sabato 21 febbraio 2015

Coraggio e attenzione: il nostro impegno per combattere la presenza mafiosa. Nando Dalla Chiesa a Cantù


La Ndrangheta è tra noi, bisogna prenderne atto e saperla osservare, con metodo scientifico, indagandone le reali condizioni, i reali obiettivi, senza farci influenzare da mitografie, rappresentazioni illusorie, facili sottovalutazioni.
Nando Dalla Chiesa, professore di Sociologia della criminalità organizzata alla facoltà di Scienze politiche dell’Università degli studi di Milano ci presenterà le sue idee, contenute anche in un libro, Manifesto dell’antimafia, nel quale egli afferma:  si deve mettere a frutto quanto abbiamo imparato in decenni di militanza politica e civile, come negli studi. Denunciare le debolezze della società innocente tracciando le linee di una strategia generale di contrasto alle presenza mafiose.
A quattro anni da quando l’ex Ministro Maroni, ora presidente di Regione Lombardia, negava l’esistenza della mafia in Lombardia, ci siamo risvegliati in una situazione nuova in cui l’innocenza è “perduta”. Ma non abbiamo ancora trovato un linguaggio, una strategia, un modo di saper guardare alla realtà. Un esponente di Libera Como ci ha detto qualche giorno fa: dobbiamo rivedere anche il modo di fare l’antimafia, dobbiamo rivedere tutto il nostro approccio. Ecco, noi questa sera proviamo a rivedere questo approccio, alla luce di una conoscenza di impianto sociologico e scientifico di tale fenomeno.
Abbiamo deciso, come Partito democratico di Cantù, di lanciare un segnale preciso, con questa iniziativa, ma anche con la precedente del 12 gennaio con il senatore Franco Mirabelli, capogruppo del PD in Commissione parlamentare antimafia.
Cominciamo dal titolo della nostra iniziativa: E io dico No. Non vuole essere un titolo parzialmente assolutorio, che mira a sottovalutare il fenomeno della presenza della mafia nella nostra regione . I l fatto vero è che la Ndrangheta non ha più bisogno di infiltrazioni, si è già insediata in Lombardia e occupa pesantemente alcune parti della regione. La sua presenza è pervasiva. Con  il nostro titolo vogliamo alludere alla nuova strategia che vediamo in atto. Non potendo puntare al grande business, ormai, si assiste a un’operazione di immersione negli spazi minimi, interstiziali, molecolari della società lombarda: i piccoli comuni, quelli in cui la struttura della società civile è meno capace di reagire a una presenza che incute paura e minaccia i cittadini.
Il vero titolo di questa nostra iniziativa è E io dico No, e proviene da un’opera teatrale di Nando Dalla Chiesa, in scena al Piccolo Teatro di Milano nei mesi scorsi; un’opera notevole, che deriva dal fenomeno dell’affermazione della Ndrangheta in Lombardia.
Ora, chi decide di guardare in faccia questa realtà criminale può essere preso da una vertigine. Per chi voglia fare finta di niente, basterebbe adottare quanto dice Gabriele, un personaggio dell’opera teatrale di Dalla Chiesa:  una strategia per non vedere la Ndrangheta: ”Istruzioni per non vedere la Ndrangheta: a) la propria Locale commette reati in altri comuni, non la vedo nel mio comune; b) locali esterne commettono reati nel mio comune, non è gente di qui; c) la propria Locale commette un reato nel mio comune. Siamo sicuri che sia Ndrangheta? Con tutti i delinquenti che ci sono… d) credo a ciò che vedo: gli zingari, i graffiti, il vandalismo ecc… la Ndrangheta è “astratta”, non si vede.
Il fatto vero è che la Ndrangheta in Lombardia è come una peste, e come tale si ha paura di riconoscerla. Pensiamo a come Manzoni ne descrisse il riconoscimento nei Promessi sposi: “In principio dunque, non peste, assolutamente no, per nessun conto; proibito anche proferire il vocabolo. Poi febbri pestilenziali: l’idea  s’ammette per isbieco in un aggettivo. Poi, non vera peste, vale a dire peste sì, ma in un certo senso; non peste proprio ma una cosa alla quale non si sa trovare un altro nome. Finalmente, peste senza dubbio, e senza contrasto”. Ecco, noi ci troviamo a questo punto conclusivo: peste senza contrasto. Dobbiamo inventare nuove strategie di contrasto.
Se vogliamo riconoscere la presenza delle mafie nella nostra società, dobbiamo credere ai nostri occhi, alle nostre orecchie. Partiamo dall’operazione Infinito. Ci dice di presenze della Ndrangheta a San Vittore Olona e Giussano. E poi Bagliore (2011), Ulisse (2012), Insubria (2012) ci testimoniano di Locali della Ndrangheta a Bollate, Bresso, Calolzio Corte, Canzo, Cermenate, Cormano, Desio, Fino Mornasco, Giussano, Limbiate, Mariano Comense, Rho, Seregno: 175 arrestati, di cui 23 nati in Lombardia o al Nord.
E pochi mesi fa, sui giornali locali abbiamo potuto leggere di alcune intercettazioni su un personaggio affiliato a un locale mafiosa che coinvolgevano un consigliere comunale di Fino Mornasco, il presidente del Consiglio comunale, ai tempi assessore al commercio, che sentiva dirsi al telefono; “Gianluca, guarda abbiamo fatto un affare perché se il problema glielo risolviamo questo qua è uno che ci procura voti certi”.
Questo qua  sarebbe un pregiudicato legato a un clan e recluso per omicidio. Ora, quel politico si è dimesso (il suo nome è perfettamente comasco, si badi bene); la commissione antimafia ha preso in considerazione la situazione finese e in prefettura hanno valutato se sciogliere quell’amministrazione per infiltrazioni. Registriamo oltretutto una continuità con i pregiudicati coinvolti nell’antica inchiesta I fiori di San Vito.
Attenzione, nulla di rilevante su piano penale, ma molto inquietante sul piano politico sono coloro con cui la maggioranza civica del Comune di Cantù allestì un’alleanza per concorrere all’elezione del Presidente della Provincia (elezione di secondo livello, cui partecipavano solo i consiglieri comunali provinciali). Una scelta che trovo almeno imbarazzante, e sulla quale nessuno ha sentito il dovere di dare spiegazioni, alla luce delle notizie che emersero in seguito sul Comune di Fino Mornasco.
Ecco cosa intendiamo quando diciamo che occorre un sovrappiù di cautela e di intelligenza politica: quando si stringono certe mani, c’è il rischio di sporcarsele.
Secondo me dobbiamo tutti agire con cautela e coraggio allo stesso tempo. Coraggio per denunciare, cautela nel sceglierci le amicizie e le alleanze sul piano politico.
Viviamo di fianco a una presenza oscura e inquietante, una oscurità paziente, come dice un personaggio dell’opera teatrale di Dalla Chiesa: “E’ l’oscurità che semina la crudeltà nella giustizia […] L’oscurità sa essere paziente… E vinceremo sempre noi. Perché noi siamo ovunque…”
Ecco, di fronte alla pazienza della criminalità, dobbiamo armarci del primo presidio che ci può venire dalla legge: il presidio della testimonianza. Continuo a citare il testo teatrale:
“Io dico no!. Nel 1982, il 13 settembre, la Camera e il Senato hanno approvato e il Presidente della  Repubblica promulga la legge 646.
Art. 1. Dopo l’articolo 416 del codice penale è aggiunto il seguente: “Art. 416bis – Associazione di tipo mafioso – Chiunque fa parte di un'associazione di tipo mafioso formata da tre o più persone, è punito con la reclusione da tre a sei anni. Coloro che promuovono, dirigono o organizzano l'associazione sono puniti, per ciò solo, con la reclusione da quattro a nove anni. L'associazione è di tipo mafioso quando coloro che ne fanno parte si avvalgono della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva per commettere delitti, per acquisire in modo diretto o indiretto la gestione o comunque il controllo di attività economiche, di concessioni, di autorizzazioni, appalti e servizi pubblici o per realizzare profitti o vantaggi ingiusti per sé o per altri”.
Ecco, da questo dobbiamo ripartire, per chiedere legalità e fermezza a uno Stato che decida di fare lo Stato. Anche per rispetto di quanti si sacrificarono, perché tale reato venisse riconosciuto. Tra loro dovette morire Pio la Torre, assassinato il 30 aprile 1982. Ha dovuto morire il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, assassinato il 3 settembre 1982. E tanti sono stati assassinati prima di loro, insieme a loro, dopo di loro.
Con questa consapevolezza, ci impegniamo questa sera per comprendere meglio tale fenomeno, precondizione essenziale per combatterlo.


Nessun commento: