Ora la Regione Lombardia e la Provincia di Como (!)
sono diventate l’oracolo della maggioranza che governa Cantù. I loro documenti
(pubblicati non sul sito istituzionale del comune, ma su fb e per stralci
debitamente selezionati, perché l’amministrazione si guarda bene dal
pubblicizzarne le parti che conservino aspetti critici) vengono volantinati e
diffusi come documenti di lotta politica. Con un risultato al confine tra il
comico e il patetico.
I
limiti di tale operazione, denominata “Non lo dice la maggioranza ma la
Provincia e la Regione” (glissiamo sull’anacoluto) sono evidenti e risiedono
nel processo autoreferenziale dell’iniziativa. La Provincia e la Regione hanno
formulato i loro pareri sul PGT di Cantù, giunti in Comune da quasi due
mesi (il 13 dicembre la prima e il 26 novembre la seconda). Non ci si può nascondere, oltretutto, che
questi enti si limitano a valutare le incompatibilità del PGT canturino con il
Piano territoriale provinciale (PTCP) e con il Piano regionale rispettivamente;
la loro competenza non entra nel merito delle scelte di politica urbanistica
del Piano comunale. Lo potrebbe?
Tuttavia,
anche i rilievi provinciali e regionali addotti come delle promozioni sul campo
per l’amministrazione cittadina contengono rilievi che dovranno essere recepiti
in modifica degli atti già deliberati, e fanno emergere alcune carenze e
contraddizioni in qualche misura segnalate anche da noi.
In
particolare, nel parere regionale il
rendiconto delle aree di trasformazione previste dal nuovo PGT non fa cenno alcuno ai circa 110.000 m3
relativi agli ambiti PCC (Permessi di Costruire Convenzionati), cui
corrispondono sostanzialmente le omologhe aree ATRC del Piano regolatore
vigente (PRG). Semplice dimenticanza o esercizio illusionistico? La circostanza
che le predette aree (PCC) siano state messe sul conto del Piano delle Regole
non significa che debbano essere ignorate nel momento in cui si confrontano il
totale delle aree di trasformazione del
PRG con quelle del PGT
Inoltre,
da nessuna parte, nell’operazione verità della maggioranza, troviamo le cifre
che rappresentano l’entità delle edificazioni, espresse in metri cubi, o se si
preferisce in metri quadrati di superficie lorda di pavimento (SLP). Risulta
quindi evidente che da quelle parti (politiche) si è un po’ allergici a parlare
di volumetrie edificabili. Perché?
Sarà
vero, oppure no, che il PGT – se consideriamo le sole aree di trasformazione AS
AR PCC – ammette un maggior carico
insediativo (misurabile appunto in metri cubi/metri quadri di SLP) rispetto a
quello ancora disponibile nel piano vigente? L’assessore non ha saputo e non ha
potuto negare questa affermazione, durante il nostro convegno del 17 gennaio.
Segno che ha un fondamento indiscusso.
Infine,
la Regione, nel suo documento, ha assunto il Piano regolatore vigente come
unica base ed elemento di confronto; si tratta della medesima operazione logica
e politica che noi abbiamo assunto sia nell’intera opera di valutazione del PGT
cittadino, sia nel costruire le osservazioni al medesimo piano. Come mai,
quando tale operazione di raffronto viene svolta dall’opposizione essa è stigmatizzata e combattuta, quasi irrisa,
mentre la medesima (corretta) scelta della Regione non viene accusata di essere
fuori tempo, scorretta, orientata a un’altra filosofia che rende incomparabili
i due diversi strumenti urbanistici?
Siamo
certi che a queste domande non arriveranno risposte, visto l’orientamento della
maggioranza di non discutere, non ascoltare, negare valore alle idee di chi non
condivide le sue tesi. Restiamo tuttavia convinti che uno sforzo di confronto
vada tentato, fino all’ultimo momento, per cercare di migliorare il PGT.
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