giovedì 3 marzo 2016

Due pesi e due misure: per alcuni, interventi drastici e punitivi; per altri, una inconcepibile tolleranza


Nell’amministrazione canturina siamo alla confusione che regna sovrana. Come Partito democratico, nell’ambito del nostro ruolo di opposizione con un compito di controllo e proposta, siamo venuti a conoscenza di una situazione che a nostro parere presenta situazioni di rischio e pertanto abbiamo deciso di chiedere chiarezza.
Nei giorni passati, a tal fine, abbiamo chiesto alla magistratura comasca di valutare la liceità di un comportamento a nostro parere discutibile se non al di là dei limiti consentiti dalla legge. Un dipendente del Comune di Cantù, consigliere in altro comune della provincia, avrebbe aggirato la normativa che regolamenta i permessi e le licenze concesse a chi svolge il compito di amministratore pubblico, assentandosi dal lavoro tutti i giorni successivi a quelli di consiglio comunale.
Tale dipendente comunale di Cantù avrebbe continuato ad assentarsi dal lavoro per l’intera giornata del giorno successivo a quello in cui si teneva seduta del Consiglio comunale in cui è stato eletto. Il che non è ammesso dalle leggi della Repubblica.
Di fatto, tale atteggiamento di un dipendente pubblico potrebbe (se confermato) configurare un reato di truffa ai danni della pubblica amministrazione.
Tale comportamento si è ripetuto per un numero non trascurabile di casi.
 Da parte sua il Comune di Cantù avrebbe omesso un controllo sulle assenze dal lavoro di un proprio dipendente. Ma al di là della fattispecie giuridica, da tale atteggiamento si ravvisa una complessiva condizione di caos amministrativo dell’attività del Comune di Cantù. La mancata vigilanza verso le assenze di un dipendente comunale è dovuta quantomeno ad omissione, superficialità e approssimazione.
Rammentiamo che il sindaco di Cantù ha conservato per sé la carica di assessore al personale.

Da questa vicenda traiamo una conclusione politica.
L’attuale amministrazione, il Sindaco in primis, si è vantata di condurre una lotta senza quartiere contro il lassismo del personale. Si evince da questo caso che si è continuato, come in altre circostanze, a praticare la logica dei due pesi e delle due misure.
Per alcuni, interventi drastici e punitivi; per altri, una preoccupante tolleranza.
Al dipendente  colto mentre pagava il bollettino postale, due mesi di sospensione dal servizio (e dallo stipendio); ad altri, una accondiscendenza che non ha proprio giustificazione.

Contro questa politica duplice, noi chiediamo ragione al Sindaco-assessore al personale, ovviamente sul piano politico, nel rispetto e a prescindere da quanto vorrà decidere la magistratura comasca circa l’eventualità si ravvisi in questo comportamento anche un reato penale.

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