Sono
molteplici e apprezzabili gli elementi
innovativi che emergono dalla nuova proposta di PGT del Comune, se confrontati con il
precedente piano revocato lo scorso anno. Tra questi, su tutti, la
dichiarazione di procedere alla
perimetrazione dell’area d’intresse ambientale che sarebbe inserita nel più
vasto Parco della brughiera briantea, e in subordine nel PLIS già esistente; o
l’individuazione di talune aree d’interesse comunale inserite nel complesso (e
tutto da verificare) computo del trasferimento di diritti edificatori in aree
urbane. E altri ancora.
E
tuttavia un giudizio più completo si potrà esprimere quando saranno noti il Piano dei servizi e le
regole del PGT.
Ciò che
ci preme è delineare un orientamento politico sull’intero processo, e non solo del prodotto de quo. La sola valutazione delle intenzioni in sede di
declaratoria sarebbe di per sé positiva: riduzione del consumo di suolo,
promozione del principio di sostenibilità, aumento delle aree sotto tutela
ambientale, promozione di edilizia a basso impatto energetico. Si rimane sempre
nell’ambito della promozione, certo, ed è ancora tutto da sperimentare, nel
concreto, l’impatto che un tale regime di governo territoriale, dei servizi e
delle regole edificatorie otterrà nel corpo vivo della società canturina, dei suoi
interessi sia individuali che della sfera professionale (tessuto produttivo
esistente, professionisti del settore, aziende edilizie, proprietari
immobiliari e sistema finanziario).
Permane,
a tal fine, sulla configurazione attuale e non intenzionale di tale piano, la
riserva di fondo già segnalata dal Partito democratico canturino in merito alla
mancata fase di partecipazione preventiva alla stesura del piano stesso. La
scelta di condividere in sede separata il progetto iniziale ha rappresentato
certo un motivo di sveltimento di un lavoro molto impegnativo (e per il quale
bisogna ringraziare gli uffici comunali, per il lavoro svolto) ma non risponde a
criteri e valori dell’amministrazione partecipata.
In un
ambito tanto complesso quale l’urbanistica, la regolamentazione e la
negoziazione di valori, diritti e responsabilità pubbliche, il modello
partecipativo non può essere considerato come un elemento fastidioso, una non
necessaria aggiunta al lavoro tecnico o politico-amministrativo. In questo ambito,
il metodo costituisce in sé un aspetto della sostanza trattata.
Auspichiamo
che tale fase partecipativa, evitata in fase praparatoria, ora imposta dalla
legge 12, sia organizzata con un atteggiaento di piena apertura, evitando una
gestione meramente burocratica, e creando un vero dibattito, con atteggiamento
ricettivo verso le osservazioni proposte, quando esse non fossero
congtraddittorie con le linee guida proposte dall’amministrazione.
Potrebbero
infatti giungere proprio da tale fase partecipativa ulteriori suggestioni,
critiche, emendamenti capaci di colmare aspetti migliorabili presenti nel piano
fin ora proposto. Tra questi vogliamo individuare alcuni elementi specifici o
lacune esplicite (quali l'indicazione per l’area del comparto De Amicis) o carenze esplicite sul piano programmatorio.
Nel
complesso, proprio in tale fase partecipativa, riteniamo possa essere colmato
un ulteriore vuoto che appare dal
documento di piano: l’individuazione di un profilo della Cantù del futuro,
anche nei termini della sua vocazione produttiva: qual è insomma la città che
l’attuale amministrazione ha in mente. La fase di dialogo con la cittadinanza
sarà proprio chiamata a rispondere a questa domanda.
Nessun commento:
Posta un commento