mercoledì 20 novembre 2013

Le buone intenzioni tradite del Piano di Governo del Territorio canturino




Quando fu pubblicato il Documento di Piano del Comune di Cantù, nell’aprile 2013, furono alimentate molte aspettative. Si parlava di tanti aspetti positivi, di tante buone intenzioni. E persino si respirava un clima di grande fiducia verso un gruppo di persone (a dire il vero, sin da allora, poco nitide nei propri profili) impegnate nel lavoro di dotare la città di Cantù del migliore Piano di Governo del Territorio mai progettato. Nelle intenzioni dichiarate si puntava a far diventare Cantù una città ecosostenibile.
Tratto distintivo e qualificante di questo progetto: la partecipazione, che sarebbe stata il suggello decisivo, la certificazione di qualità della prassi amministrativa della neo-giunta targata Lavori in Corso.

Poi il sogno è svanito. Dopo il Documento di Piano, sono arrivati le prosastiche norme e il piano dei servizi; la partecipazione è svanita; la “certificazione di qualità” e le buone promesse sono finte nel confine delle buone intenzioni, di cui sono lastricate le vie dell’inferno, come è notorio.

Nella conferenza stampa dello scorso 8 novembre, il capogruppo del Partito democratico in Consiglio comunale, Antonio Pagani, è riuscito nell’opera di elencare, una a una, tali mancate promesse. Le segnaliamo di seguito.

Il Documento di Piano elencava obiettivi, che però sono stati successivamente disattesi dal Piano dei Servizi e, specialmente, dal Piano delle Regole, documenti pubblicati pochi giorni prima del voto per l’adozione del PGT.

  1. Tutela delle aree di valore paesaggistico-ambientale e della rete ecologica.
Se andiamo a vedere le regole che disciplinano le cascine (con annessa viabilità) ci rendiamo conto che esse sono in netto contrasto con l’idea che ivi possa nascere il Parco Regionale della Brughiera briantea. Se ne è accorta anche l’associazione che da anni si batte per la nascita del parco regionale, e che ha presentato una rigorosa osservazione contraria alle previsioni contenute nel PGT.

  1. Limiti al consumo di suolo all’esterno del tessuto urbano consolidato.
Si trattava di un importante impegno, che però è risultato in parte disatteso. Le domande che poniamo in proposito sono tutte in attesa di risposta: gli interventi sono tutti necessari e le decisioni trasparenti e motivate? Oltretutto, la sensazione che emerge da questo PGT è che esso sia il risultato di un lavoro svolto avendo come riferimenti oggettivi, non tanto il Piano Regolatore Generale vigente, ma il PGT della scorsa Giunta Sala, revocato da questa maggioranza.

   3. Il terzo impegno riguardava la valorizzazione e il recupero dei centri storici e del tessuto urbano consolidato.

Una tale proposta conteneva l’idea che potessero essere realizzate delle linee verdi ecologiche interne al centro cittadino. Manca però nel PGT un piano viabilistico, e ciò rende oltretutto difficile realizzare la precedente proposta.

L’intero PGT è poi carente di un censimento dell’esistente patrimonio immobiliare non utilizzato: il che crea un conseguente errato dimensionamento delle previsioni del Piano.

Di fatto, si legge una riproposizione integrale del Piano regolatore vigente, ma in un contesto economico e sociale completamente diverso.

Anche il Piano Integrato di Intervento (PII) per l’area del De Amicis risulta concepito in termini non strategici e manca di una visione complessiva che indichi una visione futura del centro della città.

Risulta poi che siano proposte alcune trasformazioni di aree a verde in ambiti produttivi. Il che è quanto più distante possa esserci rispetto all’intenzione di valorizzare le condizioni di vita nei centri abitati.

 4.      Il quarto punto riguardava il contenimento delle espansioni residenziali, la limitazione della densità edilizia all’interno del tessuto urbano consolidato e la disciplina dei diritti edificatori in equilibrio con le esigenze di tutela ambientale.

Ebbene, continuando nella prassi di contraddire le proprie buone intenzioni, misuriamo al contrario un’espansione, in termini di densità edilizia, degli insediamenti residenziali e la diminuzione della aree in cessione gratuita.  Sono interventi che non garantiscono la tutela ambientale prospettata inizialmente. E allo stesso tempo è poco coerente con le linee iniziali di tutela ambientale il concentramento delle aree di trasformazione (che si aggiungono alle lottizzazioni confermate del PRG) nei quartieri di Mirabello e di Fecchio, che risultano essere i più carenti di spazi pubblici per aggregazione e animazione della vita sociale.

Ma non solo: nel PGT si riscontra una scarsa rilevanza dell’edilizia agevolata e sovvenzionata e dell’housing sociale, demandato quest’ultimo “alla buona volontà” dei privati.

5.      Ultimo appello, riguardava l’incremento, la riqualificazione e la valorizzazione delle aree produttive, al fine di mantenere e, se possibile, incrementare i livelli occupazionali.
Ebbene, anziché rilevare un’azione decisa verso la riqualificazione di quanto esiste, ci si trova in presenza di un incremento rilevante della densità edilizia (sono previsti edifici dedicati al produttivo o al terziario per altezze sino a 15 metri). Gli interventi proposti sembrano limitati ai bisogni attuali più attinenti alla gestione dello Sportello Unico per le Attività Produttive, piuttosto che alla progettazione di un piano urbanistico: manca infine l’individuazione di aree da destinare al produttivo, su iniziativa pubblica (PIP), da individuare, nel caso, insieme agli altri comuni limitrofi.
 

Siamo quindi in presenza di un piano le cui ricadute pratiche, nel caso non venisse radicalmente cambiato, si misurerebbero nei prossimi anni in termini di danni e limiti allo sviluppo civile e ambientale della città. Non è un caso che i cittadini canturini abbiano presentato 350 osservazioni per cambiarne le previsioni. Tali osservazioni sono sicuramente la conseguenza di tante incongruenze ed errate previsioni, dovute soprattutto a un vuoto di progettualità complessivamente impegnata. Noi, al pari dei tanti cittadini interessati a cambiarlo, auspichiamo che la giunta comunale non si chiuda in una ottusa e preconcetta difesa di un piano incoerente, ma si renda disponibile a revisioni anche profonde della proposta iniziale, come peraltro si è ripetutamente impegnata a fare.

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