sabato 18 maggio 2013

Piano di governo del territorio: un buon punto di partenza. Necessaria più partecipazione




Sono molteplici e apprezzabili gli elementi  innovativi che emergono dalla nuova proposta di  PGT del Comune, se confrontati con il precedente piano revocato lo scorso anno. Tra questi, su tutti, la dichiarazione di procedere  alla perimetrazione dell’area d’intresse ambientale che sarebbe inserita nel più vasto Parco della brughiera briantea, e in subordine nel PLIS già esistente; o l’individuazione di talune aree d’interesse comunale inserite nel complesso (e tutto da verificare) computo del trasferimento di diritti edificatori in aree urbane. E altri ancora.

E tuttavia un giudizio più completo si potrà esprimere  quando saranno noti il Piano dei servizi e le regole del PGT.

Ciò che ci preme è delineare un orientamento politico sull’intero processo, e non  solo del prodotto de quo. La sola valutazione delle intenzioni in sede di declaratoria sarebbe di per sé positiva: riduzione del consumo di suolo, promozione del principio di sostenibilità, aumento delle aree sotto tutela ambientale, promozione di edilizia a basso impatto energetico. Si rimane sempre nell’ambito della promozione, certo, ed è ancora tutto da sperimentare, nel concreto, l’impatto che un tale regime di governo territoriale, dei servizi e delle regole edificatorie otterrà nel corpo vivo della società canturina, dei suoi interessi sia individuali che della sfera professionale (tessuto produttivo esistente, professionisti del settore, aziende edilizie, proprietari immobiliari e sistema finanziario).

Permane, a tal fine, sulla configurazione attuale e non intenzionale di tale piano, la riserva di fondo già segnalata dal Partito democratico canturino in merito alla mancata fase di partecipazione preventiva alla stesura del piano stesso. La scelta di condividere in sede separata il progetto iniziale ha rappresentato certo un motivo di sveltimento di un lavoro molto impegnativo (e per il quale bisogna ringraziare gli uffici comunali, per il lavoro svolto) ma non risponde a criteri e valori dell’amministrazione partecipata.

In un ambito tanto complesso quale l’urbanistica, la regolamentazione e la negoziazione di valori, diritti e responsabilità pubbliche, il modello partecipativo non può essere considerato come un elemento fastidioso, una non necessaria aggiunta al lavoro tecnico o politico-amministrativo. In questo ambito, il metodo costituisce in sé un aspetto della sostanza trattata.

Auspichiamo che tale fase partecipativa, evitata in fase praparatoria, ora imposta dalla legge 12, sia organizzata con un atteggiaento di piena apertura, evitando una gestione meramente burocratica, e creando un vero dibattito, con atteggiamento ricettivo verso le osservazioni proposte, quando esse non fossero congtraddittorie con le linee guida proposte dall’amministrazione.

Potrebbero infatti giungere proprio da tale fase partecipativa ulteriori suggestioni, critiche, emendamenti capaci di colmare aspetti migliorabili presenti nel piano fin ora proposto. Tra questi vogliamo individuare alcuni elementi specifici o lacune esplicite (quali l'indicazione per l’area  del comparto De Amicis) o carenze esplicite sul  piano programmatorio.

Nel complesso, proprio in tale fase partecipativa, riteniamo possa essere colmato un ulteriore vuoto che appare  dal documento di piano: l’individuazione di un profilo della Cantù del futuro, anche nei termini della sua vocazione produttiva: qual è insomma la città che l’attuale amministrazione ha in mente. La fase di dialogo con la cittadinanza sarà proprio chiamata a rispondere a questa domanda.

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