martedì 13 gennaio 2015

Le ragioni del nostro impegno contro le mafie


Abbiamo deciso di avviare una profonda azione politica di contrasto al fenomeno dell'infiltrazione mafiosa nella nostra realtà sociale a seguito delle dichiarazioni del segretario regionale del PD, Alessandro Alfieri, che a Como lo scorso mese affermò che è in corso una inquietante azione di infiltrazione delle locali della Ndrangheta nelle amministrazioni comunali lombarde, e che anche il nostro Partito non è stato immune da questo tentativo di infettare la convivenza democratica. Egli ha infatti proceduto a commissariare alcuni circoli del PD. Ci siamo quindi sentiti impegnati in un'opera di chiarezza e trasparenza, che avviamo con una prima iniziativa che abbiamo tenuto ieri sera, lunedì 12 gennaio, con il Senatore Franco Mirabelli, capogruppo del PD in Commissione parlamentare antimafia, e con Rita Livio, Presidente della Provincia di Como..

Che il fenomeno mafioso sia ormai qualcosa di inquietante e molto presente nella nostra realtà è evidente dal lavoro inquirente della magistratura.
Le prime tracce di questo assedio risalgono agli anni Cinquanta del secolo scorso. Tra il 1965 e il 1970, ben quarantaquattro boss mafiosi vengono inviati al soggiorno obbligato nella Brianza operosa, si pensa che il contesto sociale alacre e positivo riesca a generare un ciclo virtuoso di correzione sociale. Da allora, si iniziano a formare alcune "locali" legate alla Ndrangheta: Como, Fino Mornasco, Cermenate e Mariano Comense. La principale attività criminale oggetto di tali affiliazioni è lo spaccio di eroina e di droghe nel complesso. Dopo queste prime locali, la magistratura accerta anche due locali ad Appiano Gentile e a Senna Comasco. Negli anni Ottanta, le associazioni criminali avviano anche attività criminali di maggior presa sociale, quali la richiesta del pizzo a imprese e commercianti, come illustrato nell'inchiesta I Fiori di san Vito del 1994. A questa inchiesta segue l'operazione denominata Colline comasche (dal 2006 al 2008), che porta a 49 arresti, al sequestro di 25 kg di cocaina e 1 kg di eroina, più altri valori. E quindi l'operazione denominata Infinito, del luglio 2010, che conferma l'esistenza di altre due locali ad Erba e ad Asso-Canzo.
Nel complesso, tra il  2006 e il 2010 vengono registrati trentasei episodi criminosi, tra cui un omicidio, incendi a veicoli e edifici, spari contro veicoli ed edifici in un clima di omertà che non è dissimile da quello descritto nei romanzi di Leonardo Sciascia.

Questo dell'omertà, in una società che ne sembrava immune, è il segnale più grave, e la prova di una preoccupante condizione civile: la paura della criminalità non fa emergere la denuncia, ma fa trasparire la convinzione che si ritenga lo Stato incapace di intervenire.
Viene meno la fiducia nello Stato.
Da ciò la determinazione di agire politicamente, e quindi sul piano della cultura e dell'amministrazione.
Pensiamo che la politica debba agire senza isterismi, non agitandosi nella parodia di un'azione giudiziaria che non le compete. Essa è chiamata a svolgere un compito diverso dal magistrato o dal poliziotto.
Deve evitare imbarazzanti sottovalutazioni del fenomeno, silenzi colpevoli, connivenze omertose che stiamo registrando anche nella politica canturina. Consideriamo l'improbabile alleanza tra l'amministrazione della nostra città e quella di Fino Mornasco, in vista delle scorse elezioni provinciali di secondo livello, che addirittura aveva individuato nel sindaco di quel comune il candidato alla presidenza della provincia di Como. Un'alleanza che si presentava come interprete del sentimento moralizzatore contrario ai partiti politici, accusati di corrompere la vita pubblica; e pochi giorni dopo quelle elezioni, abbiamo scoperto che la magistratura teneva sotto controllo i telefoni dei consiglieri comunali di quel comune, sospettati di avere interessi e relazioni con personaggi della Ndrangheta.
Il compito della politica è lanciare oggi il segnale che si intende emarginare ogni tentativo di infiltrazione mafiosa. Chi svolge un ruolo pubblico deve dichiararsi contro queste presenze e deve emarginarne ogni manifestazione, anche potenziale.
Più sopra, accennavo al venir meno della fiducia nello Stato, come presupposto e precondizione per il fiorire della società criminale. Questo è il vero obiettivo di chi agisce per comportamenti criminali, per intimidazioni e ricatti. E in questo dunque consiste il dovere della politica: promuovere, incoraggiare, favorire e affermare la cultura della legalità.
Abbiamo assistito, anche nella fase leghista della nostra storia cittadina, a un processo di mitidratizzazione (avvelenamento lento e progressivo) strisciante che ha interessato la cultura della legalità. Pensare che l'autorità dello Stato fosse un nulla, serviva proprio al progetto di svuotarlo, per favorire interessi parziali, spesso osceni, affari e ricchezze private. La vicenda scandalosa di come si sia conclusa la storia del palasport canturino ne è la riprova evidente.
E neppure dalla presente amministrazione civica abbiamo visto discontinuità di comportamento.
In questa contingenza, abbiamo deciso di denunciare di fronte alla Procura della Corte dei Conti della Lombardia la più grande dissipazione di denaro pubblico della nostra storia cittadina. Questa nostra decisione significa, non che ci sostituiamo ai Carabinieri o alla Guardia di Finanza, ma che chi fa politica deve rispondere del bene comune che i cittadini intendono sa tutelato; deve agire cioè con trasparenza, deve promuovere la legalità.
Questa cultura della legalità vogliamo affermare con la nostra attività, oggi e nei giorni che verranno.

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