martedì 30 dicembre 2014

Afasia e isolamento istituzionale

Le dichiarazioni del Sindaco Bizzozero apparse sul quotidiano La Provincia di oggi sono desolanti ed evidenziano la realtà di un’amministrazione in crisi d’ossigeno, bloccata, con un bilancio chiaramente deficitario.
Si limita a indicare alcuni impegni di cui però non spiega la consistenza né la fattibilità in termini di bilancio. Anzi, avendo visto le reali condizioni del pluriennale presentato dal suo assessore, ci viene da immaginare che molte delle sue promesse di fine 2014 si riveleranno di difficile realizzazione.
La Cantù che verrà sarà quindi più povera di investimenti, ma soprattutto più povera di idee e di progetti realizzabili. E la vera causa di questa povertà risiede proprio nelle scelte politiche, alcune molto discutibili, assunte da questa amministrazione nei due anni passati. Essa ha infatti posto la città di Cantù su un binario di cui non si capisce bene la destinazione istituzionale. Ha isolato la seconda città della provincia in un cono d’ombra nel quale sono smarrite le relazioni istituzionali, i rapporti politici con le istanze superiori (Provincia, Regione, Governo nazionale), persino il contatto con un contesto sociale che appare sempre più difficile da affrontare e contro il quale non ci si può limitare a imputare la colpa al destino cinico e baro.
Le tre decisioni politiche istituzionali assunte da questa maggioranza nel 2014 sono infatti la prova di tale chiusura autistica: la decisione di ospitare continuativamente il festival  nazionale dei neonazisti a Cantù; la partecipazione disastrosa alle elezioni provinciali di secondo grado con una coalizione al cui interno si sono ritrovati dei compagni di viaggio poco edificanti; la risibile prospettiva di raccogliere il consenso di un terzo delle amministrazioni comunali delle provincie di Sondrio, Lecco e Como per avviare un processo costituzionale che si concluda con l’impossibile prospettiva di dare vita a una regione autonoma, ecco tutto ciò testimonia del grave processo di separazione che si è prodotto tra l’attuale giunta cittadina e la realtà. Inseguire progetti ambiziosi sarebbe infatti segno di grande coraggio; inseguire i mulini a vento, sarà pur bello nel romanzo picaresco del Seicento, ma non si addice a chi ha il dovere oltre che il diritto di amministrare un comune di quasi 40 mila abitanti.

Quanto alle sue promesse, i canturini non dovranno altro fare che attendere che si realizzino o meno. Ma di una cosa la città di Cantù non ha bisogno in questi tempi di crisi: ovvero di una consultazione sul tema moschea sì, moschea no, che finirebbe inevitabilmente per creare divisioni e innaturali fratture ideologiche. Oltretutto, si tratterebbe di una consultazione che chiamerebbe in causa diritti sanciti sul piano costituzionale e siamo fermamente convinti che, in quanto tali, essi non possono essere rimessi in discussione per mezzo di un semplice procedimento amministrativo.

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