Nella città di Cantù si è cercato di imporre con vari mezzi il tema
della sicurezza di fronte a una recrudescenza di furti nelle abitazioni.
Sarebbe colpevole negare l’esistenza di tale problema. Ma è un problema
che va compreso bene. E certamente
l’approccio di Lega e del Sindaco cittadino, d’improvviso folgorato sulla via
della destra, va discusso e criticato. Essi fanno a gara a chi la spara più
grave. E si dimostrano in una condizione
di vuoto programmatico, di carenza di progetto, di proposte, di idee: al punto
da gettarsi nel mercato della speculazione politica. Sono degli impresari della
paura.
La comunicazione della paura non genera sicurezza, ma ulteriore paura.
Gli allarmi di Sindaco e Lega non risolvono il problema dei furti, si limitano
a evocare facili soluzioni (il cui effetto è tutto da dimostrare).
La competenza non s’improvvisa, non ci si inventa uomini di Stato.
Viene proposta una nuova caserma dei carabinieri. Idea condivisibile,
ne avevamo accennato anche noi nel 2007; da allora la Lega ha governato il
Ministero degli Interni. Perché non l’ha fatta costruire?
L’idea di militarizzare la città non sembra affatto una soluzione al
problema.
Viene chiesto insomma l’impossibile per ragioni di pura propaganda, la
propaganda della paura, nella speranza di lucrare qualche voto in più.
Non è così che si affronta questo problema. E il problema esiste, senza
dubbio.
Essi pensano che sia sufficiente dimostrare una buona intenzione, per
ottenere un risultato. E invece no, non è così che si governa: con le buone
intenzioni.
Se si vuole quindi affrontare in modo efficace il problema dei furti in
città occorre anzitutto cambiare l’approccio politico.
1. Si deve decidere di
essere seri e responsabili e non accarezzare i bassi istinti delle persone, non
alimentare la paura. Il meccanismo psicologico: paura-fuga nel privato-aumento
della paura è proprio il miglior alleato dei ladri all’opera nella nostra città.
2. Si deve dare fiducia ai
professionisti dell’ordine: carabinieri, polizia e polizia locale. Sono tali
forze ad avere competenza e informazioni utili per intervenire. Tali forze non
vanno intralciate, e la diffusione irresponsabile di una psicosi genera proprio
questo: un aumento incontrollato degli allarmi, e ciò non favorisce certo la
loro azione. La stessa chiamata in causa dell’esercito a Cantù, ancorché
d’impossibile concretizzazione, produce la conseguenza involontaria di
svalutare e svilire la presenza delle forze di sicurezza già oggi in città, e
ciò determina la loro sottovalutazione. Un grave errore procedurale e logico.
3. Il fai da te della sicurezza,
oltre a generare paura, genera il caos. E la massima deresponsabilizzazione
delle istituzioni. Il Sindaco di Cantù, con l’organizzazione della fiera
dell’antifurto, ha esplicitamente detto ai canturini che se assistiamo a una
recrudescenza nei furti di abitazione ai cittadini non resta altro che
arrangiarsi (comprandosi un antifurto).
Il parlamentare leghista di Cantù ha addirittura accennato alla necessità
di armarsi, insomma un invito a farsi giustizia da soli. Se toccasse a loro il
governo, cosa farebbero? Promuoverebbero il Far West in città? (Tanta
irresponsabilità si commenta da sola).
4. Eppure, la destra avrebbe
a disposizione una riflessione sociologica aggiornata e a suo modo intelligente.
Discostandosene, dimostra di non avere grande interesse a governare tale
fenomeno, ma semmai a usarlo propagandisticamente. Il riferimento è alla broken window theory, che fu alla base
della politica di Zero tolerance
avviata dal sindaco Giuliani a New York, Rudolph Giuliani. Noi siamo dell’idea
che a Cantù sia necessario un approccio non dissimile a quello della Zero tolerance. Si tratta di una
politica di buon senso, in certe condizioni, e non della sua banalizzazione in
una riduzione della legge del taglione: in passato sono stati sottovalutati
dalle amministrazioni comunali (compresa l’attuale) diversi segnali di incuria
che ora portano la città ad essere vista come comoda preda dei delinquenti. La Zero tolerance consiste in uno scambio
tra cura e responsabilità. Il pubblico garantisce maggiore cura alla città, ma
in cambio chiede un sovrappiù di rispetto, il che aumenta la
responsabilizzazione di cittadini e la conseguente riduzione dei reati.
5. In tale approccio vanno
coinvolti tutti: comunità locali, quartieri, comunità di stranieri
residenti in città, forze di polizia, privati e amministrazione pubblica. La
creazione del gruppo di sorveglianza su whatsup non può rientrare in tale
approccio, se non in modo conclusivo e finalizzato. Si deve semmai puntare su
un più vasto e complesso sforzo di controllo di vicinato, come già è stato
sperimentato in diverse città. Abbiamo infatti testato alcuni gruppi
whatsup finalizzati al controllo di
vicinato e ci siamo resi conto che tali gruppi non prevengono nulla in termini
di possibili criminali attivi in una via o in un quartiere, al più diffondono
la notizia di un avvenuto furto a fatto ormai compiuto. Insomma, generano
ulteriore panico. Semmai, le regole di buon vicinato andrebbero favorite con
iniziative che portino al rispetto del nostro tessuto urbano, anche e
soprattutto d’ordine culturale e sportivo.
Una seria politica della Zero
tolerance in materia di sicurezza
imporrebbe uno scambio effettivo tra amministrazione e suoi abitanti: il
pubblico si impegna a garantire i servizi e a migliorare l’ambiente, il privato
ne accoglie le regole. Quando divenne Sindaco, Giuliani impose un principio che
a nostro parere non è né di destra né di sinistra: disse che se si vuole una
metropolitana funzionante, i cittadini devono pagarne il biglietto. Impose il
controllo sul pagamento dei biglietti, e avviò contestualmente opere di
bonifica architettonica e sociale della metro.
La Cantù nella quale arrivasse una banda di ladri d’appartamento si
presenta oggi come la Disneyland dei borseggiatori. Essi trovano in corso
Europa lo sfacelo del Palaturra. Parcheggiano in piazza Marconi e vi trovano il
cadavere di sant’Ambrogio in condizioni pietose. Giungono nel centro cittadino
e vi trovano lo spettacolo paesaggistico delle finestre sbrecciate di
Pietrasanta. Se poi passano la serata in piazza Garibaldi, si rendono conto che
essa è abbandonata a una movida incontrollata, corsa da bande di ragazzi per lo
più ubriachi e talora anche desiderosi della rissa. Insomma, il grado di incuria alla quale la
città è abbandonata è la certificazione di una città lasciata a se stessa. E di
tale stato di abbandono non si può dimenticare che la principale responsabile è
la politica cittadina leghista, le sue giunte ventennali, oltre che l’attuale
esperienza civica.
Quindi il primo intervento, alla luce del modello della teoria del
finestrino rotto, deve esser quello di riparare quel finestrino: mostrare che
qualcuno ha cura di questa città. Solo allora la richiesta di sicurezza si
inscriverebbe in un progetto serio di tutela dei cittadini, in cui i cittadini
abbiano un ruolo attivo, le forze di polizia siano chiamate a svolgere le
proprie mansioni, l’amministrazione si prodighi per ridurre l’incuria in cui la
città è lasciata.
Oltre alle precedenti cinque proposte di natura politica generale,
aggiungiamo anche altre parti programmatiche, che proporremo ai cittadini nel
corso dei prossimi mesi:
1. si
continui e si rafforzi il coordinamento
di tutte le forze locali di Polizia, fino a giungere alla definizione di un
vero e proprio corpo consorziato, in grado di mettere a disposizione un numero
di vigili più elevato, soprattutto da utilizzare in azioni di prevenzione;
2.
proponiamo la costituzione di una "consulta" locale della sicurezza
con il Sindaco, uno o due rappresentanti dell'opposizione e i rappresentanti
della polizia locale;
3.
analoga formazione della consulta andrà realizzata a livello di quartiere. Solo
in presenza di un quartiere che si riunisce e funziona attivamente ha senso
tornare a parlare di vigile di quartiere: come oggi concepito, il vigile di
quartiere si limita a una funzione di pattugliamento territoriale settimanale e
a nulla azione di conoscenza e investigazione effettiva;
4. bisogna mirare
all'utilizzo di tecnologie della videosorveglianza, da collegare in rete, e da
sottoporre a un reparto specifico di agenti di polizia locale che si occupi
soltanto di tali due aspetti: i dati tecnologici, la manutenzione e la
sorveglianza effettiva. Tale corpo dovrà essere preparato e formato e dovrà
funzionare h24. Vi sono telecamere wireless, che inviano i dati anche senza
collegamento fisico, e che quindi possono essere collocate senza difficoltà.
Tali sistemi di sorveglianza dovranno essere usati nel solco del modello di Zero tolerance, per garantire la città
soprattutto dai vandalismi e dalla rapina in luoghi pubblici.
Partito democratico Cantù
Vai all'infografica: http://cantu.pdcomo.it/2016/02/sicurezza-infografica.html
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