Prima un sindaco che si dice entusiasta di sé, “oggettivamente
bravo”, e che si promuove da solo per un seggio da parlamentare, in quella Roma
politica, dove “…mi piacerebbe molto avere la possibilità di sputare in faccia
in Parlamento a chi di dovere”. Insomma un vero gentleman. Poi il consigliere di
supporto, l’ex leghista Masocco, oggi simpatizzante del medesimo sindaco, che
dichiara: “uno ammattisce e arriva a pensare di suicidarsi, ma per me chi si
suicida dovrebbe prima andare a Roma e ammazzarne cinque o sei” (stava tentando
di giustificare il criminale che ha fatto una strage al palazzo di giustizia di
Milano). E per non farsi mancare nulla, persino una bella rivalutazione della
mafia, sì proprio la mafia criminale, quella che si dimostra più efficiente
dello Stato: “Lo Stato ci rovina, se vai dalla mafia in tre giorni hai la
sentenza.” E ciascuno può intendere di quale sentenza si possa trattare.
La politica a Cantù ha deciso di togliere ogni filtro etico
all’abbrutimento morale: quello che ci si ritrova a pensare, anche nei momenti
di peggior desolazione, viene direttamente reso pubblico, dal basso ventre alla
voce o alla dichiarazione scritta. Forse questa è la nuova frontiera del
politically uncorrect, dell’efficacia comunicativa, del profondo pensiero dei
governanti cittadini. Resta tuttavia una brutta pagina della storia pubblica canturina.
Alla quale noi non vogliamo attenerci e contro la quale protestiamo che esiste
un altro modo, più urbano e concreto, di confrontarsi. Di fronte a tanta iracondia, che starebbe benissimo
nel quinto cerchio infernale di Dante, quello di “color cui vinse l’ira”, sorge
spontaneo il desiderio di lasciarsi alle spalle tanti anni di rabbia e
presunzione. La nostra città ha bisogno di guardare avanti, di non perdersi più
in un gioco retorico di rancore e vituperio; avrebbe bisogno anche di una
rapida ed energica opera di pulizia lessicale, di serietà morale e di un
confronto serio e sereno. Cose diventate impossibili ormai, da oltre venti anni
a questa parte.
Noi vogliamo con ogni forza dimostrare che sarà possibile cambiare
pagina e guardare avanti verso una convivenza più civile.
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