lunedì 3 novembre 2014

La regione autonoma, un vero bluff da giocatore di poker

Il sindaco di Cantù è un (mediocre) giocatore di poker. Ha appreso da quel gioco che si può bluffare, e che di fronte a una mano fallita si può praticare la tattica del rilancio.
Dal giugno 2012 egli ha inanellato una serie di sconfitte politiche che sono evidenti e visibili. Ha perduto gran parte del suo consenso, senza riuscire a realizzare una vasta messe di risultati amministrativi.
Dopo di che, ha iniziato con la pratica dei rilanci.
Il primo è venuto dopo la umiliante sconfitta politica del maggio 2014 (le elezioni europee). Egli era convinto che le vicende politiche stessero prendendo una piega favorevole, e si schierò palesemente a favore del movimento 5 stelle. Nelle successive elezioni, il Pd ottenne a Cantù il 40% dei voti e i grillini sprofondarono al quarto posto dopo FI e LN. Egli era stato quindi fortemente ridimensionato.
A questa sconfitta segue il primo rilancio di livello provinciale. Egli costituisce l'alleanza civica con il sindaco di Fino Mornasco e qualche altro comune, e sfida il “sistema partitocratico”. Seconda sconfitta. Non riesce a raccogliere neppure le firme per presentare un candidato presidente, nelle elezioni provinciali ottiene un solo consigliere su dodici.
La rivoluzione è rinviata.
E quindi vince la candidata presidente  del Pd, Rita Livio.
Oggi assistiamo al terzo rilancio. Fallita la manche comunale e fallita quella provinciale si perita in una terza mission impossible. Creare una regione autonoma costituita dalle attuali provincie di Como, Lecco e Sondrio. I toni della nuova crociata sono i soliti: patos, contumelie e disperazione. Fornendo una spiegazione costituzionale alquanto sgangherata, egli fa credere che per costituire una regione autonoma sia sufficiente raccogliere i pareri di almeno un terzo dei consigli comunali di quest'area, e che tale decisione venga certificata da un referendum confermativo degli stessi cittadini interessati. Dimentica di dire che, tra la prima fase e il referendum, è necessaria  l'approvazione di una specifica legge costituzionale, secondo il dettato dell'articolo 138 della stessa Costituzione repubblicana. Insomma, una beffa bella e buona, per gli ingenui che ci vogliono credere. Altro che delibere dei consigli comunali pari a un terzo dei cittadini di Lecco, Como e Sondrio. Serve una legge che sia approvata da entrambi i rami del Parlamento, e per di più in doppia lettura. Una cosa inimmaginabile nella cultura politica dell'attuale maggioranza canturina.

Il terzo rilancio è quindi quello della disperazione. Quando anche questo andrà a vuoto, ci dovremo forse attendere una proposta per la riforma del consiglio di sicurezza dell'ONU? Forse il sindaco non ha capito che l'unico modo per non perdere, nella carambola di scommesse e promesse da lui inventata, sarebbe quello di non giocare. Eppure ha all'interno della propria maggioranza tante persone coscienziose e intelligenti, che sarebbe davvero umiliante impegnare in una operazione dalle scarse (in effetti, nulle) possibilità di realizzazione. Speriamo che costoro sappiano convincerlo della piega tragicomica che la sua attività politica sta prendendo. Ha perduto già troppo tempo a inseguire le farfalle della provincia, ora lasci queste faccende, che non fanno per lui, e si dedichi all'unica faccenda per la quale è stato eletto. Faccia unicamente il sindaco di Cantù; non perda tempo e non ne faccia perdere alla nostra città.

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