giovedì 22 maggio 2014

Consuntivo 2013. Le ragioni del nostro voto contrario

di Antonio Pagani, capogruppo in Consiglio comunale

Il Consiglio Comunale nella seduta del 23 aprile u.s. ha approvato, con i soli voti della maggioranza, il Rendiconto di gestione (= il bilancio consuntivo) del 2013.
Considero per acquisito, anche se è un tema che resta di primaria attenzione, che le politiche dell’Amministrazione centrale hanno generato gravi difficoltà agli Enti Locali sia per la marcata riduzione dei trasferimenti che per l’introduzione dei vincoli derivanti dal Patto di Stabilità interno. Rimarco contemporaneamente che, anche se necessarie per riportare in equilibrio i conti, tali manovre hanno penalizzato specialmente i Comuni virtuosi nonostante le accorte politiche di bilancio adottate dagli stessi.
Nel corso del 2013, inoltre,  l’abolizione dell’IMU prima casa e le successive contromisure prese dal Governo per la relativa copertura hanno determinato un’ulteriore revisione del “federalismo municipale” introducendo novità che, di fatto, hanno allungato  i tempi necessari per la loro applicazione mettendo in grave difficoltà i Comuni riguardo ai Bilanci preventivi che hanno potuto essere approvati solo alla fine di novembre 2013.
L’ANCI (= associazione dei Comuni italiani) ha assunto posizioni molto critiche nei confronti delle decisioni del Governo chiedendo una maggiore equità nella distribuzione dei carichi tra “centro e periferia” e tenendo in maggior conto la “virtuosità”.
Il Sindaco di Cantù, che preferisce sempre “ballare da solo”, ha in più occasioni denunciato lo “Stato strozzino” avanzando “crediti” nei confronti dello stesso per circa 4,5 milioni di euro, corrispondenti alla contribuzione a favore del Fondo di Solidarietà nazionale; non ha però considerato che rispetto al 2012 il Comune di Cantù ha incassato circa 2,5 milioni di euro in più per effetto del diverso meccanismo di attribuzione dell’IMU allo Stato rispetto al 2012 e poco meno di 1 milione di euro sempre a titolo di Fondo di Solidarietà.                                                                                                                       Nello stesso tempo il Sindaco si è accreditato come un “risanatore” delle finanze comunali dichiarando di aver generato forti risparmi  e ridotto i debiti. In realtà l’esposizione debitoria a saldo a fine 2013 è il risultato del puntuale pagamento delle rate in scadenza che non richiedono il minimo intervento a carico della “politica” essendo a tale scopo sufficiente l’azione di un semplice e diligente impiegato. In relazione invece ai “risparmi” è opportuno esaminare i Rendiconti di Gestione del Comune di Cantù del 2011  (ultimo della Giunta Sala) e del 2013 (il più recente della Giunta Bizzozero).
Dal confronto tra i rendiconti si rileva che:
1) i cittadini, a copertura dei minori trasferimenti (statali e regionali per la massima parte) sono stati chiamati a versare più tributi “locali”, 8 milioni di Euro, cui sono corrisposti minori trasferimenti da parte dello Stato e delle Regioni per circa 6,5 milioni di euro.
2) Il saldo tra trasferimenti e oneri straordinari ammonta a poco meno di 1 milione di euro e corrisponde, in pratica, ai maggiori tagli generati dalla cosiddetta “spending review”.
3) Le minori spese “correnti” (quelle relative al funzionamento della macchina comunale nel suo complesso) sono attribuibili: a) al costo per il Personale per circa 0,34 milioni di euro (causato dalla mancata sostituzione dei pensionati, non consentita dalla Legge);  b) alla diminuzione degli interessi passivi sui mutui (causato dal meccanismo dell’ammortamento a rate costanti); c) alla diminuzione del valore dei servizi (1 milione di euro circa) prestati per la polizia locale, la cultura, lo sport, la pubblica istruzione, la viabilità e i trasporti, il sociale, le attività produttive, i contributi e sussidi vari. Inoltre d) gli investimenti sono diminuiti di circa 2,5 milioni di euro e costituiscono l’effetto diretto più negativo generato dalle regole del Patto di stabilità, effetto generalizzato ed esteso alla gran parte dei Comuni italiani. e) è stato registrato un avanzo di gestione di quasi 3,5 milioni di euro che è la conseguenza immediata del meccanismo introdotto dal Patto di Stabilità. A differenza di quanto avviene per le imprese private, e sempre per norma dettata dal patto di stabilità interno, l’avanzo di gestione non può essere “reinvestito” negli esercizi successivi, senza alterare il patto di stabilità stesso, se non per estinguere debiti; operazione che comunque produce effetti “benefici” in quanto libera risorse negli anni successivi.
Per tutto quanto sopra non si può certo parlare di “innovazione” (e quindi di Sindaco risanatore) quanto di “continuità” nella politiche di bilancio; il che non è, peraltro, da leggere come giudizio solo negativo se si considerano le oggettive difficoltà descritte in apertura.
Sono certo, però, che sia urgente imboccare una strada diversa, orientata al cambiamento, allo sviluppo, al lavoro e non limitarsi a gestire le “buche” e l’ordinario per il quale, per qualche anno ancora, non prevedo condizioni più favorevoli, almeno fino a quando i conti del nostro Paese, con le conseguenze che hanno sul Patto di Stabilità, non saranno decisamente migliorati.
Per Cantù la nuova strada da imboccare significa affrontare tematiche di più ampio respiro, ovviamente, più orientate al futuro: una fra queste le infrastrutture di collegamento con i grandi centri e i mercati più strategici mentre, una seconda, riguarda l’area del De Amicis.
Per sperare di ottenere qualche risultato occorre però abbandonare le politiche “autarchiche” finora perseguite e mettersi in relazione costruttiva con gli altri Comuni del territorio “vasto”, sfornando progetti che trovino il consenso e il coinvolgimento indispensabili per “bussare” all’Europa, l’unica, a mia avviso, fonte di finanziamento attualmente disponibile per realizzare grandi (e meno grandi) progetti pubblici.

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