Quindi papa Francesco, recatosi nell’isola di Lesbo, con un gesto davvero inatteso ha caricato sul proprio volo dodici profughi, tre famiglie in tutto, per ospitarle in Vaticano.
La città del Vaticano conta (il dato è di pochi anni
fa) 451 abitanti.
Nella città di Cantù (40 mila abitanti) sono giunti da pochi giorni quarantatrè
profughi, che provengono da terre dilaniate da povertà e conflitti. Averli ospitati
senza grandi difficoltà rappresenta un merito e un riconoscimento alla grande
tradizione di ospitalità e accoglienza dei canturini.
E tuttavia, forze
politiche disperate, reduci del nazismo, reduci di un partito politico che un
tempo fu la Lega di Umberto Bossi, hanno elevato proteste e lanciato accuse, paventando
pericoli e angosciose minacce.
Non servirebbe gran che ribattere a codesti movimenti politici
che la loro azione è discutibile sul piano dell’umanità, prima ancora che su
quello politico. Fortunatamente i canturini dimostrano maggior serietà di
quanto costoro dimostrano di possedere.
E tuttavia giova rammentare le parole
di papa Francesco, che sulla figura dei profughi, rammentando che “sono tutti
figli del Padre”, ha affermato: “Non sono numeri, sono persone: sono volti,
nomi, storie, e come tali vanno trattati”.
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