Lunedì 26 ottobre scorso, il professor Mauro Magatti è stato a Cantù
per partecipare all’incontro di presentazione del suo libro, scritto a quattro
mani con Chiara Giaccardi, dedicato alla proposta di un manifesto per gli
uomini liberi. Il titolo del libro è: Generativi di tutto il mondo unitevi!
Per noi del Partito democratico, organizzatori del dibattito, si è
trattato del primo di una serie di incontri, finalizzati all’approfondimento di
temi programmatici in vista delle future elezioni amministrative del 2017. In
un certo senso, a questo incontro abbiamo attribuito il compito di fornire un
indice generale per un programma/progetto di governo della città.
Ci è piaciuta davvero molto la definizione di una politica generativa,
ovvero una politica che non produce spinte de-generative, come tante si manifestano
di questi tempi. Essa è intesa come “uno dei mezzi per trovare un senso alla
città”.
Essa è uno dei mezzi non il mezzo, e questo già anticipa quel movimento
“deponente” che il libro di Magatti-Giaccardi indica come obiettivo di una
nuova società che amplia la libertà senza negare un proprio futuro. Dire che la
politica è uno dei tanti mezzi, non l’unico, di un progetto di governo sociale
significa riconoscerne in un certo senso il limite; significa ridimensionarla
in una giusta misura, nuova, moderna, non prepotente. Non si tratta di una
politica debole, quindi, anzi è proprio il contrario.
È una politica che si obbliga a cinque commesse, come le definiscono i
due autori.
1. investire sulle persone. Vale a dire stimolare la competenza ad
agire, tramite un sistema di formazione e istruzione rimodellato. In esso la
formazione permanente è strumento per difendersi dalla potenza della tecnica.
2. l’impresa come istituzione. Il che significa collocarsi al di là di
un modello sociale fondato sul modello potenza-volontà di potenza proprio del
turbocapitalismo che abbiamo visto declinare negli ultimi anni. Investire sulle
persone permette di salvaguardare il nucleo originario della società, lo
spirito d’iniziativa, la cultura dei mezzi e la mobilitazione delle risorse
sociali di cui si dispone. In un tale modello, il profitto non è più il fine,
può essere l’unità di misura dell’efficienza dell’impresa, in effetti, che si
fonda sulla somma di valore economico più valore sociale.
3. la rete come strumento di collaborazione, e quindi come strumento
associativo, non dissociativo. Si tratta di uscire dalle tentazioni del
localismo, per muoversi verso il modello aperto della società della conoscenza
4. libertà religiosa vera ed effettiva come presupposto della società
libera e generativa.
5. i beni di comunità, come laboratori di nuove forme di istituzioni, e
di un nuovo welfare. Alcune forme di assistenza in effetti danneggiano chi ne
usufruisce. Si tratta di salvare la dimensione comunitaria in questo caso, tramite
un effettivo welfare di comunità.
Il libro di Magatti –Giaccardi quindi ha una grande ambizione,
declinare in misura politica dei temi fortemente innovativi. La sua tesi di
fondo è che, come ha affermato il sociologo Magatti, “siamo nei guai”. La crisi
finanziaria ha concluso una stagione senza iniziarne un'altra. Nel 2008 si è
interrotta una stagione iniziata nell'89, caratterizzata dallo slogan “più
mercato e meno Stato”. Queste premesse si erano combinate nella
globalizzazione, avviata dopo la caduta del muro di Berlino. La logica di fondo
era di tipo espansivo e la finanza ne era in qualche modo l'archetipo, con la
sua ipotesi dell’illimitata espansione. Consumare: per sua etimologia
significherebbe prendere qualcosa per incorporarlo... In sé, questo del
consumare non è un concetto negativo, è qualcosa di arricchente. Ma lo è
diventato quando non si è posto un limite all’idea del consumare.
In questo assetto, la politica consisteva nell’andare al governo e
promettere la felicità... Il naufragio storico della felicità assoluta è andato
già in scena. Al movimento di fondo della globalizzazione, la Lega ha espresso una propria reazione,
segnata dalla chiusura localistica, ma è stato un progetto fallimentare.
L’idea di generatività nasce da questo quadro. Il problema, oggi, non è
far ripartire quella macchina liberista. Il problema è sì la ripresa, ma semmai
vista in una chiave di trasformazione. E a tale trasformazione deve dare un
proprio contributo quello che possiamo definire il genius loci, ovvero una
tradizione ripensata e attualizzata.
Magatti e Giaccardi partono
dalla riflessione di Erikson, quando lo psicologo americano individua un punto
critico nello sviluppo soggettivo, nel passaggio dall’adolescenza all’età
adulta. Insomma, il tema della generatività ci interroga su come usare la
libertà. E la fase attuale, che noi viviamo nel nostro Paese, è ancora
adolescenziale. Dalla adolescenza si esce per presa di coscienza della realtà.
Essa è un limite positivo. Una crisi di passaggio genera alternative, o la
stagnazione: l’autoconsunzione, oppure la generatività, cioè il prendere
contatto con là realtà andando oltre la realtà stessa. Non si tratta solo di
liberarsi, semmai si deve ridire il concetto di libertà. Essere liberi non
significa inseguire il mercato. Non siamo più
liberi se abbiamo più scelte. Alla fine ci ritroviamo a fare tutti le
stesse cose, diventiamo cioè conformisti. La libertà da sola non sta insieme.
Implode in se stessa. La libertà deve essere giocata pendendo posizione
rispetto alla vita. Teoricamente si può fare tutto, ma poi ci si orienta per
qualcosa che si sceglie. Si mette al mondo, contribuendo agli altri. Occorre
avere maggiore consapevolezza di sé, e quindi riconosciamo il contributo di chi
è venuto prima di noi. Solo così si riesce a pensare al futuro. Mettere al
mondo, ma anche nascere alla propria responsabilità. Il discorso non è preso
sul piano dei valori. Parla al nostro essere liberi. Ha a che fare con una idea
di libertà. L'economia si fonda sull'atto del consumo. Altro movimento è quello
del generare, che vale più del lavoro. Anche sul piano politico.
La generatività ha quindi a che fare con il desiderio.
La società di consumi produce incuria, invece va creata cura, prendersi
cura, il che sviluppa le tue capacità.
Essere generativi quindi consiste nel “lasciare andare”, allo stare nel
flusso della vita. Nel generare idee di legame sociale in cui la nostra
realizzazione si attua attraverso il nostro stesso superamento.
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