di Roberto Bianchi
Molti canturini si stanno ponendo la domanda posta nel
titolo, dato che tutti siamo ormai costretti a percorrere a 50 km/h strade poco
frequentate da pedoni e costeggiate da prati, pena una multa dai 40,00 € (se si
riesce a stare nel limite dei 56 km/h) ai 160,00 € (se si procede a 70 km/h), con la
decurtazione di tre punti sulla patente. La risposta è: “non in questo modo”.
Come si vede dalla mappa a sinistra, il Comune ha posizionato gli
apparecchi lungo le direttrici “più veloci di Cantù", soprattutto quelle
con il traffico in entrata e in uscita più intenso. Tutte le strade interessate
da questa operazione sono fuori dal centro urbano (tranne che per due
dispositivi), hanno una sezione molto ampia e sono costeggiate da prati o
slarghi che ampliano la visuale all'autista garantendo una maggiore sicurezza
nella percorrenza anche ad una velocità di poco superiore ai canonici 50.
Inoltre sono strade di “attraversamento”, cioè utilizzate dai lavoratori per
spostarsi e dai cittadini per recarsi ai centri commerciali. Queste condizioni
fanno sì che il piano per la sicurezza stradale, assolutamente legittimo e con
un obiettivo condivisibile, non consideri minimamente la zona del centro
storico, ma anzi appaia solo una scusa per mettere in difficoltà gli
automobilisti che ogni giorno attraversano la città. Puntare tutta la propria
azione di controllo su assi così nevralgici per il trasporto locale non è che un modo per far cassa, per imporre una
sorta di ulteriore tassa ai cittadini che certamente non ne hanno bisogno,
mentre niente migliora in termini di sicurezza.
Il sindaco si lamenta delle critiche e chiede proposte
costruttive: ecco la nostra.
Premesso che ormai la
spesa è stata fatta (14.000€ ad apparecchio), le colonnine ci sono e non si può
ripartire sempre da zero e distruggere tutto ciò che è stato fatto fino ad ora
buttando risorse al vento, proponiamo di spostare tutte le colonnine,
posizionandole nei luoghi dove veramente servono, trasformando un grosso
problema e disagio dei cittadini in un’opportunità. Come si vede nella mappa a
destra, la proposta è quella di cambiare approccio, passando dall’anello
viabilistico perimetrale della città a punti strategici interni:
-nei vari poli urbani storici;
-nei suoi accessi;
-nei punti critici.
Tre autovelox sono in pieno centro alle frazioni, uno a
Cantù Asnago, uno a Cascina Amata e uno a Vighizzolo, in Piazza Piave (le
ultime due già previste); due sono a ridosso di altrettante scuole pubbliche in
punti ad alto rischio di incidente ed investimento, cioè in via Fossano (Scuole
Anzani) e via Giovanni XXIII (liceo, geometri e piscina). Le ultime cinque sono
poste agli ingressi del centro città in zone in cui le strade si restringono ed
inizia l’area storica come in via Vergani, via per Alzate (a ridosso
dell’incrocio “quattro strade”), via Carcano (vicino a Piazza San Rocco) e Via
Milano (parte alta). In quei punti le auto sono già, in modo
"naturale", portate a rallentare perché la strada è stretta, vi sono
delle abitazioni a ridosso del ciglio e un buon numero di pedoni. Quindi chi
eccede e raggiunge anche i soli 60 km/h diventa, in questo caso sì, un vero
pericolo per la sicurezza dei cittadini, ed è pienamente colpevole, senza
discussioni, e meritevole della sanzione. Questa proposta ha un approccio
totalmente diverso da quello del sindaco. Egli parte dall’idea che tutti gli
automobilisti siano da criminalizzare, dei potenziali pericoli pubblici. Noi
partiamo dall’idea che serve aumentare la sicurezza stradale nei punti dove c’è
pericolo reale per i cittadini, nelle zone frequentate dai nostri figli per
andare a scuola o per frequentare il centro città, e lì davvero occorre
scoraggiare i cattivi guidatori. Siamo consci che con questa simulazione si
guadagnerebbe l’80% in meno in multe, ma i cittadini non vanno considerati come
bancomat dell’amministrazione: l’obiettivo è la sicurezza stradale,
nient’altro.
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