Il Sindaco
di Cantù, evidentemente in difficoltà di comunicazione, ha deciso di ergersi a
critico sistematico, e per partito preso, di ogni iniziativa che il Governo
nazionale, e segnatamente il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, sta
assumendo.
Lo vediamo anche in un suo recente intervento in una scuola
cittadina.
Che si
tratti di scuole, di lavori pubblici, di inaugurazione di orti urbani, di
assemblee pubbliche del Movimento 5 stelle (cui non deve aver portato molta
fortuna, con il suo recente endorsement),
di sedute del consiglio comunale, il suo polemos è costantemente orientato al
Partito democratico e al suo Segratario nazionale.
Viene quasi
il sospetto che la sua sia una sorta di fascinazione inconfessata persino a se
stesso.
Sarebbe
facile quindi ironizzare sulla scontata e debole operazione retorica del
Sindaco. Tuttavia, poi, le minacce di andare direttamente a interpellare il
Governo sui paventati, ma non reali, tagli all'istruzione, suonano dubbie. E ciò
è vero, soprattutto quando rammentiamo che, nel bilancio del Comune
di Cantù, la voce che più è stata colpita è proprio quella dell'istruzione, con
il taglio dei trasferimenti agli asili, e il sacrificio di altre spese sempre
orientate all'istruzione. E così l'ironia lascia il posto alla riflessione.
Una ricerca
spasmodica di consenso porta a compiere errori di valutazione.
La ricerca
continua della polemica fa cadere ogni speranza che da questa amministrazione
giunga un segnale di leale collaborazione istituzionale.
E dire che,
soprattutto in momenti di crisi, sarebbe tanto utile alla città di Cantù essere
rappresentata da un primo cittadino in grado di dialogare con le istituzioni
regionali e nazionali.
Il sindaco
di Cantù preferisce l'offesa al dialogo? Ce ne faremo una ragione. Tutti i
cittadini se ne faranno una ragione.
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