Lunedì
14 aprile, nella sede del Partito democratico di Cantù, si sono incontrati
amministratori ed esponenti politici dei comuni interessati al Parco della
brughiera Briantea, presente il Presidente del PLIS Brughiera, Ferdinando
Nicolini. Nel dibattito che si è svolto in quell’occasione è emersa una
posizione comune dei presenti, che contempla due alternative. Anzitutto, si è concordato
che l’incontro convocato dalla Regione per il prossimo 24 aprile, sul tema
della confluenza dei comuni interessati al Parco nel già esistente Parco delle
Groane, non potrà essere altro che un incontro interlocutorio. Ciò per
il fatto che un comune tanto importante
come Mariano non solo va a rinnovo del sindaco e del consiglio comunale, ma vi
arriva in condizione di commissariamento. Al pari di Mariano Comense, altri
comuni andranno a rinnovo il prossimo 25 maggio, tra cui Figino, Cucciago,
Capiago Intimiano, Cermenate, Brenna e altri interessati al parco.
Quindi,
le possibilità che si aprono all’indomani del prossimo voto amministrativo
saranno due:
la prima prevede che si
insista sulla realizzazione del parco regionale. È vero che le condizioni
finanziarie non lo permetterebbero; ma resta sempre la possibilità che i comuni
che hanno dichiarato di voler dare vita al parco della Brughiera briantea
aderiscano preliminarmente al PLIS già esistente, anche per avere una maggiore
forza nel rivendicare dalla Regione le risorse per fare nascere il Parco. La
motivazione che l’adesione al parco comporterebbe minori costi per i comuni
aderenti rispetto al costo di adesione al PLIS è ormai superata, dato il valore
dei contributi cui sarebbero in ogni caro chiamati i comuni aderenti al parco;
la seconda ipotesi prevedrebbe l’ingresso dei comuni nel parco delle Groane. Ma anche in questo caso, resta una condizione preliminare: se si vuole trattare seriamente con la Regione e con l’attuale parco delle Groane, bisogna trovare una posizione univoca tra Cantù e Mariano Comense. È infatti fondamentale che i comuni oggi interessati alla costituzione del parco Brughiera, una volta ravvisato che altra via non sia praticabile, dovranno evitare di presentarsi divisi, in ordine sparso, al confronto con la Regione. Il parco che dovesse nascere dovrà essere infatti un nuovo parco e non il parco delle Groane più alcuni comuni che vi confluiscono.
la seconda ipotesi prevedrebbe l’ingresso dei comuni nel parco delle Groane. Ma anche in questo caso, resta una condizione preliminare: se si vuole trattare seriamente con la Regione e con l’attuale parco delle Groane, bisogna trovare una posizione univoca tra Cantù e Mariano Comense. È infatti fondamentale che i comuni oggi interessati alla costituzione del parco Brughiera, una volta ravvisato che altra via non sia praticabile, dovranno evitare di presentarsi divisi, in ordine sparso, al confronto con la Regione. Il parco che dovesse nascere dovrà essere infatti un nuovo parco e non il parco delle Groane più alcuni comuni che vi confluiscono.
A
nostro parere quindi sono state frettolose le dichiarazioni di entusiasmo con
le quali si è dato a capire che Cantù sia ormai determinata ad aderire al parco
delle Groane. Oggi, più di prima, sarebbe il caso che il Comune di Cantù si
facesse promotore di incontri preliminari nei quali costruire una posizione
comune di tutti i comuni che si erano (in varie occasioni storiche) dichiarati
favorevoli al parco della Brughiera.
I
dati parlano chiaro. I comuni che costituiscono il Parco delle Groane
rappresentano una popolazione molto grande (circa 290 mila abitanti).
Siamo
consapevoli che anticipare una soluzione delle due sopra prospettate, in questo
momento, sarebbe prematuro. Tuttavia, è evidente che, al di là dei diktat
regionali, che il Comune sembra accettare quasi con rassegnazione in questo
momento, sarebbe fondamentale, a due mesi dalle elezioni amministrative, che
l’amministrazione comunale canturina recuperasse un’azione politica di lobbying
territoriale, mai quanto oggi indispensabile. Il Partito democratico è
disponibile a dare il proprio contributo in un momento tanto importante. Cedere
per sfinimento agli ordini della giunta regionale sarebbe, ad oggi, un pessimo
servizio dato alla difesa del territorio e delle sue specificità naturali.
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