lunedì 28 aprile 2014

Lavoro ed economia. Le nostre proposte per Cantù


Il problema dell’occupazione non può essere considerato come un a sé, slegato dalle effettive condizioni dell’economia di una regione, di una provincia o di un comune. Dalle sue reti di sostegno sociale. Dalle sue agenzie formative, culturali e professionali. Il punto critico della nostra realtà comunale è stato raggiunto con la crisi dell’azienda Eleca, che è stata drammatica, e tutt’ora permane con i suoi effetti, a segnalare il paradosso di una crisi aziendale che si manifesta in presenza di una grande professionalità del personale ivi impiegato. Da questa evidenza occorre partire, o meglio ripartire, per fare il punto su quanto possano, ad oggi, la politica e le istituzioni, per una società in difficoltà.

 

Torniamo dunque all’Eleca. A un anno e poco più dalla grande mobilitazione che condusse la giunta comunale a riunirsi davanti ai cancelli di quell’azienda, assistiamo a un silenzio preoccupante; sembra che le istituzioni abbiano dimenticato il destino degli operai dell’azienda che pure mossero sentimenti e proposero il vero tema della nostra società, il destino del lavoro.

Eppure la crisi Eleca ha fatto emergere il problema centrale di come affrontare la crisi economica. Occorre oggi  “fare rete”, riconoscere cioè quanto il problema sia da affrontare sul piano comunitario. I cittadini che restano senza lavoro devono rivendicare di non essere abbandonati alla loro solitudine. Nel futuro, sempre meno la problematica del lavoro dovrà essere vista come il problema dell’individuo, che in perfetta solitudine si risolve da solo le difficoltà legate all’impiego. Certo, maggiore è la qualifica di un uomo o di una donna, maggiori le loro competenze culturali, linguistiche, tecnologiche, minori sono le problematiche di collocamento o ricollocamento lavorativo. Tuttavia, soprattutto per quanti non godono di alta qualificazione, non esiste l’individuo che si risolve i problemi da solo, o meglio non più…

 

I dati della crisi

Gli iscritti al collocamento nel canturino risultano nel 2013 pari a 3.701 addetti, su un totale di 18 mila 865 in provincia di Como. Mentre per la città di Cantù siamo a 1.250 iscritti al collocamento (635 maschi e 615 femmine).

Gli avviamenti al lavoro risultano invece pari a 10.758 unità (5.575maschi, 5.183 femmine), su un totale di 60.609 in provincia di Como. Su questo dato va effettuata la tara, per il fatto che si calcola ogni avviamento, e quindi se un lavoratore a contratto dovesse essere stato avviato a due diversi lavori nel corso dell’anno 2013, per lui risulterebbero due avviamenti.

Se consideriamo che lo stock degli occupati complessivo in provincia di Como è pari a oltre 200 mila addetti in posizione di lavoratore dipendente, si evince che il mercato del lavoro in provincia di Como, e a Cantù non in modo difforme, è  sufficientemente dinamico. La tipologia delle assunzioni comprende un 3% circa di contratti d’apprendistato; un 7 % di contratti del tipo a collaborazione coordinata e continuativa;  un 59,5 % di assunzioni a contratto a tempo determinato;  solo un 15,8 % a contratto a tempo indeterminato (pari quindi a circa un solo occupato su sei). Le altre tipologie comprendono le collaboratrici familiari e le assunzioni a chiamata (circa il 9 %).

 

Iniziative concrete da intraprendere

L’esistenza di una fase di crisi non deve farci pensare che il sistema economico canturino sia al collasso; esiste tuttavia una reale problematica occupazionale, che riguarda tanto i giovani alla ricerca di un primo impiego, quanto i lavoratori e le lavoratrici che perdono l’occupazione in età più avanzata. Nella nostra realtà sociale esistono gravi difficoltà economiche, paragonabili ad altre zone  d’Italia. Ma ancor oggi, i dati macroeconomici dimostrano quanto sia alto il tasso di sostituzione del capitale nell’azienda canturina e più in generale nel comasco.

All’interno dei vari comuni che compongono la nostra realtà vi sono ancor oggi alcune importanti aziende in crisi, oltre al caso Eleca quindi. Sono almeno sei o sette aziende, che comprendono oltre cinquecento dipendenti, il cui lavoro è oggi posto a rischio, se non completamente compromesso.

Il quadro necessita quindi di interventi. Gli enti locali non hanno, come è risaputo, i soldi per poter intervenire. D’altra parte, l’ente provinciale, che avrebbe titolo per intervenire, risulta ormai un ectoplasma alla ricerca di ogni alibi pur di non far nulla.

La Regione ha invece titoli e risorse, e progetti molto interessanti, l’accesso ai quali è però lasciato alla singola e volontaristica intenzione dei singoli, degli individui, senza un piano concertato a livello territoriale.

Sono diversi gli strumenti regionali, che sarebbe molto utile fossero resi noti, chiariti, resi più che fruibili.

1) La dote unica lavoro. È uno strumento ben finanziato dalla Regione, 48 milioni ormai quasi in scadenza, ma con probabilità di un pronto rifinanziamento. Tramite la dote lavoro, gli organismi interessati a tale strumento, enti di varia natura, possono definire una graduatoria per  fasce di necessità alla quale i lavoratori o le lavoratrici possono accedere.  Dote Unica Lavoro individua quattro distinte fasce d’intensità di aiuto, in relazione alle diverse difficoltà occupazionali delle persone, misurate in base alla distanza dal mercato del lavoro, all’età, al titolo di studio e al genere dei singoli individui. Regione Lombardia riconosce ai lavoratori e alle lavoratrici in difficoltà un aiuto proporzionato alle loro difficoltà di inserimento nel mercato del lavoro: ad ogni fascia corrisponde una dote di valore commisurato alle sue esigenze. La dote è rivolta a: lavoratori disoccupati, lavoratori occupati, persone in ingresso nel mercato del lavoro, persone non immediatamente occupabili / ad alto rischio di esclusione sociale. Entro il valore della propria dote, la persona sceglie da un paniere di servizi tutti quelli necessari e funzionali a raggiungere i propri obiettivi occupazionali.

2) La dote disabili. Regione Lombardia avvierà a giorni la propria dote lavoro dedicata alla disabilità, si tratta di circa 39 milioni di euro, su Como si tratterà di circa 1,5 milioni di euro. Al contrario di dote lavoro, interamente processata dall’ente regionale, per questa dote finanziaria a favore dell’impiego di disabili la Provincia ha definito un piano entro il 28 febbraio. Dopo diche, le operazioni sono state passate agli enti per l’impiego e alle cooperative di secondo tipo. Si suppone che il bando regionale dovrà essere previsto per il mese di aprile: si consideri che un’azienda intenzionata a tale tipo di assunzione riceverà un beneficio finanziario di circa 14 mila euro.

3) Le reti di parternariato per la ricollocazione. La Regione Lombardia dovrà rifinanziare tali reti entro il prossimo mese di maggio 2014. A differenza della dote lavoro, per la quale il lavoratore è preso in carico individualmente, per questo strumento di ricollocamento si prevede la presa in carico di interi gruppi di lavoratori, fuoriusciti da una singola azienda in crisi o appartenenti a medesime tipologie professionali o merceologiche. Si rivolge quindi agli operai di aziende di un medesimo territorio o ad aziende di una medesima tipologia appartenenti a diversi zone geografiche. Un tale strumento prevede un ruolo attivo dell’ente pubblico, del Comune ad esempio; infatti si prevede la costruzione preventiva del parternariato tra Comune o Provincia, gli operatori accreditati. Gli interventi possono essere previsti per diverse tipologie: agire laddove sono conclamate le crisi aziendali o di settore; intervenire in funzione di servizio per aziende nuove o interessate a programmi di assunzione, soprattutto per quanto riguarda la formazione professionale del personale. A tali reti possono essere associate le imprese, interessate a sfruttare e mettere a frutto i benefici della struttura a rete territoriale. Evidente l’effetto di riduzione dei costi per le aziende fornito da tale strumento.

4) La garanzia giovani. Entro il mese di maggio verrà stanziata la quota complessiva sul piano nazionale di copertura pari a 1 miliardo per il biennio 2014-2015, del quale circa 150 milioni spetteranno a Regione Lombardia. Il modello di funzionamento di tale dote specifica non sarà diverso da quello di Dote unica. Garanzia giovani si rivolge a giovani tra i 16 e i 29 anni, che sono entro i 4 mesi dallo stato di inoccupazione o con esperienza lavorativa in corso o per percorsi di autoimprenditorialità.

5) Dote Expo. Infine, per quanto marginale, per la Lombardia è in fase di discussione un intervento a tutela dell’occupazione orientata e derivante dall’esperienza di Expo 2015. Tale intervento si incentra sulle esigenze lavorative e formative derivanti dai lavori per Expo e dai destini professionali di tali competenze, a esposizione conclusa.



Alla luce di questa strumentazione, come Partito democratico cittadino, intendiamo avanzare pubblicamente una duplice proposta.

  1. Proponiamo che il Comune di Cantù si attivi in forma sussidiaria nei confronti dell’inazione dell’ente provinciale per attivare iniziative istituzionali e una forte azione di promozione e di informazione al fine di prendere in carico, tramite propri uffici e in parternariato con le strutture di collocamento, uffici lavoro e centri di formazione professionale pubblici e privati, quanti finiscano in difficoltà sul piano lavorativo.
  2. Il Comune di Cantù attivi una rete civica tra i comuni del proprio comprensorio interessati all’intera filiera produttiva, al fine di favorire la nascita di una struttura di supporto, informazione e sostegno attivo alle politiche regionali dell’occupazione.

 

Un nuovo approccio al problema del lavoro

È evidente quanto, in un tale contesto, anche normativo, risulti quanto mai necessario rivedere completamente il problema del lavoro, come viene declinato nel nostro tempo. È indispensabile abbandonare un approccio ideologico. Occorre al contrario muoversi con praticità e per via empirica.

Il Partito democratico si è fatto promotore, da tempo, di una proposta di ridefinizione complessiva delle politiche di promozione del lavoro. Sono state definite Job act. E prevedono la definizione di un modello di Welfare to work, al contrario dell’attuale modello in cui si assiste a un tutela ridotta e finalizzata alla protezione sociale di una minoranza di tutelati.

 

Nuove norme per il mercato del lavoro

Anzitutto, occorre fare chiarezza su un fatto: non sono i provvedimenti di legge che creano lavoro, ma gli imprenditori, o gli operai stessi associati in cooperativa, con la loro voglia di buttarsi, di investire, di innovare. Per riuscire in questo intento, c'è bisogno di una visione per i prossimi anni e di piccoli interventi per i prossimi mesi.

 

L'obiettivo della proposta politica del nuovo governo italiano  è di creare posti di lavoro, rendendo semplice il sistema, incentivando voglia di investire, attraendo capitali stranieri (tra il 2008 e il 2012 l'Italia ha attratto 12 miliardi di euro all'anno di investimenti stranieri. Metà della Germania, 25 miliardi un terzo della Francia e della Spagna, 37 miliardi). Per la Banca Mondiale siamo al 73° posto al mondo per facilità di fare impresa (dopo la Romania, prima delle Seychelles). Per il World Economic Forum siamo al 42° posto per competitività (dopo la Polonia, prima della Turchia).

 

Nella proposta avanzata in fase istruttoria sui temi economici, il Partito democratico ha evidenziato iniziative di sistema: semplificazione, trasparenza, costo dell’energia, snellimento della burocrazia.

E ad esse ha aggiunto proposte relative alle regole che riguardano il mondo produttivo:

semplificazione delle norme, con un nuovo codice del lavoro che racchiuda e semplifichi tutte le regole attualmente esistenti; riduzione delle varie forme contrattuali, oltre quaranta, a favore di un contratto di inserimento a tempo indeterminato a tutele crescenti; sostegno per chi perde il posto di lavoro, con l'obbligo di seguire un corso di formazione professionale e di non rifiutare più di una nuova proposta di lavoro congrua; obbligo di rendicontazione online ex post per ogni voce dei denari utilizzati per la formazione professionale finanziata da denaro pubblico; Agenzia Unica Federale che coordini e indirizzi i centri per l’impiego, la formazione e l’erogazione degli ammortizzatori sociali; legge sulla rappresentatività sindacale e presenza dei rappresentanti eletti direttamente dai lavoratori nei CDA delle grandi aziende.

 

Come affrontare il tema?

L a nostra proposta si rifà, evidentemente, al contesto legislativo e costituzionale dato dal titolo V della Costituzione, rebus sic stantibus. Non nascondiamo che le speranze siano quelle di un prossimo ripensamento di quel contesto di legislazione esclusiva, se non concorrente, tra Stato e regioni. E tuttavia, la condizione attuale di riserva d’azione assegnata alle regioni ci porta a suggerire una forte collaborazione istituzionale tra Comune e regione, in materia di ricollocamento.

Gli strumenti regionali sono quindi pronti, o lo saranno a breve. Comporteranno la disponibilità di centinaia di milioni di euro a disposizione per il ricollocamento o il collocamento ex novo, per disoccupati o inoccupati, giovani e disabili. Lo strumento guida resta, a tutti gli effetti, quello della Dote unica lavoro. E tuttavia, l’altro modello concorrente, quello delle reti di parternariato per la ricollocazione, impone addirittura un ruolo guida all’istituzione pubblica, comune e provincia indifferentemente.

Cosa deve fare il Comune e cosa può fare? Il Comune dovrà a nostro parere avviare una ricognizione che non sia solo informativa, facendo uso anzitutto della propria consulta per l’economia, per istituire un ufficio snello e vivace in grado di attivare interventi tempestivi di presa in carico, e di costruzione di reti per la rioccupazione e il collocamento. Serve che il Comune applichi a queste tematiche, a questa emergenza vera il medesimo slancio volontaristico dedicato ad esempio al crow founding per il basket. Come il basket cittadino è stata un’emergenza giustamente assunta dall’amministrazione, allo stesso modo, e ben più urgente, è necessario che  la risposta alle difficoltà occupazionali di migliaia di cittadini sia assunto come un problema di tutti, un problema della comunità che può trovare risposte, anche individuali, proprio da un impegno comunitario.

Il partito democratico è pronto a dare ogni contributo, ogni supporto e ogni energia necessaria per  giungere a tale risultato.

Nessun commento: