Appare ormai imbarazzante ai cittadini canturini
ritrovarsi un sindaco evidentemente inadatto a svolgere un ruolo di
responsabilità istituzionale, e interessato più alla divisione e alla rissa che
alla buona amministrazione.
Per la terza volta, egli ha fatto perdere alla città
di Cantù dei finanziamenti che le avrebbero arrecato beneficio: dopo aver
perduto i fondi regionali per il commercio; dopo aver perduto i fondi
emblematici Cariplo, è oggi la volta dei fondi governativi per la
ristrutturazione degli edifici scolastici. E siamo certi che l’elenco delle
occasioni mancate non si esaurirà qui.
Egli quindi, al fine di dissimulare la propria ormai
palese inadeguatezza, ritaglia su sé le vesti della “vittima del sistema”,
secondo un copione ormai collaudato, ai limiti del ridicolo.
Eppure, le risposte che il sindaco non dà sono
ancora attese. Perché Cantù ha perduto i finanziamenti per le scuole? Il nostro
gruppo consigliare ha già chiesto di acquisire la documentazione relativa, per
fare chiarezza su questo caso. E tuttavia alcune cose sono già evidenti sin
d’ora: il sindaco ha sottovalutato un'iniziativa del Governo italiano,
immaginando che fosse una boutade
propagandistica, e ha avanzato una richiesta esorbitante al Governo sul piano
finanziario.
Richiedere per la ristrutturazione delle scuole di
via Andina la cifra lunare di 5 milioni di euro è stato il vero motivo del mancato
accoglimento di tale richiesta: si consideri che in Provincia di Como sono
giunti non più di 15 milioni.
Per di più, non pago di tale richiesta scriteriata,
ha così risposto al Governo che lo sollecitava ad avanzare specifiche indicazioni
per la ristrutturazione degli edifici scolastici: “caro Presidente del
Consiglio, non ci garba che ci chieda di scegliere una scuola del nostro comune
[…]. Non ci garba perché la sentiamo come una gran presa per il culo” (testuali
parole, del 5 marzo scorso) E inoltre: “Ma una risposta alla sua letterina,
caro Presidente, gliela invierò comunque… Non fosse altro per comunicarle che
sono un sindaco che si è strarotto di continui bla bla bla governativi e
ministeriali”. Insomma, una bella sottovalutazione delle richieste del Governo,
di cui oggi Cantù sconta il costo.
Queste non sono parole degne del sindaco della
seconda città della provincia di Como. Evidenziano la sua scommessa perdente:
avere puntato sul lessico e sul metodo dell’antipolitica, del qualunquismo e
del populismo, proprio mentre dal Paese intero, e dagli sessi cittadini di
Cantù, giunge una richiesta di politica, di responsabilità e di serietà.
È giunto il momento che egli lasci la propria
carica, se deve continuare a interpretarla a questo modo, per evitare alla
città di Cantù ulteriori umiliazioni e un’involuzione della propria convivenza
civile.
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