Il
problema dell’occupazione non può essere considerato come un a sé, slegato
dalle effettive condizioni dell’economia di una regione, di una provincia o di
un comune. Dalle sue reti di sostegno sociale. Dalle sue agenzie formative,
culturali e professionali. Il punto critico della nostra realtà comunale è
stato raggiunto con la crisi dell’azienda Eleca, che è stata drammatica, e
tutt’ora permane con i suoi effetti, a segnalare il paradosso di una crisi
aziendale che si manifesta in presenza di una grande professionalità del
personale ivi impiegato. Da questa evidenza occorre partire, o meglio
ripartire, per fare il punto su quanto possano, ad oggi, la politica e le
istituzioni, per una società in difficoltà.
Torniamo dunque all’Eleca. A un anno e
poco più dalla grande mobilitazione che condusse la giunta comunale a riunirsi
davanti ai cancelli di quell’azienda, assistiamo a un silenzio preoccupante;
sembra che le istituzioni abbiano dimenticato il destino degli operai
dell’azienda che pure mossero sentimenti e proposero il vero tema della nostra
società, il destino del lavoro.
Eppure la crisi Eleca ha fatto emergere
il problema centrale di come affrontare la crisi economica. Occorre oggi “fare rete”, riconoscere cioè quanto il
problema sia da affrontare sul piano comunitario. I cittadini che restano senza
lavoro devono rivendicare di non essere abbandonati alla loro solitudine. Nel
futuro, sempre meno la problematica del lavoro dovrà essere vista come il
problema dell’individuo, che in perfetta solitudine si risolve da solo le
difficoltà legate all’impiego. Certo, maggiore è la qualifica di un uomo o di
una donna, maggiori le loro competenze culturali, linguistiche, tecnologiche,
minori sono le problematiche di collocamento o ricollocamento lavorativo.
Tuttavia, soprattutto per quanti non godono di alta qualificazione, non esiste
l’individuo che si risolve i problemi da solo, o meglio non più…
I
dati della crisi
Gli iscritti al collocamento nel
canturino risultano nel 2013 pari a 3.701 addetti, su un totale di 18 mila 865 in
provincia di Como. Mentre per la città di Cantù siamo a 1.250 iscritti al
collocamento (635 maschi e 615 femmine).
Gli avviamenti al lavoro risultano
invece pari a 10.758 unità (5.575maschi, 5.183 femmine), su un totale di 60.609
in provincia di Como. Su questo dato va effettuata la tara, per il fatto che si
calcola ogni avviamento, e quindi se un lavoratore a contratto dovesse essere
stato avviato a due diversi lavori nel corso dell’anno 2013, per lui
risulterebbero due avviamenti.
Se consideriamo che lo stock degli
occupati complessivo in provincia di Como è pari a oltre 200 mila addetti in
posizione di lavoratore dipendente, si evince che il mercato del lavoro in
provincia di Como, e a Cantù non in modo difforme, è sufficientemente dinamico. La tipologia delle
assunzioni comprende un 3% circa di contratti d’apprendistato; un 7 % di
contratti del tipo a collaborazione coordinata e continuativa; un 59,5 % di assunzioni a contratto a tempo
determinato; solo un 15,8 % a contratto
a tempo indeterminato (pari quindi a circa un solo occupato su sei). Le altre
tipologie comprendono le collaboratrici familiari e le assunzioni a chiamata
(circa il 9 %).
Iniziative
concrete da intraprendere
L’esistenza di una fase di crisi non
deve farci pensare che il sistema economico canturino sia al collasso; esiste
tuttavia una reale problematica occupazionale, che riguarda tanto i giovani
alla ricerca di un primo impiego, quanto i lavoratori e le lavoratrici che
perdono l’occupazione in età più avanzata. Nella nostra realtà sociale esistono
gravi difficoltà economiche, paragonabili ad altre zone d’Italia. Ma ancor oggi, i dati
macroeconomici dimostrano quanto sia alto il tasso di sostituzione del capitale
nell’azienda canturina e più in generale nel comasco.
All’interno dei vari comuni che
compongono la nostra realtà vi sono ancor oggi alcune importanti aziende in
crisi, oltre al caso Eleca quindi. Sono almeno sei o sette aziende, che
comprendono oltre cinquecento dipendenti, il cui lavoro è oggi posto a rischio,
se non completamente compromesso.
Il quadro necessita quindi di
interventi. Gli enti locali non hanno, come è risaputo, i soldi per poter
intervenire. D’altra parte, l’ente provinciale, che avrebbe titolo per
intervenire, risulta ormai un ectoplasma alla ricerca di ogni alibi pur di non
far nulla.
La Regione ha invece titoli e risorse, e
progetti molto interessanti, l’accesso ai quali è però lasciato alla singola e
volontaristica intenzione dei singoli, degli individui, senza un piano
concertato a livello territoriale.
Sono diversi gli strumenti regionali,
che sarebbe molto utile fossero resi noti, chiariti, resi più che fruibili.
1) La
dote unica lavoro. È uno strumento ben finanziato dalla Regione, 48 milioni
ormai quasi in scadenza, ma con probabilità di un pronto rifinanziamento.
Tramite la dote lavoro, gli organismi interessati a tale strumento, enti di
varia natura, possono definire una graduatoria per fasce di necessità alla quale i lavoratori o
le lavoratrici possono accedere. Dote
Unica Lavoro individua quattro distinte fasce d’intensità di aiuto, in
relazione alle diverse difficoltà occupazionali delle persone, misurate in base
alla distanza dal mercato del lavoro, all’età, al titolo di studio e al genere
dei singoli individui. Regione Lombardia riconosce ai lavoratori e alle
lavoratrici in difficoltà un aiuto proporzionato alle loro difficoltà di
inserimento nel mercato del lavoro: ad ogni fascia corrisponde una dote di
valore commisurato alle sue esigenze. La dote è rivolta a: lavoratori
disoccupati, lavoratori occupati, persone in ingresso nel mercato del lavoro,
persone non immediatamente occupabili / ad alto rischio di esclusione sociale.
Entro il valore della propria dote, la persona sceglie da un paniere di
servizi tutti quelli necessari e funzionali a raggiungere i propri
obiettivi occupazionali.
2) La
dote disabili. Regione Lombardia avvierà a giorni la propria dote lavoro
dedicata alla disabilità, si tratta di circa 39 milioni di euro, su Como si
tratterà di circa 1,5 milioni di euro. Al contrario di dote lavoro, interamente
processata dall’ente regionale, per questa dote finanziaria a favore
dell’impiego di disabili la Provincia ha definito un piano entro il 28
febbraio. Dopo diche, le operazioni sono state passate agli enti per l’impiego
e alle cooperative di secondo tipo. Si suppone che il bando regionale dovrà
essere previsto per il mese di aprile: si consideri che un’azienda intenzionata
a tale tipo di assunzione riceverà un beneficio finanziario di circa 14 mila
euro.
3) Le
reti di parternariato per la ricollocazione. La Regione Lombardia dovrà
rifinanziare tali reti entro il prossimo mese di maggio 2014. A differenza
della dote lavoro, per la quale il lavoratore è preso in carico
individualmente, per questo strumento di ricollocamento si prevede la presa in
carico di interi gruppi di lavoratori, fuoriusciti da una singola azienda in
crisi o appartenenti a medesime tipologie professionali o merceologiche. Si
rivolge quindi agli operai di aziende di un medesimo territorio o ad aziende di
una medesima tipologia appartenenti a diversi zone geografiche. Un tale
strumento prevede un ruolo attivo dell’ente pubblico, del Comune ad esempio;
infatti si prevede la costruzione preventiva del parternariato tra Comune o
Provincia, gli operatori accreditati. Gli interventi possono essere previsti per
diverse tipologie: agire laddove sono conclamate le crisi aziendali o di
settore; intervenire in funzione di servizio per aziende nuove o interessate a
programmi di assunzione, soprattutto per quanto riguarda la formazione
professionale del personale. A tali reti possono essere associate le imprese,
interessate a sfruttare e mettere a frutto i benefici della struttura a rete
territoriale. Evidente l’effetto di riduzione dei costi per le aziende fornito
da tale strumento.
4) La
garanzia giovani. Entro il mese di maggio verrà stanziata la quota
complessiva sul piano nazionale di copertura pari a 1 miliardo per il biennio
2014-2015, del quale circa 150 milioni spetteranno a Regione Lombardia. Il
modello di funzionamento di tale dote specifica non sarà diverso da quello di
Dote unica. Garanzia giovani si rivolge a giovani tra i 16 e i 29 anni, che
sono entro i 4 mesi dallo stato di inoccupazione o con esperienza lavorativa in
corso o per percorsi di autoimprenditorialità.
5) Dote
Expo. Infine, per quanto marginale, per la Lombardia è in fase di
discussione un intervento a tutela dell’occupazione orientata e derivante
dall’esperienza di Expo 2015. Tale intervento si incentra sulle esigenze
lavorative e formative derivanti dai lavori per Expo e dai destini
professionali di tali competenze, a esposizione conclusa.
Alla luce di questa strumentazione, come Partito democratico cittadino, intendiamo avanzare pubblicamente una duplice proposta.
- Proponiamo che il Comune di Cantù si attivi in forma sussidiaria nei confronti dell’inazione dell’ente provinciale per attivare iniziative istituzionali e una forte azione di promozione e di informazione al fine di prendere in carico, tramite propri uffici e in parternariato con le strutture di collocamento, uffici lavoro e centri di formazione professionale pubblici e privati, quanti finiscano in difficoltà sul piano lavorativo.
- Il Comune di Cantù attivi una rete civica tra i comuni del proprio comprensorio interessati all’intera filiera produttiva, al fine di favorire la nascita di una struttura di supporto, informazione e sostegno attivo alle politiche regionali dell’occupazione.
Un
nuovo approccio al problema del lavoro
È evidente quanto, in un tale contesto,
anche normativo, risulti quanto mai necessario rivedere completamente il
problema del lavoro, come viene declinato nel nostro tempo. È indispensabile
abbandonare un approccio ideologico. Occorre al contrario muoversi con praticità
e per via empirica.
Il Partito democratico si è fatto promotore,
da tempo, di una proposta di ridefinizione complessiva delle politiche di
promozione del lavoro. Sono state definite Job
act. E prevedono la definizione di un modello di Welfare to work, al contrario dell’attuale modello in cui si
assiste a un tutela ridotta e finalizzata alla protezione sociale di una
minoranza di tutelati.
Nuove
norme per il mercato del lavoro
Anzitutto,
occorre fare chiarezza su un fatto: non sono i provvedimenti di legge che
creano lavoro, ma gli imprenditori, o gli operai stessi associati in
cooperativa, con la loro voglia di buttarsi, di investire, di innovare. Per
riuscire in questo intento, c'è bisogno di una visione per i prossimi anni e di
piccoli interventi per i prossimi mesi.
L'obiettivo
della proposta politica del nuovo governo italiano è di creare posti di lavoro, rendendo
semplice il sistema, incentivando voglia di investire, attraendo capitali
stranieri (tra il 2008 e il 2012 l'Italia ha attratto 12 miliardi di euro
all'anno di investimenti stranieri. Metà della Germania, 25 miliardi un terzo
della Francia e della Spagna, 37 miliardi). Per la Banca Mondiale siamo al 73°
posto al mondo per facilità di fare impresa (dopo la Romania, prima delle
Seychelles). Per il World Economic Forum siamo al 42° posto per competitività
(dopo la Polonia, prima della Turchia).
Nella
proposta avanzata in fase istruttoria sui temi economici, il Partito
democratico ha evidenziato iniziative di sistema: semplificazione, trasparenza,
costo dell’energia, snellimento della burocrazia.
E
ad esse ha aggiunto proposte relative alle regole che riguardano il mondo
produttivo:
semplificazione
delle norme, con un nuovo codice del lavoro che racchiuda e semplifichi tutte
le regole attualmente esistenti; riduzione delle varie forme contrattuali, oltre
quaranta, a favore di un contratto di inserimento a tempo indeterminato a tutele
crescenti; sostegno per chi perde il posto di lavoro, con l'obbligo di seguire
un corso di formazione professionale e di non rifiutare più di una nuova
proposta di lavoro congrua; obbligo di rendicontazione online ex post per ogni
voce dei denari utilizzati per la formazione professionale finanziata da denaro
pubblico; Agenzia Unica Federale che coordini e indirizzi i centri per
l’impiego, la formazione e l’erogazione degli ammortizzatori sociali; legge
sulla rappresentatività sindacale e presenza dei rappresentanti eletti
direttamente dai lavoratori nei CDA delle grandi aziende.
Come
affrontare il tema?
L a nostra proposta si rifà,
evidentemente, al contesto legislativo e costituzionale dato dal titolo V della
Costituzione, rebus sic stantibus.
Non nascondiamo che le speranze siano quelle di un prossimo ripensamento di
quel contesto di legislazione esclusiva, se non concorrente, tra Stato e
regioni. E tuttavia, la condizione attuale di riserva d’azione assegnata alle
regioni ci porta a suggerire una forte collaborazione istituzionale tra Comune e
regione, in materia di ricollocamento.
Gli strumenti regionali sono quindi
pronti, o lo saranno a breve. Comporteranno la disponibilità di centinaia di
milioni di euro a disposizione per il ricollocamento o il collocamento ex novo,
per disoccupati o inoccupati, giovani e disabili. Lo strumento guida resta, a
tutti gli effetti, quello della Dote unica lavoro. E tuttavia, l’altro modello concorrente,
quello delle reti di parternariato per la ricollocazione, impone addirittura un
ruolo guida all’istituzione pubblica, comune e provincia indifferentemente.
Cosa deve fare il Comune e cosa può
fare? Il Comune dovrà a nostro parere avviare una ricognizione che non sia solo
informativa, facendo uso anzitutto della propria consulta per l’economia, per
istituire un ufficio snello e vivace in grado di attivare interventi tempestivi
di presa in carico, e di costruzione di reti per la rioccupazione e il
collocamento. Serve che il Comune applichi a queste tematiche, a questa
emergenza vera il medesimo slancio volontaristico dedicato ad esempio al crow
founding per il basket. Come il basket cittadino è stata un’emergenza
giustamente assunta dall’amministrazione, allo stesso modo, e ben più urgente,
è necessario che la risposta alle
difficoltà occupazionali di migliaia di cittadini sia assunto come un problema
di tutti, un problema della comunità che può trovare risposte, anche
individuali, proprio da un impegno comunitario.
Il partito democratico è pronto a dare
ogni contributo, ogni supporto e ogni energia necessaria per giungere a tale risultato.
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