Siamo sinceramente dispiaciuti del fatto che per la seconda volta la
Fondazione Cariplo abbia bocciato il progetto comunale di Welfare civico. La
prima volta avvenne nell’ambito dei progetti emblematici; la seconda qualche
giorno fa, esattamente il 23 dicembre scorso. Anzi, il progetto su cui per diverse volte, sui giornali locali, era
apparso un chiaro segnale di compiacimento dell’amministrazione civica, appare
proprio in fondo alla classifica di valutazione dello staff Cariplo. Nei
giorni precedenti la valutazione finale,
prima di Natale, ci erano giunti segnali, soprattutto dal mondo
associazionistico chiamato a collaborare dal Comune, e dagli altri comuni del
Piano di Zona, che qualcosa no andava per il meglio.
Sono emersi infatti chiari segnali di un atteggiamento dirigista, poco
incline a confrontarsi sul piano tecnico
con gli altri comuni del Piano di Zona, pur coinvolti nel progetto.
Inoltre, a una lettura delle prime impressioni, ci risulta che il progetto in
sé mostri evidenti segni di un approccio poco in linea con alcune tendenze di
revisione del Welfare in atto un po’ in tutta Europa.
Chiediamo ora al Comune almeno due cose:
1) un profondo ripensamento dell’approccio
con cui si è giunti a tale progetto. Il fatto che per la seconda volta venga
bocciato significherà pur qualcosa, ovvero se errare humanum, perseverare diabolicum;
2) che il Comune, come già
si era espresso, si impegni per mettere a regime almeno parte di questo
progetto, con fondi propri, se davvero ci tiene, depurandolo dalle strutture
dirigenziali e dalla macchina organizzativa in esso costruita, davvero molto
onerosa, e lasciando in funzione gli elementi di reale aiuto e assistenza per i
disagiati.
Questo ennesimo fallimento progettuale del Comune conferma come la
scelta di isolarsi, di dichiarare guerra al mondo, sia fallimentare, e non
faccia emergere un modello di confronto con l’esterno che è il solo a poter
fare uscire la città di Cantù da una condizione di autismo politico in cui è
finita con l’attuale amministrazione.
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