sabato 2 agosto 2014

I rischi del nuovo sistema idrico integrato. Il Comune di Cantù non può stare in silenzio


Nelle scorse settimane, due nostri concittadini hanno presentato al Comune una lettera nella quale segnalano molte preoccupazioni per il futuro del sistema idrico integrato della provincia di Como. Si tratta di una faccenda importante, perché riguarda il futuro della gestione dell’acqua in provincia di Como per i prossimi venti anni. Pubblichiamo questa lettera di seguito, non senza specificare che i suoi presentatori  non hanno ricevuto alcuna risposta dal Sindaco di Cantù, secondo comune della provincia. Sbadataggine, calcolo, strategia della dissimulazione?
Sta di fatto che i quesiti posti nella missiva rivolta al Sindaco di Cantù sono seri e presagiscono un futuro preoccupante per gli utenti del sistema idrico cittadino. Di fatto, dal 31 dicembre, la distribuzione acqua e il trattamento dei liquami saranno conferiti a una nuova società, Como acqua, che dovrà gestire il servizio in tutta la provincia. Da qui alcune conseguenze: 1) si dovrà ragionare sul senso e sul futuro di una società come Canturina servizi, ormai ridotta a gestire lumini del cimitero e parcometri; 2) si dovrà ingaggiare una vera e propri disputa per chiedere a Como acqua di rivedere il proprio Piano d’ambito per il servizio idrico integrato. Al suo interno è previsto un aumento pesante delle tariffe e nessuna riduzione dei costi di gestione.
Stupisce il silenzio di un’amministrazione che a parole si è sempre detta a favore dei cittadini, e questa volta non ha neppure dedicato un cenno a un’importante comunicazione di due cittadini attenti ai problemi reali della nostra città.
Partito democratico Cantù


Ill.mo sig. SINDACO   Del Comune di                                                                                                               22063   Cantù (Co)
Cantù, 01.07.2014
Oggetto: Servizio Idrico Integrato – Piano d’ambito
L’ATO  (ambito territoriale ottimale del comuni della provincia di Como) ha approvato il nuovo piano d’ambito per il servizio idrico integrato e ha dato tempo fino al 9 agosto per fare le osservazioni.
L’attuale approvazione è particolarmente importante perché con l’inserimento del modello gestionale, del Piano Economico Finanziario e del modello tariffario  si definisce il quadro di riferimento per la gestione del S.I.I. (servizio idrico integrato) per i prossimi 20 anni.
Bisogna, inoltre, segnalare la legge n. 15 del 2014 che all’Art. 13 (Termini in materia di servizi pubblici locali) prevede quanto segue:
“1. In deroga a quanto previsto dall’articolo 34, comma 21 del decreto legge 18 ottobre 2012, n. 179 convertito, con modificazioni, dalla legge 17 dicembre 2012, n. 221, al fine di garantire la continuità del servizio, laddove l'ente responsabile dell'affidamento ovvero, ove previsto, l’ente di governo dell’ambito o bacino territoriale ottimale e omogeneo abbia già avviato le procedure di affidamento pubblicando la relazione di cui al comma 20 del medesimo articolo, il servizio è espletato dal gestore o dai gestori già operanti fino al subentro del nuovo gestore e comunque non oltre il 31 dicembre 2014.
2. La mancata istituzione o designazione dell’ente di governo dell’ambito territoriale ottimale ai sensi del comma 1 dell’articolo 3-bis del decreto legge del 13 agosto 2011, n. 138, convertito, con modificazioni, dalla legge del 14 settembre 2011, n. 148 ovvero la mancata deliberazione dell’affidamento entro il termine del 30 giugno 2014 comportano l’esercizio dei poteri sostitutivi da parte del Prefetto competente per territorio, le cui spese sono a carico dell’ente inadempiente, che provvede agli adempimenti necessari al completamento della procedura di affidamento entro il 31 dicembre 2014.
3. Il mancato rispetto dei termini di cui ai commi 1 e 2 comporta la cessazione degli affidamenti non conformi ai requisiti previsti dalla normativa europea alla data del 31 dicembre 2014.
Il nuovo Piano d’ambito desta non poche e serie preoccupazioni se lo si legge dalla parte del cittadino che deve sostenere economicamente l’onere del servizio.
Infatti, nel documento è totalmente assente una rilettura strategica del servizio erogato e, soprattutto, sono assenti delle linee guida su come ristrutturarlo per renderlo più efficiente e sostenibile sia economicamente che ambientalmente.
Questi deficit portano a perpetuare lo status quo con l’aggravante di appesantire enormemente la tariffa ed a definire una struttura di costi che, alla lunga, lo rendono davvero poco credibile relativamente alla sostenibilità sia dal punto di vista dell’utenza che da quello “industriale”.
Proprio per non lasciare il discorso sul piano di una vaga polemica immotivata le sottopongo alcuni spunti di riflessione attraverso l’analisi dei seguenti punti fondamentali del sistema.
1.- Investimenti
Non è possibile al momento entrare nel merito tecnico degli interventi proposti, ma la vera carenza, in un documento di pianificazione di così vasta portata temporale ed economica, è l’assenza di criteri certi, qualificanti e documentati per l’assegnazione delle priorità nell’inserimento delle opere nel cronoprogramma[1] nonché i criteri per la sua revisione periodica e/o in funzione di necessità ambientali e/o normative.[2]
2.- Periodo transitorio (pag. 223)
Il “periodo transitorio” è un’invenzione propria dell’Ato di Como che non solo non trova alcun sostegno a livello normativo, ma che presenta invece gravi indizi di illegittimità[3] laddove prevede di fatto un subappalto temporaneo di 3 anni alle società esistenti senza alcuna procedura ad evidenza pubblica (procedure ancor più necessarie laddove vi è la presenza di soci privati nella composizione societaria)
Ma due domande sono doverose visto che la normativa[4] prevede l’immediato affidamento al nuovo gestore unico e l’assegnazione ad esso di tutto il personale in carico, a far data 8 mesi prima dell’affidamento, alle società/enti gestori del S.I.I. o di suoi rami:
  1. A cosa servono questi tre anni?
  2. E’ un fattore positivo o negativo questo periodo?
La prima domanda può trovare facile risposta alla pag. 242 punto 8.1.1. “Nonostante si possa già presuppore che il gestore unico d’ambito acquisisca anche la gestione salvaguardata ACSM – AGAM RETI ACQUA E GAS negli anni 2015 o 2016 …”
E’ del tutto evidente che l’estensore del Piano ha inteso salvaguardare le maestranze di ACSM senza far interrompere il periodo di salvaguardia per le aziende quotate, ma ciò
  1. E’ legittimo?
  2. Quali vantaggi/svantaggi porta al servizio ed all’utenza (l’unica non salvaguardata da questo piano)?
La legittimità è molto dubbia, quanto ai vantaggi/svantaggi risulta evidente la natura molto “debole” per non dire “insignificante” di un soggetto gestore unico che per tre anni dovrebbe dipendere da società con una struttura autonoma anche e soprattutto a livello giuridico. Nella fase più delicata della integrazione del servizio (e quindi anche della parte gestita in economia dai vari comuni) viene così a mancare la parte più qualificante, ovverossia la testa pensante e decisionale.
Anche dal punto di vista tecnico sorgono molti dubbi sui vantaggi di questo periodo transitorio, ma ne parlo meglio al punto successivo alla voce personale.
3.- Conto economico
Il conto economico è la dimostrazione lampante della scarsissima attenzione all’utenza.
A dimostrazione di ciò basti sottolineare i seguenti elementi
  1. Aumento delle tariffe di circa il 10% annuale costante
  2. Metodo finanziario degli ammortamenti
  3. Forte incidenza degli utili e delle tasse (oscilla fra il 6% ed il 10%)
  4. Costo del personale elevata (per composizione ed a livello unitario)
  5. Struttura del personale non adeguata (più del 65% risulta a livello impiegatizio)
  6. Nessuna ottimizzazione dei costi: generali, ammortamenti, personale, acquisti
  7. Contributi allacciamento sovrastimati
L’aumento delle tariffe è la risultante di tutte le altre voci per le quali si possono evidenziare le seguenti criticità.
B.- Metodo finanziario degli ammortamenti
Detto metodo sposta il costo degli ammortamenti avanti negli anni. E’ la vecchia tecnica per la quale l’Italia, ma non solo, oggi si trova inguaiata. Infatti, la tariffa per più del 60% servirà a coprire i costi di ammortamento. Inoltre, molti degli impianti che vengono realizzati con questo metodo hanno un periodo di deperimento tecnologico di gran lunga inferiore[5]. Questo fatto impedisce una gestione industriale seria ed un processo costante e sostenibile di adeguamento impiantistico.
C.- Forte incidenza degli utili e delle tasse
Qui non si parla neanche più di full cost recovery (pag. 243 punto 8.2), ma di ricavi garantiti e percentualmente superiori a quelli realizzabili industrialmente con  prodotti/servizi maturi. L’utenza non è più chiamata a pagare i costi del servizio, ma a garantire l’utile all’azienda.
D.E.- Costo e struttura del personale
Il processo di accorpamento previsto dalla normativa, e questo vale anche per l’ottimizzazione dei costi di cui al punto successivo, ha come obiettivo la razionalizzazione ed ottimizzazione dei costi e la voce del personale è sicuramente una delle principali.
Il primo dato di rilievo è l’incidenza media del personale impiegatizio: anche considerando la percentuale di occupazione effettiva più del 65%. Questo dato sale al 71% nelle gestioni in economia (allegato 7.1).
Risulta evidente che la centralizzazione[6] degli appalti, dei contenziosi, della fatturazione ecc.. permette in linea teorica una forte razionalizzazione ed abbattimento dei costi, c’è la volontà di farlo[7]?
Anche i livelli retributivi risultano essere elevati. Dalla tabella allegata, ricavata dai bilanci ufficiali delle società, risulta al 31.12.2012 un costo medio per dipendente delle società di circa 49 mila euro.
Emblematica poi la situazione di ACSM con 53 impiegati ed 1 solo operaio utilizzati al 20% per il servizio idrico, e dell’Enerxenia[8] con 13 + 22 (al 33%) impiegati e 29 + 3 (al 33%) operai.
Una simile configurazione e frammentazione di competenze quale tipo di valore aggiunto può dare alla nuova società?
Da sottolineare infine come la maggior parte dei dipendenti degli enti locali addetti al servizio idrico svolgano sostanzialmente una funzione di fatturazione. Ovviamente essendo gestioni in economia ogni comune ha il suo addetto  (a tempo pieno o parziale) per questa funzione, ma con uno spreco enorme di tempo e denaro.
F.- Nessuna ottimizzazione dei costi
Viene dichiarato esplicitamente che la stima dei costi “è stata effettuata attraverso il consolidamento dei dati ricevuti dai singoli Gestori …” (pag. 247 punto 8.2.2.1) senza alcuna valutazione critica dei medesimi salvo una generica riduzione del 2% sui costi operativi endogeni (idem), riduzione che non coprirebbe nemmeno i costi di gestione dell’ATO anche lui destinato ad acquisire nuovo personale e strutture (pag. 252 punto 8.2.2.2.4).
Anche le economie di scala negli acquisti di materie prime ed energia[9]  non vengono valutate in quanto “il costo unitario per l’energia elettrica quantificato come sopra, aumentato del 10%, risulta inferiore al costo medio della fornitura elettrica individuata dall’AEEGSI, pertanto non si procede all’efficientamento del costo” (pag. 248 punto 8.2.2.2.1)
G.- Contributo allacciamenti sovrastimato
Ipotizzando un contributo medio di € 1.000 per allacciamento risulterebbero più di 800 allacciamenti all’anno. Già di per sé sembrerebbero tanti, ma addirittura salgono a più di 3.000 negli anni 2015 e 2016 (tab. 2.7 pag. 278). Non è che le cifre sono state messe solo per far quadrare i conti?
H.- I corrispettivi verso i proprietari delle infrastrutture idriche
Questa voce forse è sottostimata in quanto “Relativamente alle infrastrutture di terzi sono stati riconosciuti in tariffa i soli importi delle rate residue di rimborso dei mutui, senza l’inserimento di alcun altro corrispettivo” (pag. 250 punto 8.2.2.2.3). Poiché la nostra provincia è caratterizzata dalla presenza di impianti con partecipazione privata (Comodepur e Lariana) e da un precedente significativo (lodo Bulgarograsso) che ha riconosciuto ai privati anche le quote relative all’avviamento dell’attività sarebbe necessaria molta prudenza (si parla comunque di decine di milioni di euro). Resta da capire perché un problema così importante sia dal punto di vista giuridico che economico non abbia trovato ancora formale e decisiva soluzione e non trovi riscontro nel documento programmatorio.
4.- Stato patrimoniale
A.- La copertura del capitale iniziale da cosa dovrebbe essere composto? Dalle riserve delle varie aziende?
Non si pone un problema di equa distribuzione degli oneri per i vari cittadini/utenti?
B.- Tutto il sistema di finanziamento si basa sulla bancabilità dei mutui.
Quali garanzie si hanno sul loro reperimento? A quale costo? Cosa succede se non si reperiscono i fondi, si continua a non realizzare le opere come fatto in questi venti anni?
 
5.-  Il sistema di controllo
Un problema molto serio.
In più di venti anni[10] gli amministratori locali non sono stati in grado di configurare e mettere a regime un S.I.I. degno di questo nome, ma, non solo, permangono grossi problemi infrastrutturali[11].
Alla fine il documento programmatorio dei prossimi 20 anni si presenta senza un chiaro  indirizzo politico ed una strategia a tutela dell’utenza e con delle macroscopiche lacune dal punto di vista economico/finanziario ed industriale. Pare proprio che il documento sia stato redatto ad uso e consumo interno dei dipendenti dei gestori.
Considerato che, anche giustamente entro certi limiti, è corretto che i gestori tutelino i loro interessi e vista la sostanziale latitanza della politica, quali sono gli strumenti che si possono mettere in atto per permettere ai cittadini/utenti di potersi a loro volta tutelare?
 
Mi auguro che come rappresentante della seconda città della provincia possa intervenire per cercare di dare senso ad un documento programmatorio che dovrà essere di guida alla gestione di un servizio che già oggi costa all’utenza decine e decine di milioni di euro all’anno.
 
PIERO POZZOLI                                                                                               SIRIO BARCARINI
                                            
 


[1] Non per quanto riguarda la caratterizzazione dell’opera che invece risulta soddisfatta
[2] Volendo assolutamente ed intenzionalmente estremizzare potremmo dire che ci sono interventi previsti ed inseriti nei vari piani ormai da decenni ed a cui non si è mai data attuazione, ma che vengono periodicamente posticipati nella loro attuazione. Servono o no?
[3] Si veda anche la L. 244/2007 art. 3 comma 27  Al fine di tutelare la concorrenza e il mercato, le amministrazioni di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, non possono costituire società aventi per oggetto attività di produzione di beni e di servizi non strettamente necessarie per il perseguimento delle proprie finalità istituzionali, né assumere o mantenere direttamente partecipazioni, anche di minoranza, in tali società. È sempre ammessa la costituzione di società che producono servizi di interesse generale e che forniscono servizi di committenza o di centrali di committenza a livello regionale a supporto di enti senza scopo di lucro e di amministrazioni aggiudicatrici di cui all'articolo 3, comma 25, del codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture, di cui al decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, e l'assunzione di partecipazioni in tali società da parte delle amministrazioni di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, nell'ambito dei rispettivi livelli di competenza.(comma così modificato dall'art. 18, comma 4-octies, legge n. 2 del 2009, poi dall'art. 71, comma 1, legge n. 69 del 2009)”
[4] Vedi d.lgs 152/2006 nonché l. 15/2014 art. 13
[5] Impianti elettromeccanici non superano i 10 anni e mediamente incidono per almeno il 40% del costo degli impianti
[6] Anche in presenza di sedi operative per aree omogenee
[7] Si veda anche la L. 244/2007 art. 3 comma 30. “Le amministrazioni che, nel rispetto del comma 27, costituiscono società o enti, comunque denominati, o assumono partecipazioni in società, consorzi o altri organismi, anche a seguito di processi di riorganizzazione, trasformazione o decentramento, adottano, sentite le organizzazioni sindacali per gli effetti derivanti sul personale, provvedimenti di trasferimento delle risorse umane, finanziarie e strumentali in misura adeguata alle funzioni esercitate mediante i soggetti di cui al presente comma e provvedono alla corrispondente rideterminazione della propria dotazione organica”.
[8] Ma non vendeva il gas?
[9] Unendo i consumi di energia elettrica dei vari gestori diverrebbe quasi conveniente comprarsi una centrale elettrica, altro che non poter efficientare i costi
[10] Dalla data della famosa Legge Galli
[11] Si veda ad esempio la circolare dell’Ufficio d’Ambito n. 258 del 28 gennaio 2014



1 commento:

Anonimo ha detto...

Ma queste problematiche sul nuovo sistema idrico integrato ce l'hanno tutti i comuni che aderiscono o cambiano comune per comune.
Vi ringrazio anticipatamente, se qualora deste una risposta potreste contattarmi alla e-mail bedo_adf@libero.it
Grazie