Nell’amministrazione canturina siamo alla confusione che regna sovrana. Come Partito democratico, nell’ambito del nostro ruolo di opposizione con un compito di controllo e proposta, siamo venuti a conoscenza di una situazione che a nostro parere presenta situazioni di rischio e pertanto abbiamo deciso di chiedere chiarezza.
Nei
giorni passati, a tal fine, abbiamo chiesto alla magistratura comasca di
valutare la liceità di un comportamento a nostro parere discutibile se non al
di là dei limiti consentiti dalla legge. Un dipendente del Comune di Cantù,
consigliere in altro comune della provincia, avrebbe aggirato la normativa che
regolamenta i permessi e le licenze concesse a chi svolge il compito di
amministratore pubblico, assentandosi dal lavoro tutti i giorni successivi a
quelli di consiglio comunale.
Tale
dipendente comunale di Cantù avrebbe continuato ad assentarsi dal lavoro per
l’intera giornata del giorno successivo a quello in cui si teneva seduta del
Consiglio comunale in cui è stato eletto. Il che non è ammesso dalle leggi della Repubblica.
Di
fatto, tale atteggiamento di un dipendente pubblico potrebbe (se confermato) configurare un
reato di truffa ai danni della pubblica amministrazione.
Tale
comportamento si è ripetuto per un numero non trascurabile di casi.
Da
parte sua il Comune di Cantù avrebbe omesso un controllo sulle assenze dal
lavoro di un proprio dipendente. Ma al di là della fattispecie giuridica, da
tale atteggiamento si ravvisa una complessiva condizione di caos amministrativo
dell’attività del Comune di Cantù. La mancata vigilanza verso le assenze di un
dipendente comunale è dovuta quantomeno ad omissione, superficialità e
approssimazione.
Rammentiamo
che il sindaco di Cantù ha conservato per sé la carica di assessore al
personale.
Da
questa vicenda traiamo una conclusione politica.
L’attuale
amministrazione, il Sindaco in primis,
si è vantata di condurre una lotta senza quartiere contro il lassismo del
personale. Si evince da questo caso che si è continuato, come in altre
circostanze, a praticare la logica dei
due pesi e delle due misure.
Per
alcuni, interventi drastici e punitivi; per altri, una preoccupante tolleranza.
Al
dipendente colto mentre pagava il
bollettino postale, due mesi di sospensione dal servizio (e dallo stipendio);
ad altri, una accondiscendenza che non ha proprio giustificazione.
Contro
questa politica duplice, noi chiediamo ragione al Sindaco-assessore al
personale, ovviamente sul piano politico, nel rispetto e a prescindere da quanto vorrà
decidere la magistratura comasca circa l’eventualità si ravvisi in questo
comportamento anche un reato penale.
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