienti a questi valori, che tanti, anche non canturini di nascita, ma magari magrebini, cinesi o asiatici, hanno imparato a riconoscere come valori importanti, anche ai tempi nostri.
Noi pensiamo, speriamo di poterli rappresentare, questi valori, avendo alle spalle un passato importante, ma lo sguardo dritto e attento nel futuro.
 Votare per Alberto Novati ci permetterà di fari ripartire Cantù, sulla base di queste virtù tanto importanti per i canturini.

#CantùColSegnoPiù

mercoledì 7 giugno 2017

Canturina Servizi: non può essere la finanziaria del Comune a spese dei cittadini

La Canturina Servizi è la società che il Comune di Cantù gestisce come un proprio patrimonio esclusivo, di cui è proprietario unico. Essa ha gestito negli ultimi anni (tra l'altro) il servizio idrico cittadino.
Dentro questa società si sono svolte operazioni più o meno discutibili, più o meno chiacchierate in passato: dalla vendita del ramo gas ad ACSM, su cui molto si è discusso e probabilmente ancora di discuterà, fino ad arrivare al suo graduale svuotamento, trasformata com’è oggi in una scatola priva di una precisa vocazione industriale (Infatti, gestire i parcheggi a pagamento e i lumini del cimitero, più le farmacie, che funzionerebbero in ogni caso anche se scorporate da tale società, non è un grandissimo business).
La politica canturina si è disinteressata, purtroppo, di tale proprietà (dei cittadini), conservando per sé (ovvero per la politica, anche quando esercitata da una lista civica) la mano libera di fare e disfare a proprio piacimento, cercando di dissimulare che  proprio in tale grande discrezionalità si nascondevano un’operazione di potere e un costo per le nostre tasche.
Ultima funzione che Canturina servizi ha perduto è quella di gestione della piscina comunale. La prossima dipartita sarà quella dell’acqua, che viene conferita a un gestore unico, la società provinciale Como Acqua.

È molto interessante disporre di alcune informazioni, che i cittadini non hanno; ma la cui conoscenza potrebbe orientare meglio il loro comportamento, anche elettorale.
La società Canturina servizi, negli anni 2011 – 2015, ha versato al Comune di Cantù quale corrispettivo dei canoni di concessione per il servizio idrico, complessivamente, € 1.201.690, pari cioè ad una media annua di € 240.338.

In effetti per il solo canone di fognatura   la Canturina servizi avrebbe dovuto versare al Comune la cifra di 352.260 euro (mc/anno 3.500.000 per €/mc 0,10412804). Nei cinque anni considerati, cioè, solo per il canone di fognatura vi è una differenza negativa per il Comune di  559.610 mila euro, 1.761.300 contro 1.201.690 effettivamente incassato.


Risulta evidente, da questi dati, che la società Canturina Servizi è stata usata come strumento per accantonare risorse finanziarie (a tal proposito, del tutto lecitamente, sia chiaro) che il Comune ha potuto usare quando ne ha avuto bisogno, come un bancomat pronto all’uso. Questo è stato possibile in virtù della condizione di fornitore unico di servizi in cui tale società ha operato: Canturina servizi ha incassato dai canturini quanto le era dovuto sul piano tariffario, e, allo stesso tempo, i canturini hanno continuato a pagare con le tasse versate al Comune gli investimenti per i lavori di manutenzione e ammodernamento della rete fognaria.
I cittadini, infatti, sono chiamati a sostenere il costo dei mutui per le canalizzazioni fognarie mediante i fondi del bilancio comunale, nonostante detto costo lo abbiano già sostenuto nella tariffa come previsto dal sistema tariffario dell’A.E.E.G.S.I. Insomma, i canturini hanno versato una tassa implicita al Comune, pari in media a circa 120 mila euro annui negli ultimi cinque anni.

Non pago di tale realtà, del tutto sconfortante se vista dal punto di vista del cittadino,  il Comune a trazione civica (LIC) ha pensato di reinventare un futuro industriale per Canturina servizi e ha approvato un documento di indirizzo che definisce le nuove frontiere aziendali della società.
Si parla in tale documento (assai genericamente) di risparmio energetico negli edifici comunali, smart city e servizi alla persona. Sembra proprio che l’obiettivo non sia quello di rispondere a dei bisogni personali e collettivi ben identificati  e caratterizzati in termini di processi e risultati attesi nonché di eventuali oneri di servizio pubblico che l’Amministrazione potrebbe essere chiamata a sopportare, ma della pura e semplice ricerca di un qualsiasi processo industriale che legittimi l’esistenza della società.
Insomma, non si pensa al fine (il benessere dei cittadini) ma allo strumento da confermare (la società comunale): se uno scopo aziendale ancora non c’è, lo si inventa.
Una tale visione del pubblico e in particolare della società pubblica del Comune di Cantù, non presenta grandi differenze tra  la gestione della Lega (e della destra cittadina) e quella della giunta Bizzozero. Né l’attuale dibattito elettorale sembra soffermarsi su un tale problema, che invece andrebbe chiarito, per dare ai cittadini strumenti di comprensione e di scelta conseguenti.
Chi vorrà cambiare, non è certo né alla destra, né alla coalizione civica che dovrà affidarsi. Bensì a un centrosinistra che si candida a governare avendo una concezione nuova e lineare dei rapporti tra pubblico e privato: in cui l’uno e l’altro devono anzitutto lavorare per ridurre al minimo i costi dei servizi rivolti ai cittadini.
Disporre di servizi di qualità non può significare sostenere costi elevati e ingiustificati. Questa sarà la nostra linea di condotta in futuro.

domenica 4 giugno 2017

LO SCANDALO PALAZZETTO: e si ricandidano per governare Cantù.


(Attenzione, il documento della foto è reale e inedito)


Quanto è costata ai canturini la vicenda del palazzetto, prima edificato con grande fatica e poi demolito per un capriccio o un interesse di troppo?
È costata non meno di 10 milioni di euro, che sono stati gettati in fumo quando la giunta leghista decise di abbattere un manufatto giunto ormai a conclusione dei lavori, senza riuscire a costruire il suo sostituto.
Attorno al palazzetto si sono immolate tre classi dirigenti cittadine, compresi i civici di LIC e i leghisti a guida Tiziana Sala.
Siamo giunti alla conclusione che il momento critico di tale vicenda si svolge tra il 17 aprile 2007 e il 13 novembre 2008, quando il cosiddetto Palababele è ancora in piedi, ma la decisione di abbatterlo è già stata presa, anche se non formalizzata. Mancano ancora gli atti formali ma ormai i governanti cittadini hanno superato ogni ostacolo.
Spesso si tratta di ostacoli che, per essere aggirati, richiederebbero azioni almeno discutibili. Ma che importa? La certezza di essere imbattibili, di non avere rivali, arma le convinzioni della destra cittadina.
Quindi, pur di giungere al risultato, ogni forzatura sarebbe autorizzata.
Se i canturini vogliono capire, devono seguire i tre passaggi seguenti.
1. Nell’aprile 2007, tra il 17 e il 29 del mese, si riunisce la commissione di gara, che valuta le due proposte avanzate al Comune di Cantù, volte alla realizzazione di un palazzetto, quella di Eleca e quella di Turra. Tale commissione stabilisce che la proposta Turra ha un Valore attuale netto insufficiente: 1 punto su 5 massimi; il valore assegnato al progetto Eleca è di 3 punti su 5. Come tutti sanno, l’amministrazione comunale di Cantù scese il progetto Turra e non quello Eleca.
2. La scelta della giunta cittadina va invece contro le conclusioni della commissione del concorso. Si legge nella delibera della Giunta successiva che “…la proposta della società Eleca […] così come formulata, … è in contrasto con lo stesso PTCP della Provincia di Como”. Nella proposta Eleca è prevista una grande struttura di vendita di 17.000 mq. Al contrario, la proposta della società Turra srl prevede attività commerciali e terziarie fino ad un massimo di mq 2.500.
Quindi la Giunta decideva di: “individuare quale proposta di pubblico interesse la proposta presentata dalla società Turra Spa.”
2. Ma il fatto notevole arriva adesso: il 13 novembre 2008 la società Turra presentava il Progetto preliminare di palazzetto dello sport. In tale proposta la parte commerciale passava da 2500 metri quadri a ben 13 mila metri quadri. Quindi, il progetto che era stato approvato dalla Giunta esclusivamente perché non andava a intaccare gli equilibri del sistema commerciale canturino, in quanto prevedeva solo una struttura commerciale di 2500 metri quadri, veniva di fatto trasformato radicalmente. Rammentiamo che due anni prima la proposta Eleca era stata giudicata non ricevibile perché prevedeva un’area commerciale della stessa grandezza di questa. La Giunta approvava, senza eccepire.
Il palazzetto, costato ai canturini 10 milioni di euro, era ancora in piedi.
Sarebbero bastati alcuni interventi di adeguamento (allargare l’ingresso all’edificio, in modo da fargli entrare un’autoambulanza, ad esempio): le foto pubblicate lo dimostrano.
Eppure fu abbattuto.
Alcuni votarono a favore per ragioni ideologiche (esso sarebbe stato il simbolo della Prima Repubblica che si voleva abbattere con esso), altri probabilmente per ragioni meno astratte e ideologiche, ma molto più concrete.
Ora, quella medesima classe dirigente della destra cittadina si candida per governare Cantù.
I cittadini sappiano a chi affidare la propria città.
#CantùColsegnoPiù
Per sapere altro: https://www.facebook.com/Palasport-Cant%C3%B9-Come-stanno-…/