martedì 5 novembre 2013

Alcune “scemenze” da suggerire al Sindaco di Cantù


Con il garbo che ormai da tempo lo connota, il Sindaco di Cantù ha apostrofato il nostro Partito di dire “scemenze”, per il fatto che lo sollecitavamo ad assumere un’iniziativa in merito ai bandi Cariplo per interventi emblematici in provincia di Como (si tratterebbe di 7 milioni di euro, da assegnare a progetti presentati entro il 15 novembre p.v.).

In effetti, la scelta dell’attuale amministrazione comunale canturina di mantenere il totale riserbo su quali progetti presentare, per quanto possa far emergere il sospetto che di progetti veri e propri non ce ne siano, quantomeno rende del tutto impossibile valutare le proposte canturine e sottrae quindi l’attuale Giunta da ogni accusa di prospettare progetti improbabili quando non addirittura proposte assimilabili alle nostre scemenze.

E tuttavia, ci sembra sbagliata, profondamente sbagliata, nonché contraddittoria, la decisione della Giunta di agire ormai in semi-clandestinità. Si è passati dall’ideale della partecipazione universale alla realtà della pratica iniziatica. Il che chiarisce molto delle condizioni effettive di vitalità dell’attuale maggioranza.

 

Quindi, pur correndo il rischio di ricadere nell’impareggiabile pericolo di dire scemenze, non vogliamo sottrarci al dovere civile di indicare emergenze cittadine, alle quali potrebbe o addirittura dovrebbe essere associato un progetto di arricchimento del tessuto civile e sociale. Si tratta cioè di indicare situazioni passibili di miglioramento, che abbiano “dimensioni significative, idonee a generare un positivo ed elevato impatto sulla qualità della vita e sulla promozione dello sviluppo culturale, economico e sociale del territorio di riferimento”.

Gli ambiti indicati a Cariplo sono dunque i seguenti: sviluppo culturale, scientifico, ambientale, educativo, economico e sociale locale.

 

Ci limitiamo a indicare due emergenze cittadine.

La Prima interessa l’ambito sociale, e segnatamente la realtà demografica della nostra città, nella quale la popolazione ultrasettantenne aumenterà in modo sostenuto negli anni a venire. Perché non individuare quindi edifici cittadini che possano essere adeguati con ristrutturazione funzionale, al fine di realizzarvi case di riposo per anziani?

La seconda riguarda l’ambito culturale, e interessa l’edificio di Sant’Ambrogio, sito in piazza Marconi, recentemente aperto dopo lunga opera di restauro e destinato a sede di esposizioni museali. Tuttavia, esso è del tutto inutilizzato, in quanto richiederebbe una ulteriore fase di riorganizzazione dei volumi interni. Perché non ripensarne l’organizzazione degli spazi, destinandolo a funzioni più pratiche, ad esempio annettendolo alla vicina biblioteca e rendendolo centro polifunzionale, tra espositivo e bibliotecario?

Anziani o cultura, sollecitiamo l’amministrazione cittadina a uscire dal chiuso delle proprie stanze, rischiando anch’essa qualcosa, ma misurandosi con la realtà viva di una città che attende risposte.

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