Leggiamo in questi giorni del successo televisivo di un
gruppo musicale che ha operato a Cantù e che è composto in buona parte da
giovani canturini, gli Iron mais;
abbiamo letto quest’estate del successo ottenuto da altro gruppo canturino, gli
MSTR, chiamati a suonare prima dei Subsonica nel concerto romano dello scorso
25 luglio. Due storie positive in una città che è alla propria ricerca, alla
ricerca di un’identità, dopo anni di confusione e di delirio (espressione
etimologica per indicare chi esce dal solco della ragione), in cui l’hanno
gettata scelte sbagliate, la crisi, i turbamenti della globalizzazione, la
deindustrializzazione….
Sono storie belle, che ci piacciono perché i propri
protagonisti le hanno vissute “come se fosse un gioco”, quasi non credendoci,
come se non fossero il risultato di un lavoro duro, di studio, di fantasia e
intelligenza applicate.
Sono storie positive anche perché tanto studio, fantasia e intelligenza
sono dimostrate da giovani che sembrerebbero comparse in una scena sociale in
cui domina di fatto la gerontocrazia (a Cantù come altrove): una società
scialba, una cultura celebrativa e cortigina, una politica disorientante, un’amministrazione
scostante e disorientata. E invece, una bella idea, una trovata intelligente,
uno sprazzo di fantasia e ironia sono sufficienti per uscire da questo clima e
per vedersi riconosciuti come
protagonisti al di fuori dei confini della propria città.
A questo protagonismo dobbiamo incoraggiare i giovani ma anche
i meno giovani nella nostra cittadina: al desiderio di intrapresa, di
innovazione, di cambiamento che devono essere alla base di una crescita
culturale, anzitutto. Cantù deve tornare a guardare avanti, come è successo tante
volte nel proprio passato, recente e lontano.
#cantuguardaavanti
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