Nelle scorse settimane, due nostri concittadini hanno
presentato al Comune una lettera nella quale segnalano molte preoccupazioni
per il futuro del sistema idrico integrato della provincia di Como. Si tratta
di una faccenda importante, perché riguarda il futuro della gestione dell’acqua
in provincia di Como per i prossimi venti anni. Pubblichiamo questa lettera di
seguito, non senza specificare che i suoi presentatori non hanno ricevuto alcuna risposta dal Sindaco
di Cantù, secondo comune della provincia. Sbadataggine, calcolo, strategia
della dissimulazione?
Sta di fatto che i quesiti posti nella missiva rivolta al
Sindaco di Cantù sono seri e presagiscono un futuro preoccupante per gli utenti
del sistema idrico cittadino. Di fatto, dal 31 dicembre, la distribuzione acqua
e il trattamento dei liquami saranno conferiti a una nuova società, Como acqua,
che dovrà gestire il servizio in tutta la provincia. Da qui alcune conseguenze:
1) si dovrà ragionare sul senso e sul futuro di una società come Canturina
servizi, ormai ridotta a gestire lumini del cimitero e parcometri; 2) si dovrà
ingaggiare una vera e propri disputa per chiedere a Como acqua di rivedere il
proprio Piano d’ambito per il servizio idrico integrato. Al suo interno è
previsto un aumento pesante delle tariffe e nessuna riduzione dei costi di
gestione.
Stupisce il silenzio di un’amministrazione che a parole si è
sempre detta a favore dei cittadini, e questa volta non ha neppure dedicato un
cenno a un’importante comunicazione di due cittadini attenti ai problemi reali
della nostra città.
Partito democratico Cantù
Ill.mo sig. SINDACO Del
Comune di 22063 Cantù (Co)
Cantù, 01.07.2014
Oggetto: Servizio Idrico
Integrato – Piano d’ambito
L’ATO (ambito territoriale ottimale del comuni
della provincia di Como) ha approvato il nuovo piano d’ambito per il servizio
idrico integrato e ha dato tempo fino al 9 agosto per fare le osservazioni.
L’attuale approvazione è
particolarmente importante perché con l’inserimento del modello gestionale, del
Piano Economico Finanziario e del modello tariffario si definisce il quadro di riferimento per la
gestione del S.I.I. (servizio idrico integrato) per i prossimi 20 anni.
Bisogna,
inoltre, segnalare la legge n. 15 del 2014 che all’Art. 13 (Termini in materia di servizi
pubblici locali) prevede
quanto segue:
“1. In deroga a quanto previsto dall’articolo 34, comma 21 del decreto legge 18 ottobre 2012, n. 179
convertito, con modificazioni, dalla legge 17 dicembre 2012, n. 221, al fine di garantire la continuità del servizio, laddove l'ente
responsabile dell'affidamento ovvero, ove previsto, l’ente di governo
dell’ambito o bacino territoriale ottimale e omogeneo abbia già avviato le
procedure di affidamento pubblicando la relazione di cui al comma 20 del
medesimo articolo, il servizio è espletato dal gestore o dai gestori già
operanti fino al subentro del nuovo gestore e comunque non oltre il 31 dicembre
2014.
2. La mancata istituzione o designazione dell’ente
di governo dell’ambito territoriale ottimale ai sensi del comma 1 dell’articolo 3-bis del decreto legge del 13 agosto 2011, n.
138, convertito, con modificazioni, dalla legge del 14 settembre 2011, n. 148 ovvero la mancata deliberazione dell’affidamento entro il termine del
30 giugno 2014 comportano l’esercizio dei poteri sostitutivi da parte del
Prefetto competente per territorio, le cui spese sono a carico dell’ente
inadempiente, che provvede agli adempimenti necessari al completamento della
procedura di affidamento entro il 31 dicembre 2014.
3. Il mancato rispetto dei termini di cui ai commi
1 e 2 comporta la cessazione degli affidamenti non conformi ai requisiti
previsti dalla normativa europea alla data del 31 dicembre 2014.
4. Il presente articolo non si applica ai servizi
di cui all’articolo 34, comma 25, del decreto legge 18 ottobre 2012, n. 179
convertito, con modificazioni, dalla legge del 17 dicembre 2012, n. 221.”
Il
nuovo Piano d’ambito desta non poche e serie preoccupazioni se lo si legge
dalla parte del cittadino che deve sostenere economicamente l’onere del
servizio.
Infatti,
nel documento è totalmente assente una rilettura strategica del servizio
erogato e, soprattutto, sono assenti delle linee guida su come ristrutturarlo
per renderlo più efficiente e sostenibile sia economicamente che
ambientalmente.
Questi
deficit portano a perpetuare lo status quo con l’aggravante di appesantire
enormemente la tariffa ed a definire una struttura di costi che, alla lunga, lo
rendono davvero poco credibile relativamente alla sostenibilità sia dal punto
di vista dell’utenza che da quello “industriale”.
Proprio
per non lasciare il discorso sul piano di una vaga polemica immotivata le
sottopongo alcuni spunti di riflessione attraverso l’analisi dei seguenti punti
fondamentali del sistema.
1.- Investimenti
Non è possibile al momento
entrare nel merito tecnico degli interventi proposti, ma la vera carenza, in un
documento di pianificazione di così vasta portata temporale ed economica, è l’assenza di criteri certi, qualificanti
e documentati per l’assegnazione delle priorità nell’inserimento delle
opere nel cronoprogramma[1]
nonché i criteri per la sua revisione periodica e/o in funzione di necessità
ambientali e/o normative.[2]
2.- Periodo transitorio
(pag. 223)
Il “periodo transitorio” è
un’invenzione propria dell’Ato di Como che non solo non trova alcun sostegno a
livello normativo, ma che presenta invece gravi indizi di illegittimità[3]
laddove prevede di fatto un subappalto
temporaneo di 3 anni alle società esistenti senza
alcuna procedura ad evidenza pubblica (procedure ancor più necessarie
laddove vi è la presenza di soci privati nella composizione societaria)
Ma due domande sono doverose
visto che la normativa[4]
prevede l’immediato affidamento al nuovo gestore unico e l’assegnazione ad esso
di tutto il personale in carico, a far data 8 mesi prima dell’affidamento, alle
società/enti gestori del S.I.I. o di suoi rami:
- A cosa servono questi tre anni?
- E’ un fattore positivo o negativo questo periodo?
La prima domanda può trovare
facile risposta alla pag. 242 punto 8.1.1. “Nonostante
si possa già presuppore che il gestore unico d’ambito acquisisca anche la
gestione salvaguardata ACSM – AGAM RETI ACQUA E GAS negli anni 2015 o 2016 …”
E’ del tutto evidente che
l’estensore del Piano ha inteso salvaguardare
le maestranze di ACSM senza far interrompere il periodo di salvaguardia
per le aziende quotate, ma ciò
- E’ legittimo?
- Quali vantaggi/svantaggi porta al servizio ed all’utenza (l’unica non salvaguardata da questo piano)?
La legittimità è molto dubbia,
quanto ai vantaggi/svantaggi risulta evidente la natura molto “debole” per non
dire “insignificante” di un soggetto gestore unico che per tre anni dovrebbe
dipendere da società con una struttura autonoma anche e soprattutto a livello
giuridico. Nella fase più delicata della integrazione del servizio (e quindi
anche della parte gestita in economia dai vari comuni) viene così a mancare la
parte più qualificante, ovverossia la testa pensante e decisionale.
Anche dal punto di vista tecnico
sorgono molti dubbi sui vantaggi di questo periodo transitorio, ma ne parlo
meglio al punto successivo alla voce personale.
3.- Conto economico
Il conto economico è la dimostrazione lampante della
scarsissima attenzione all’utenza.
A dimostrazione di ciò basti sottolineare i seguenti
elementi
- Aumento delle tariffe di circa il 10% annuale costante
- Metodo finanziario degli ammortamenti
- Forte incidenza degli utili e delle tasse (oscilla fra il 6% ed il 10%)
- Costo del personale elevata (per composizione ed a livello unitario)
- Struttura del personale non adeguata (più del 65% risulta a livello impiegatizio)
- Nessuna ottimizzazione dei costi: generali, ammortamenti, personale, acquisti
- Contributi allacciamento sovrastimati
L’aumento delle tariffe è la
risultante di tutte le altre voci per le quali si possono evidenziare le
seguenti criticità.
B.- Metodo finanziario
degli ammortamenti
Detto metodo sposta il costo
degli ammortamenti avanti negli anni. E’ la vecchia tecnica per la quale
l’Italia, ma non solo, oggi si trova inguaiata. Infatti, la tariffa per più del
60% servirà a coprire i costi di ammortamento. Inoltre, molti degli impianti
che vengono realizzati con questo metodo hanno un periodo di deperimento
tecnologico di gran lunga inferiore[5].
Questo fatto impedisce una gestione industriale seria ed un processo costante e
sostenibile di adeguamento impiantistico.
C.- Forte incidenza degli utili e delle tasse
Qui non si parla neanche più di
full cost recovery (pag. 243 punto 8.2), ma di ricavi garantiti e
percentualmente superiori a quelli realizzabili industrialmente con prodotti/servizi maturi. L’utenza non è più
chiamata a pagare i costi del servizio, ma a garantire l’utile all’azienda.
D.E.- Costo e struttura del personale
Il processo di accorpamento
previsto dalla normativa, e questo vale anche per l’ottimizzazione dei costi di
cui al punto successivo, ha come obiettivo la razionalizzazione ed
ottimizzazione dei costi e la voce del personale è sicuramente una delle
principali.
Il primo dato di rilievo è
l’incidenza media del personale impiegatizio: anche considerando la percentuale
di occupazione effettiva più del 65%. Questo dato sale al 71% nelle gestioni in
economia (allegato 7.1).
Risulta evidente che la
centralizzazione[6]
degli appalti, dei contenziosi, della fatturazione ecc.. permette in linea
teorica una forte razionalizzazione ed abbattimento dei costi, c’è la volontà
di farlo[7]?
Anche i livelli retributivi
risultano essere elevati. Dalla tabella allegata, ricavata dai bilanci
ufficiali delle società, risulta al 31.12.2012 un costo medio per dipendente delle
società di circa 49 mila euro.
Emblematica poi la situazione di
ACSM con 53 impiegati ed 1 solo operaio utilizzati al 20% per il servizio
idrico, e dell’Enerxenia[8] con 13
+ 22 (al 33%) impiegati e 29 + 3 (al 33%) operai.
Una simile configurazione e
frammentazione di competenze quale tipo di valore aggiunto può dare alla nuova
società?
Da sottolineare infine come la
maggior parte dei dipendenti degli enti locali addetti al servizio idrico
svolgano sostanzialmente una funzione di fatturazione. Ovviamente essendo
gestioni in economia ogni comune ha il suo addetto (a tempo pieno o parziale) per questa
funzione, ma con uno spreco enorme di tempo e denaro.
F.- Nessuna ottimizzazione dei costi
Viene dichiarato esplicitamente
che la stima dei costi “è stata effettuata
attraverso il consolidamento dei dati ricevuti dai singoli Gestori …” (pag.
247 punto 8.2.2.1) senza alcuna valutazione critica dei medesimi salvo una
generica riduzione del 2% sui costi operativi endogeni (idem), riduzione che
non coprirebbe nemmeno i costi di gestione dell’ATO anche lui destinato ad
acquisire nuovo personale e strutture (pag. 252 punto 8.2.2.2.4).
Anche le economie di scala negli
acquisti di materie prime ed energia[9] non vengono valutate in quanto “il costo unitario per l’energia elettrica
quantificato come sopra, aumentato del 10%, risulta inferiore al costo medio
della fornitura elettrica individuata dall’AEEGSI, pertanto non si procede
all’efficientamento del costo” (pag. 248 punto 8.2.2.2.1)
G.- Contributo allacciamenti sovrastimato
Ipotizzando un contributo medio
di € 1.000 per allacciamento risulterebbero più di 800 allacciamenti all’anno.
Già di per sé sembrerebbero tanti, ma addirittura salgono a più di 3.000 negli
anni 2015 e 2016 (tab. 2.7 pag. 278). Non è che le cifre sono state messe solo
per far quadrare i conti?
H.- I corrispettivi verso i proprietari delle infrastrutture idriche
Questa voce forse è sottostimata in quanto “Relativamente alle infrastrutture di terzi
sono stati riconosciuti in tariffa i soli importi delle rate residue di
rimborso dei mutui, senza l’inserimento di alcun altro corrispettivo” (pag.
250 punto 8.2.2.2.3). Poiché la nostra provincia è caratterizzata dalla presenza
di impianti con partecipazione privata (Comodepur e Lariana) e da un precedente
significativo (lodo Bulgarograsso) che ha riconosciuto ai privati anche le
quote relative all’avviamento dell’attività sarebbe necessaria molta prudenza
(si parla comunque di decine di milioni di euro). Resta da capire perché un
problema così importante sia dal punto di vista giuridico che economico non
abbia trovato ancora formale e decisiva soluzione e non trovi riscontro nel
documento programmatorio.
4.- Stato
patrimoniale
A.- La copertura del capitale iniziale da cosa dovrebbe
essere composto? Dalle riserve delle varie aziende?
Non si pone un problema di equa distribuzione degli oneri
per i vari cittadini/utenti?
B.- Tutto il sistema di finanziamento si basa sulla bancabilità
dei mutui.
Quali garanzie si hanno sul loro reperimento? A quale costo?
Cosa succede se non si reperiscono i fondi, si continua a non realizzare le
opere come fatto in questi venti anni?
5.- Il sistema di controllo
Un problema molto serio.
In più di venti anni[10] gli
amministratori locali non sono stati in grado di configurare e mettere a regime
un S.I.I. degno di questo nome, ma, non solo, permangono grossi problemi
infrastrutturali[11].
Alla fine il documento
programmatorio dei prossimi 20 anni si presenta senza un chiaro indirizzo politico ed una strategia a tutela
dell’utenza e con delle macroscopiche lacune dal punto di vista
economico/finanziario ed industriale. Pare proprio che il documento sia stato
redatto ad uso e consumo interno dei dipendenti dei gestori.
Considerato che, anche
giustamente entro certi limiti, è corretto che i gestori tutelino i loro
interessi e vista la sostanziale latitanza della politica, quali sono gli strumenti che si possono mettere in atto per permettere
ai cittadini/utenti di potersi a loro volta tutelare?
Mi auguro che come rappresentante
della seconda città della provincia possa intervenire per cercare di dare senso
ad un documento programmatorio che dovrà essere di guida alla gestione di un
servizio che già oggi costa all’utenza decine e decine di milioni di euro
all’anno.
PIERO POZZOLI SIRIO
BARCARINI
[2]
Volendo assolutamente ed intenzionalmente estremizzare potremmo dire che ci
sono interventi previsti ed inseriti nei vari piani ormai da decenni ed a cui
non si è mai data attuazione, ma che vengono periodicamente posticipati nella
loro attuazione. Servono o no?
[3]
Si veda anche la L. 244/2007 art. 3 comma 27 “ Al fine di tutelare la concorrenza e il
mercato, le amministrazioni di cui all'articolo
1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165,
non possono costituire società aventi per oggetto attività di produzione di
beni e di servizi non strettamente necessarie per il perseguimento delle
proprie finalità istituzionali, né assumere o mantenere direttamente
partecipazioni, anche di minoranza, in tali società. È sempre ammessa la
costituzione di società che producono servizi di interesse generale e che
forniscono servizi di committenza o di centrali di committenza a livello
regionale a supporto di enti senza scopo di lucro e di amministrazioni
aggiudicatrici di cui all'articolo
3, comma 25, del codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e
forniture, di cui al decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163,
e l'assunzione di partecipazioni in tali società da parte delle amministrazioni
di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165,
nell'ambito dei rispettivi livelli di competenza.(comma così modificato dall'art. 18, comma
4-octies, legge n. 2 del 2009, poi dall'art. 71, comma 1, legge n. 69 del 2009)”
[5]
Impianti elettromeccanici non superano i 10 anni e mediamente incidono per
almeno il 40% del costo degli impianti
[7]
Si veda anche la L. 244/2007 art. 3 comma 30. “Le amministrazioni che, nel
rispetto del comma 27, costituiscono società o enti, comunque denominati, o
assumono partecipazioni in società, consorzi o altri organismi, anche a seguito
di processi di riorganizzazione, trasformazione o decentramento, adottano,
sentite le organizzazioni sindacali per gli effetti derivanti sul personale, provvedimenti
di trasferimento delle risorse umane, finanziarie e strumentali in misura
adeguata alle funzioni esercitate mediante i soggetti di cui al presente
comma e provvedono alla corrispondente rideterminazione della propria dotazione
organica”.
[9]
Unendo i consumi di energia elettrica dei vari gestori diverrebbe quasi
conveniente comprarsi una centrale elettrica, altro che non poter efficientare
i costi
1 commento:
Ma queste problematiche sul nuovo sistema idrico integrato ce l'hanno tutti i comuni che aderiscono o cambiano comune per comune.
Vi ringrazio anticipatamente, se qualora deste una risposta potreste contattarmi alla e-mail bedo_adf@libero.it
Grazie
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