Va di scena in questi giorni a Cantù la politica dell’irresponsabilità, e sta manifestando grande fragilità.
Si tratta di una politica che si è ridotta alla pratica dello
scarico di responsabilità, e persino la neosegretaria dal partito di governo cittadino non trova altro che dichiarare che sulla vicenda del
tentativo di impedire la nostra Festa dell’Unità non ci sarebbe alcun disegno politico,
anzi trattasi di normale pratica amministrativa.
A parte la involontaria comicità che emerge da un semplice
riassunto dei fatti (che segnaliamo a parte: http://cantu.pdcomo.it/2015/06/canturini-per-la-festa-al-bersagliere.html), ci sarebbe da ridere, e invece tutto ciò
dimostra la grande fragilità di un gruppo di comando che ha perduto il senso
del reale e corre il rischio di trascinare la città di Cantù in una deriva di insignificanza
politica. Esso infatti sta svicolando dall’assunzione della vera responsabilità
politica, che in un’amministrazione comunale dovrebbe essere quella di saper
rispondere in prima persona quando ci sia
una ricaduta politica delle scelte assunte. Cioè una ricaduta che influisca
sulla vita dei cittadini, i loro diritti, le loro aspettative.
La cosa triste è la morale da trarre da questa vicenda
del Bersagliere, che nonostante tutto vedrà lo svolgimento della nostra Festa. Ne
emerge una politica del rancore che persino le menti più pacate e intelligenti
presenti nella maggioranza cittadina non riescono a cogliere: eppure ne abbiamo
già visto le tracce nella vicenda successiva al rogo della Giubiana; un’altra
festa, a seguito della quale si evidenziò un disegno di ritorsione e di rancore
contro la Pro Cantù. Per non dire del medesimo fastidio emerso contro gli organizzatori della notte bianca di Vighizzolo. Un
rancore che non sa più come manifestarsi, e che i cittadini colgono
appieno.
La maggioranza invece non vuole vederlo. E per evitare di
guardare in faccia alla realtà, preferisce rifugiarsi nella discarica della
responsabilità. La politica viene così ridotta a mero atto tecnico, e così si
evita di dover rispondere delle proprie scelte politiche. Si preferisce
delegare agli uffici, ai dirigenti, quanto invece dovrebbe essere assunto dalla
sfera politica.
Tanto per capirci, la scelta rilevantissima di garantire la
nascita di un luogo di culto per i cittadini di fede musulmana è stata ridotta
a una banale pratica edilizia. Il Piano del traffico è stato rubricato a mero
strumento tecnico di recepimento di alcune istanze locali (non a caso, il
progetto della tangenzialina cittadina non vi è contemplato!). Il disegno
politico di non far svolgere la festa dell’Unità (se non altro dell’amico neonazi
del Campo solare) è semplicemente considerato un atto amministrativo. Troppe
decisioni di natura politica nascono senza un padre, nella città di Cantù,
forse perché governata da una forza civica che preferisce svicolare dalle proprie
responsabilità, che getta il sasso e nasconde la mano.
Siamo conviti che questa natura non politica del governo
cittadino sia un danno per la nostra città. L’epilogo della vicenda che ci ha
coinvolto, per lo svolgimento della nostra festa cittadina, ne è la prova
ulteriore. La politica è affidata a un uomo solo al comando, che la trasforma in
delirio di onnipotenza, da qui l’avvio di iniziative estemporanee e velleitarie
come, ad esempio, la proposta di legge costituzionale (votata in
una surreale seduta del Consiglio comunale) che avrebbe dovuto dare il via alla
regione autonoma delle provincie di Sondrio Como e Lecco, i cui intenti sono naufragati
miseramente, e di cui l’attuale maggioranza cittadina, prima o poi, dovrà rendere
conto. Se solo quella è politica, il resto diventa routine, pratica amministrativa
spicciola, anche quando invece si tratta di scelte politiche a tutto tondo. Una
politica debole si nasconde a questo modo, e nasconde e proprie responsabilità.
Ma tale debolezza rende vano e marginale proprio il ruolo che Cantù, seconda
città della provincia, potrebbe svolgere, e non riesce invece a giocare nella
politica territoriale.
I cittadini canturini sapranno chi ringraziare di questa
debolezza.
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