Con il garbo che ormai da tempo
lo connota, il Sindaco di Cantù ha apostrofato il nostro Partito di dire
“scemenze”, per il fatto che lo sollecitavamo ad assumere un’iniziativa in
merito ai bandi Cariplo per interventi emblematici in provincia di Como (si
tratterebbe di 7 milioni di euro, da assegnare a progetti presentati entro il
15 novembre p.v.).
In effetti, la scelta dell’attuale
amministrazione comunale canturina di mantenere il totale riserbo su quali
progetti presentare, per quanto possa far emergere il sospetto che di progetti
veri e propri non ce ne siano, quantomeno rende del tutto impossibile valutare
le proposte canturine e sottrae quindi l’attuale Giunta da ogni accusa di
prospettare progetti improbabili quando non addirittura proposte assimilabili
alle nostre scemenze.

Quindi, pur correndo il rischio
di ricadere nell’impareggiabile pericolo di dire scemenze, non vogliamo sottrarci al dovere civile di indicare
emergenze cittadine, alle quali potrebbe o addirittura dovrebbe essere
associato un progetto di arricchimento del tessuto civile e sociale. Si tratta
cioè di indicare situazioni passibili di miglioramento, che abbiano “dimensioni
significative, idonee a generare un positivo ed elevato impatto sulla qualità
della vita e sulla promozione dello sviluppo culturale, economico e sociale del
territorio di riferimento”.
Gli ambiti indicati a Cariplo
sono dunque i seguenti: sviluppo culturale, scientifico, ambientale, educativo,
economico e sociale locale.
Ci limitiamo a indicare due
emergenze cittadine.
La Prima interessa l’ambito sociale, e segnatamente la realtà
demografica della nostra città, nella quale la popolazione ultrasettantenne
aumenterà in modo sostenuto negli anni a venire. Perché non individuare quindi
edifici cittadini che possano essere adeguati con ristrutturazione funzionale,
al fine di realizzarvi case di riposo per anziani?
La seconda riguarda l’ambito culturale, e interessa l’edificio di
Sant’Ambrogio, sito in piazza Marconi, recentemente aperto dopo lunga opera di
restauro e destinato a sede di esposizioni museali. Tuttavia, esso è del tutto
inutilizzato, in quanto richiederebbe una ulteriore fase di riorganizzazione
dei volumi interni. Perché non ripensarne l’organizzazione degli spazi,
destinandolo a funzioni più pratiche, ad esempio annettendolo alla vicina
biblioteca e rendendolo centro polifunzionale, tra espositivo e bibliotecario?
Anziani o cultura, sollecitiamo
l’amministrazione cittadina a uscire dal chiuso delle proprie stanze,
rischiando anch’essa qualcosa, ma misurandosi con la realtà viva di una città
che attende risposte.
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