giovedì 6 marzo 2014

Avviso a Lega e maggioranza: non si gioca con la religione

Il low profile assunto dall'amministrazione cittadina in merito al tema della destinazione a luogo di culto di un capannone sito in città, ben presto strumentalizzato in modo a dir poco irresponsabile dalla Lega cittadina (che urla no alla Moschea) è il peggior regalo che tale amministrazione avrebbe potuto fare ai suoi cittadini.
A una scelta che avrebbe dovuto essere assunta con pienezza di argomentazioni, e con la dignità e l'orgoglio di chi crede davvero a quello che fa, si è preferito l'agire quasi segreto, la dissimulazione, la vergogna di chi ha paura delle proprie idee e sa di essere minoritario nella società canturina.
La vicenda è nota. Con l'approvazione del PGT cittadino, il Consiglio comunale approva anche la trasformazione della destinazione d'uso di un capannone produttivo sito in via Milano, che viene riconosciuto come possibile sede di culto religioso.
Da subito, si sussurra che lì potrebbe trovare sede il centro di preghiera per i cittadini di fede musulmana della città. I rappresentanti della maggioranza balbettano, negano, ammettono, insomma non chiariscono. E sin da quel momento si collocano sulla difensiva. Un brutto affare. Soprattutto da parte di un'amministrazione che non ha avuto problemi a concedere una sede pubblica (il campo solare) per il ritrovo dell'internazionale nazista europea. Evidentemente, il coraggio devono averlo perduto tutto lo scorso settembre...
Ora, il capogruppo leghista in Consiglio comunale dichiara battaglia, con un'enfasi a dir proprio ipertrofica, figlia forse più dell'imminenza delle consultazione europee che delle proprie sincere convinzioni. Ma si sa: la paura del musulmano, nell'elettorato un tempo leghista, è tanto ancora presente quanto la Lega ha desidero di riprendersi un elettorato che ha perduto dai tempi dei diamanti, degli investimenti in Tanzania, del Trota e della laurea comprata all'Università di Tirana.
Non solo, la Lega minaccia di indire un referendum cittadino, pur sapendo che su tali materie il referendum sarebbe del tutto impossibile: non si barattano per due voti i diritti sanciti sul piano costituzionale...


Diviene indispensabile a questo punto sollevare alcuni interrogativi.


1. Anche ammesso che risponda al vero la decisione definita nel PGT di autorizzare la nascita di una moschea in via Milano, sarebbe quantomeno discutibile che tale luogo sia stato individuato a tal fine. Un luogo di culto religioso dovrebbe essere ospitato in una sede appropriata, certamente non in una zona industriale, del tutto priva di servizi, inospitale, certamente marginale nel contesto urbano cittadino. Non ultimo sarebbe una sede quantomeno inadatta su piano viabilistico e dei trasporti. Servizi e contesto urbanistico sono indispensabili per questa come per altre collocazioni delicate nella vita di una comunità importante quale la comunità musulmana della nostra città. Sia chiaro, pregare Dio, ciascuno il proprio Dio, può avvenire ovunque e in ogni condizione; ma ogni uomo che crede nel proprio Dio vorrebbe che il luogo eletto a tale sede di preghiera fosse quantomeno dignitoso, e non un residuo d'archeologia industriale; senza togliere che una collocazione di questo tipo, sempre ammesso che tale sia, occorrerebbe investimenti per strutture di supporto che l'amministrazione dovrebbe richiedere ed esigere dal privato che affitterebbe tale struttura.
2. Al fine di evitare un dibattito "sui principi", l'amministrazione cittadina continua in una strategia incomprensibile di dissimulazione e di sottovalutazione del problema. E così facendo, subisce l'iniziativa leghista, dimostrando così di avere scarsa fiducia persino nelle sue stesse affermazioni programmatiche. Invece, su questo tema, i principi devono venire prima di tutto. E il principio indiscutibile è il seguente: (articolo 8 costituzione) "Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge". Nessuno può impedire la libertà religiosa di alcuno. Tale principio è indiscutibile e insindacabile. Se il Sindaco, tanto ligio ai diritti costituzionali persino dei nazisti ungheresi, fosse altrettanto convinto a riguardo, non farebbe altro che ribattere alla Lega con la citazione dell'articolo 8 della Costituzione, senza addentrarsi in pericolose e impraticabili sfide in un referendum da promuovere. Ma un atteggiamento responsabile confliggerebbe con il disegno di presentarsi quale esponente dello spirito pubblico cittadino, forse nella speranza di recuperare consensi a destra e tra i leghisti confusi e smarriti. Ebbene, se ha pensato a questo ha sbagliato. Sarebbe il caso che rimeditasse sul suo futuro e uscisse dalle sue ambiguità ideologiche e politiche.
3. Il nostro punto di vista. Quando si tennero le elezioni amministrative, sentiti i rappresentanti della comunità musulmana cittadina, proprio alcuni di essi, realisticamente, riconobbero ai nostri candidati che Cantù non era ancora pronta per la richiesta di una Moschea. Si sarebbe potuto pensare a un centro culturale, a un momento e una sede di incontro e di confronto. Ebbene, la serietà e la responsabilità di questi nostri concittadini non sembrano oggi neppure presi in considerazione dall'amministrazione cittadina, che dimostra di muoversi in modo rigido, in totale carenza  di flessibilità e capacità di dialogo. Tra l'altro, proprio la scelta del basso profilo è la vera colpa dell'amministrazione e la causa di tale incapacità di confronto. Si sappia che, come Partito democratico, non accetteremo mai alcuna opzione, in materia, che trasformasse gli uomini e le donne di una importane comunità religiosa cittadina negli strumenti di un disegno di partiti politici nazionali o locali (leggi Lega e LIC) intenti a sfidarsi in una riedizione delle scorse elezioni amministrative. La minaccia di referendum su questa materia, oggi ribadita dallo stesso Sindaco, non ci vedrebbe in alcun modo partecipi a uno scontro che potrebbe portare solo dei danni alla nostra comunità.
4. Le responsabilità della Lega. Vera responsabile di questa situazione è senza dubbio la Lega Nord, con le sue giunte del passato. Non possiamo dimenticare che in Italia, tutt'ora, la normativa che regola gli accessi degli stranieri nel Paese è una legge che porta il nome di Umberto Bossi. Né che a Cantù i residenti stranieri siano aumentati esponenzialmente proprio nel tempo dei governi leghisti. I canturini, sempre molto accoglienti verso chi è venuto a vivere in città, non hanno mai avuto problemi a vendere o affittare alloggi a tali nuovi concittadini. Molti di essi lavorano e contribuiscono a pagare le tasse con le quali il Comune mantiene servizi e interventi assistenziali. Fingere ora che tutto questo sia il prodotto di un destino cinico è molto utile a un partito in crisi di consensi, ma non aiuta per niente i canturini a capire come affrontare un problema di convivenza che non può essere eluso a colpi di volantinaggi, referendum e banalità. Non solo, le irresponsabili dichiarazioni del capogruppo della Lega, che associa con un'innocenza al limite del grottesco la religione musulmana al terrorismo qaedista, pongono un problema gravissimo, al limite dell'accettabile e della decenza. Sarebbe meglio chiedere ai rappresentanti della comunità cittadina un atteggiamento più serio, dall'una come dall'altra parte si trovino.

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