di Ivana Di Carlo
Di proroga in proroga, la vicenda del Palasport canturino interroga i cittadini e gli amministratori.
La risposta a chi chiede informazioni sul palazzetto di Cantù è la stessa ormai da troppo tempo: “stiamo aspettando che…”.
C’è sempre qualcosa che deve succedere, ci sono sempre proroghe in vista di una soluzione che, “questa volta davvero”, risolva il problema. Ci troviamo anche ora in questa situazione, a scrivere ancora di Palazzetto, a commentare l’ennesima proroga concessa alla società che ha in gestione il progetto, Turra, e l’ennesima nuova soluzione geniale: l’ingresso di una cooperativa emiliana in grado, “questa volta davvero”, di portare a compimento il progetto. Il termine della proroga è fine di giugno. In sottofondo, continuano incessanti le voci di piani alternativi, di soluzioni di ristrutturazione del Pianella, e così via.
Il Partito democratico di Cantù ha subito molte critiche per l’atteggiamento tenuto sulla questione: accusati di non voler vedere l’opera finita, di fare i gufi insomma, ma non si può che ravvisare nel comportamento dell’opposizione una certa coerenza. I fatti già dall’inizio ponevano grandissimi dubbi sulla fattibilità del progetto e sulla regolarità della gara. Sono certa che se non si trattasse di Cantù e della nostra squadra di basket, se riuscissimo ad essere razionali, tutti porrebbero il problema nell’unica ottica possibile: la priorità è il rispetto della legalità e della trasparenza.
Sembra un’ovvietà, ma i dubbi a proposito sempre espressi del Partito democratico canturino non sono rimasti parole al vento sui giornali, ma si sono tradotti in un esposto alla competente autorità di vigilanza che ha riscontrato chiare anomalie.
D’altra parte non potevano rivelarci questi problemi la Lega o il PdL canturini, fautori del fallimento tristemente noto come Palababele, le stesse persone che hanno gettato le fondamenta per quello che si annuncia come il secondo fallimento…La maggioranza a guida Lavori in Corso non può certo rispondere di responsabilità altrui, ma non può usare l’alibi delle colpe dei predecessori per perdere ulteriore tempo: quello che deve essere chiaro alla città, al netto delle considerazioni, diciamo così, emozionali, è che ogni minuto perso rappresenta soldi della comunità persi e l’affievolirsi della speranza di vedere l’opera completata.
Quando arriverà il momento, ad esempio, di rendere conto dei soldi spesi per la vecchia struttura e la sua demolizione?
Quando si faranno i conti dei soldi che la città ha investito e dovrà ancora investire per portare a casa l’opera a seguito del bando vinto dalla Turra?
Per quanto tempo ancora ha senso continuare a seguire Turra, in evidente difficoltà, concedendo proroghe? Perché non si è ancora rescisso questo contratto?
Per limitarsi a una sola constatazione, sottolineo che la Turra ha chiesto, oltre ai tempi tecnici per valutare il subentro della cooperativa di Reggiolo, anche la revisione del Piano Economico Finanziario; è evidente che se il subentro di una nuova società deve passare da una revisione del PEF questo può significare solo che bisogna parlare ancora di soldi, che probabilmente non bastano quelli già previsti per dare redditività a un progetto che pare proprio non averne (non è chiaro quindi perché qualcuno dovrebbe investire).
Insomma, vuol dire che deve essere ancora la comunità a mettere soldi nell’opera senza peraltro alcuna garanzia reale e concreta di vederla finita?
Non parliamo poi dei problemi “collaterali”, mai affrontati, del progetto; per citarne due ricordo la viabilità e il nodo piscina (come quella comunale che continua a perdere migliaia di euro al giorno). Non ci resta che aspettare novità, ma non ci sono dubbi: si vigilerà con attenzione sulla legalità e la trasparenza di ogni passaggio, per tutelare la comunità da irregolarità e ulteriore sperpero di denaro.
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