È una crisi difficile da superare, alla
fine della quale saremo tutti molto diversi. Ieri sera, questa convinzione, già
emersa nell’incontro preliminare sui temi del lavoro dello scorso 28 aprile, ha
avuto una conferma ulteriore.
All’incontro sui temi del lavoro e dell’economia
canturini voluto dal Partito democratico hanno partecipato diversi
interlocutori, e tutti hanno dimostrato grande disponibilità a misurarsi sul
merito delle risposte che la società chiede al apolitica, in tema di lavoro e
crisi economica.
I relatori della serata sono stati Chiara Braga, paralamentare, segreteria
nazionale Partito democratico, Fausto Tagliabue, della
segreteria provinciale del Partito democratico, Luca
Delfinetti, assessore del comune di Cantù, al commercio e attività
produttiva, Marco Leonardi, docente
di Economia politica all’Università di Milano.
Ovevano dare una risposta sia sul merito
di una proposta di natura “locale” avanzata dal circolo cittadino del Partito
democratico, si aintervenire per discutere la cornice normativa che è i fase di
definizione a livello nazionale con i due strumetni normativi del decreto legge
lavoro (da poco approvato al Senato) e con il DDL delega sui temi del lavoro.
Entrambi questi provvedimenti sono denominati ormai comunemente Job Act.
La
nostra proposta
È stata avanzata dal Segretario
cittadino del Partito democratico di Cantù, Filippo Di Gregorio, che ha segnalato
come il Comune dovrebbe avviare una ricognizione della realtà sociale, che non
sia solo informativa, facendo uso anzitutto della propria consulta per
l’economia, per istituire un ufficio snello e vivace in grado di attivare
interventi tempestivi di informazione e presa in carico, e di costruzione di
reti per la rioccupazione e il collocamento. Il Partito democratico sarà pronto in proposito a dare ogni contributo, ogni supporto e ogni
energia necessaria per giungere a tale
risultato.
L’esistenza di una fase di crisi non
deve farci pensare che il sistema economico canturino sia al collasso; esiste
tuttavia una reale problematica occupazionale, che riguarda tanto i giovani
alla ricerca di un primo impiego, quanto i lavoratori e le lavoratrici che
perdono l’occupazione in età più avanzata.
Gli enti locali non hanno, come è
risaputo, i soldi per intervenire. D’altra parte, l’ente provinciale, che
avrebbe titolo per intervenire, risulta ormai un ectoplasma alla ricerca di
ogni alibi pur di non far nulla.
La Regione ha invece titoli e risorse, e
progetti molto interessanti, l’accesso ai quali è però lasciato alla singola e
volontaristica intenzione dei singoli, degli individui, senza un piano
concertato a livello territoriale.
Sono diversi gli strumenti regionali,
che sarebbe molto utile fossero resi noti, chiariti, resi più che fruibili.
1) La
dote unica lavoro.
2) La
dote disabili.
3) Le
reti di parternariato per la ricollocazione
4) La
garanzia giovani.
5) Dote
Expo.
Alla luce di questa strumentazione, il
segretario Filippo Di Gregorio ha avanzato la duplice proposta:
- che il Comune di Cantù si attivi in forma sussidiaria nei confronti dell’inazione dell’ente provinciale per attivare iniziative istituzionali e una forte azione di promozione e di informazione al fine di prendere in carico, tramite propri uffici e in parternariato con le strutture di collocamento, uffici lavoro e centri di formazione professionale pubblici e privati, quanti finiscano in difficoltà sul piano lavorativo;
- che il Comune di Cantù attivi una rete civica tra i comuni del proprio comprensorio interessati all’intera filiera produttiva, al fine di favorire la nascita di una struttura di supporto, informazione e sostegno attivo alle politiche regionali dell’occupazione.
L’ente comunale, potrebbe, anche, avviare
interventi di supporto al reddito familiare costruendo accordi con la
distribuzione presente in città, per mezzo di buoni spesa. Tali buoni spesa
verrebbero emessi in favore di quanti (disoccupati, famiglie in difficoltà,
inoccupati) potrebbero svolgere lavori volontari presso i centri commerciali
comunali. Le aziende disporrebbero di un supporto lavorativo importante. I
lavoratori attualmente impegnati sarebbero alleggeriti da carichi di lavoro
molto pesanti. Famiglie in difficoltà
potrebbero fare la spesa e coprire almeno il proprio fabbisogno alimentare. Il
tutto senza alcun esborso di denaro. La presa in carico e l’organizzazione di
tali impiegni non dovrebbe essere diversa da quella degli attuli volontari
civici. La proposta è stata presentata da Marco Patrini, relatore al convegno sul tema del commercio.
Ad essa, l’assessore Delfinetti ha risposto
impegnandosi a verificarne la fattibilità. Egli ha anche rammentato, tra le
iniziativa comunali, la richiesta di finanziamento accedendo ai bandi
emblematici di Cariplo (tra l’altro non giunta a una conclusione positiva), e
il costituendo consorzio tra i comuni brianzoli per la promozione territoriale.
Un
nuovo approccio al problema del lavoro
Il professor Marco Lombardi ha concluso
quindi il dibattito presentando l’intera filosofia dell’azione di governo, che
mira a una revisione completa del problema del lavoro, come viene declinato nel
nostro tempo. È indispensabile abbadonare un approccio ideologico. Occorre al
contrario muoversi con praticità e per via empirica. Il Partito democratico si
è fatto promotore, da tempo, di una proposta di ridefinizione complessiva delle
politiche di promozione del lavoro. Sono state definite Job act. E prevedono la definizione di un modello di Welfare to work, al contrario
dell’attuale modello in cui si assiste a un tutela ridotta e finalizzata alla
protezione sociale di una minoranza di tutelati.
Anzitutto,
occorre fare chiarezza su un fatto: non sono i provvedimenti di legge che
creano lavoro, ma gli imprenditori, o gli operai stessi associati in
cooperativa, con la loro voglia di buttarsi, di investire, di innovare. Per
riuscire in questo intento, c'è bisogno di una visione per i prossimi anni e di
piccoli interventi per i prossimi mesi.
Nella
proposta avanzata in fase istruttoria sui temi economici, il Partito
democratico ha evidenziato iniziative di sistema: semplificazione, trasparenza,
costo dell’energia, snellimento della burocrazia.
E
ad esse ha aggiunto proposte relative alle regole che riguardano il mondo
produttivo:
semplificazione
delle norme, con un nuovo codice del lavoro che racchiuda e semplifichi tutte
le regole attualmente esistenti; riduzione delle varie forme contrattuali,
oltre quaranta, a favore di un contratto di inserimento a tempo indeterminato a
tutele crescenti; sostegno per chi perde il posto di lavoro, con l'obbligo di
seguire un corso di formazione professionale e di non rifiutare più di una
nuova proposta di lavoro congrua; obbligo di rendicontazione online ex post per
ogni voce dei denari utilizzati per la formazione professionale finanziata da
denaro pubblico; Agenzia Unica Federale che coordini e indirizzi i centri per
l’impiego, la formazione e l’erogazione degli ammortizzatori sociali; legge
sulla rappresentatività sindacale e presenza dei rappresentanti eletti
direttamente dai lavoratori nei CDA delle grandi aziende.
Appendice:
I dati della crisi
Gli iscritti al collocamento nel
canturino risutano nel 2013 pari a 3.701 addetti, su un totale di 18 mila 865
in provincia di Como. Mentre per la città di Cantù siamo a 1.250 iscritti al
collocamento (635 maschi e 615 femmine).
Gli avviamenti al lavoro risultano
invece pari a 10.758 unità (5.575maschi, 5.183 femmine), su un totale di 60.609
in provincia di Como; ma se un lavoratore a contratto dovesse essere stato
avviato a due diversi lavori nel corso dell’anno 2013, per lui risulterebbero
due avviamenti.
Se consideriamo che lo stock degli occupati
complessivo in provincia di Como è pari a oltre 200 mila addetti in posizione
di dipendenza, si evince che il mercato
del lavoro in provincia di Como, e a Cantù non in modo difforme, è abbastanza dinamico. La tipologia delle
assunzioni comprende un 3% circa di contratti d’apprendistato; un 7 % di
contratti del tipo a collaborazine coordinata e continuativa; un 59,5 % di assunzioni a contratto a tempo
determinato; solo un 15,8 % a contratto
a tempo indeterminato (pari quindi a circa un solo occupato su sei). Le altre
tipologie comprendono le colaboratrici familiari e le assunzioni a chiamata
(circa il 9 %).
Nessun commento:
Posta un commento