venerdì 26 febbraio 2016

Sicurezza dei cittadini. La nostra proposta programmatica


Nella città di Cantù si è cercato di imporre con vari mezzi il tema della sicurezza di fronte a una recrudescenza di furti nelle abitazioni.
Sarebbe colpevole negare l’esistenza di tale problema. Ma è un problema che va compreso bene.  E certamente l’approccio di Lega e del Sindaco cittadino, d’improvviso folgorato sulla via della destra, va discusso e criticato. Essi fanno a gara a chi la spara più grave. E si dimostrano in  una condizione di vuoto programmatico, di carenza di progetto, di proposte, di idee: al punto da gettarsi nel mercato della speculazione politica. Sono degli impresari della paura.
La comunicazione della paura non genera sicurezza, ma ulteriore paura. Gli allarmi di Sindaco e Lega non risolvono il problema dei furti, si limitano a evocare facili soluzioni (il cui effetto è tutto da dimostrare).
La competenza non s’improvvisa, non ci si inventa uomini di Stato.
Viene proposta una nuova caserma dei carabinieri. Idea condivisibile, ne avevamo accennato anche noi nel 2007; da allora la Lega ha governato il Ministero degli Interni. Perché non l’ha fatta costruire?
L’idea di militarizzare la città non sembra affatto una soluzione al problema.
Viene chiesto insomma l’impossibile per ragioni di pura propaganda, la propaganda della paura, nella speranza di lucrare qualche voto in più.
Non è così che si affronta questo problema. E il problema esiste, senza dubbio.

Essi pensano che sia sufficiente dimostrare una buona intenzione, per ottenere un risultato. E invece no, non è così che si governa: con le buone intenzioni.
Se si vuole quindi affrontare in modo efficace il problema dei furti in città occorre anzitutto cambiare l’approccio politico.
1. Si deve decidere di essere seri e responsabili e non accarezzare i bassi istinti delle persone, non alimentare la paura. Il meccanismo psicologico: paura-fuga nel privato-aumento della paura è proprio il miglior alleato dei ladri all’opera nella nostra città.
2. Si deve dare fiducia ai professionisti dell’ordine: carabinieri, polizia e polizia locale. Sono tali forze ad avere competenza e informazioni utili per intervenire. Tali forze non vanno intralciate, e la diffusione irresponsabile di una psicosi genera proprio questo: un aumento incontrollato degli allarmi, e ciò non favorisce certo la loro azione. La stessa chiamata in causa dell’esercito a Cantù, ancorché d’impossibile concretizzazione, produce la conseguenza involontaria di svalutare e svilire la presenza delle forze di sicurezza già oggi in città, e ciò determina la loro sottovalutazione. Un grave errore procedurale e logico.
3. Il fai da te della sicurezza, oltre a generare paura, genera il caos. E la massima deresponsabilizzazione delle istituzioni. Il Sindaco di Cantù, con l’organizzazione della fiera dell’antifurto, ha esplicitamente detto ai canturini che se assistiamo a una recrudescenza nei furti di abitazione ai cittadini non resta altro che arrangiarsi (comprandosi un antifurto).  Il parlamentare leghista di Cantù ha addirittura accennato alla necessità di armarsi, insomma un invito a farsi giustizia da soli. Se toccasse a loro il governo, cosa farebbero? Promuoverebbero il Far West in città? (Tanta irresponsabilità si commenta da sola).
4. Eppure, la destra avrebbe a disposizione una riflessione sociologica aggiornata e a suo modo intelligente. Discostandosene, dimostra di non avere grande interesse a governare tale fenomeno, ma semmai a usarlo propagandisticamente. Il riferimento è alla broken window theory, che fu alla base della politica di Zero tolerance avviata dal sindaco Giuliani a New York, Rudolph Giuliani. Noi siamo dell’idea che a Cantù sia necessario un approccio non dissimile a quello della Zero tolerance. Si tratta di una politica di buon senso, in certe condizioni, e non della sua banalizzazione in una riduzione della legge del taglione: in passato sono stati sottovalutati dalle amministrazioni comunali (compresa l’attuale) diversi segnali di incuria che ora portano la città ad essere vista come comoda preda dei delinquenti. La Zero tolerance consiste in uno scambio tra cura e responsabilità. Il pubblico garantisce maggiore cura alla città, ma in cambio chiede un sovrappiù di rispetto, il che aumenta la responsabilizzazione di cittadini e la conseguente riduzione dei reati.
5. In tale approccio vanno coinvolti tutti: comunità locali, quartieri, comunità di stranieri residenti in città, forze di polizia, privati e amministrazione pubblica. La creazione del gruppo di sorveglianza su whatsup non può rientrare in tale approccio, se non in modo conclusivo e finalizzato. Si deve semmai puntare su un più vasto e complesso sforzo di controllo di vicinato, come già è stato sperimentato in diverse città. Abbiamo infatti testato alcuni gruppi whatsup  finalizzati al controllo di vicinato e ci siamo resi conto che tali gruppi non prevengono nulla in termini di possibili criminali attivi in una via o in un quartiere, al più diffondono la notizia di un avvenuto furto a fatto ormai compiuto. Insomma, generano ulteriore panico. Semmai, le regole di buon vicinato andrebbero favorite con iniziative che portino al rispetto del nostro tessuto urbano, anche e soprattutto d’ordine culturale e sportivo.

Una seria politica della Zero tolerance in materia di sicurezza  imporrebbe uno scambio effettivo tra amministrazione e suoi abitanti: il pubblico si impegna a garantire i servizi e a migliorare l’ambiente, il privato ne accoglie le regole. Quando divenne Sindaco, Giuliani impose un principio che a nostro parere non è né di destra né di sinistra: disse che se si vuole una metropolitana funzionante, i cittadini devono pagarne il biglietto. Impose il controllo sul pagamento dei biglietti, e avviò contestualmente opere di bonifica architettonica e sociale della metro.
La Cantù nella quale arrivasse una banda di ladri d’appartamento si presenta oggi come la Disneyland dei borseggiatori. Essi trovano in corso Europa lo sfacelo del Palaturra. Parcheggiano in piazza Marconi e vi trovano il cadavere di sant’Ambrogio in condizioni pietose. Giungono nel centro cittadino e vi trovano lo spettacolo paesaggistico delle finestre sbrecciate di Pietrasanta. Se poi passano la serata in piazza Garibaldi, si rendono conto che essa è abbandonata a una movida incontrollata, corsa da bande di ragazzi per lo più ubriachi e talora anche desiderosi della rissa.  Insomma, il grado di incuria alla quale la città è abbandonata è la certificazione di una città lasciata a se stessa. E di tale stato di abbandono non si può dimenticare che la principale responsabile è la politica cittadina leghista, le sue giunte ventennali, oltre che l’attuale esperienza civica.
Quindi il primo intervento, alla luce del modello della teoria del finestrino rotto, deve esser quello di riparare quel finestrino: mostrare che qualcuno ha cura di questa città. Solo allora la richiesta di sicurezza si inscriverebbe in un progetto serio di tutela dei cittadini, in cui i cittadini abbiano un ruolo attivo, le forze di polizia siano chiamate a svolgere le proprie mansioni, l’amministrazione si prodighi per ridurre l’incuria in cui la città è lasciata.

Oltre alle precedenti cinque proposte di natura politica generale, aggiungiamo anche altre parti programmatiche, che proporremo ai cittadini nel corso dei prossimi mesi:

1. si continui e si rafforzi  il coordinamento di tutte le forze locali di Polizia, fino a giungere alla definizione di un vero e proprio corpo consorziato, in grado di mettere a disposizione un numero di vigili più elevato, soprattutto da utilizzare in azioni di prevenzione;

2. proponiamo la costituzione di una "consulta" locale della sicurezza con il Sindaco, uno o due rappresentanti dell'opposizione e i rappresentanti della polizia locale;

3. analoga formazione della consulta andrà realizzata a livello di quartiere. Solo in presenza di un quartiere che si riunisce e funziona attivamente ha senso tornare a parlare di vigile di quartiere: come oggi concepito, il vigile di quartiere si limita a una funzione di pattugliamento territoriale settimanale e a nulla azione di conoscenza e investigazione effettiva;

4. bisogna mirare all'utilizzo di tecnologie della videosorveglianza, da collegare in rete, e da sottoporre a un reparto specifico di agenti di polizia locale che si occupi soltanto di tali due aspetti: i dati tecnologici, la manutenzione e la sorveglianza effettiva. Tale corpo dovrà essere preparato e formato e dovrà funzionare h24. Vi sono telecamere wireless, che inviano i dati anche senza collegamento fisico, e che quindi possono essere collocate senza difficoltà. Tali sistemi di sorveglianza dovranno essere usati nel solco del modello di Zero tolerance, per garantire la città soprattutto dai vandalismi e dalla rapina in luoghi pubblici.

Partito democratico Cantù

Vai all'infografica: http://cantu.pdcomo.it/2016/02/sicurezza-infografica.html

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