sabato 16 aprile 2016

“Non sono numeri, sono persone: sono volti, nomi, storie, e come tali vanno trattati”



Quindi papa Francesco, recatosi nell’isola di Lesbo, con un gesto davvero inatteso ha caricato sul proprio volo dodici profughi, tre famiglie in tutto, per ospitarle in Vaticano.
La città del Vaticano conta (il dato è di pochi anni fa)  451 abitanti.
Nella città di Cantù (40 mila abitanti) sono giunti da pochi giorni quarantatrè profughi, che provengono da terre dilaniate da povertà e conflitti. Averli ospitati senza grandi difficoltà rappresenta un merito e un riconoscimento alla grande tradizione di ospitalità e accoglienza dei canturini. 
E tuttavia, forze politiche disperate, reduci del nazismo, reduci di un partito politico che un tempo fu la Lega di Umberto Bossi, hanno elevato proteste e lanciato accuse, paventando pericoli e angosciose minacce.
Non servirebbe gran che ribattere a codesti movimenti politici che la loro azione è discutibile sul piano dell’umanità, prima ancora che su quello politico. Fortunatamente i canturini dimostrano maggior serietà di quanto costoro dimostrano di possedere. 
E tuttavia giova rammentare le parole di papa Francesco, che sulla figura dei profughi, rammentando che “sono tutti figli del Padre”, ha affermato: “Non sono numeri, sono persone: sono volti, nomi, storie, e come tali vanno trattati”.


Stiamo con il santo Padre, non con i (pochi) mestatori di paura che ancora non hanno compreso il dramma che si sta consumando a pochi chilometri da noi.

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