martedì 9 aprile 2013

Ripensare la città a misura dei nostri bambini


Una bambina di 11 anni è stata investita ieri mattina mentre attraversava la strada per recarsi alle scuole medie Tebaldi. L’ha investita il padre di un altro bambino, senza alcuna colpa, tra l’altro. E ora la vittima dell’investimento è ricoverata in una condizione drammatica all’ospedale di Lecco.

So che nessuno, dal sindaco della mia città, all’assessore alla polizia urbana, al comandante dei vigili, ne porta la responsabilità. Probabilmente, poche decine di metri più a valle, sempre in via Manzoni, vi era un vigile che stava regolando il traffico. Pertanto non voglio, né potrei, speculare su una situazione tanto triste.

E infatti, vorrei svolgere la mia riflessione a partire da una responsabilità che tutti noi portiamo, verso i più piccoli, in quanto adulti, e verso tutti i canturini, in quanto, a vario titolo, esponenti  politici e amministrativi. Per questo voglio esprimermi con la prima persona plurale.
Ecco, in questa veste, e soprattutto dopo quanto accaduto ieri, dovremmo chiedere scusa ai nostri figli, alla piccola bambina di 11 anni investita in via Manzoni: per il fatto di non essere riusciti a costruire una città a misura di bambini. Tutto a Cantù dice che i nostri figli non sono la nostra cura prioritaria. Se si vuole evidenziare le difficoltà dell’amministrazione, si rendono pubbliche le foto delle strade con l’asfalto danneggiato: si prova fastidio a muoversi con le auto su un asfalto rovinato; chi ha in mente un’idea per il nostro futuro, pensa soprattutto alla tangenziale urbana; l’amministrazione comunale s’ingegna di costruire nuovi parcheggi, che poi vengono tramutati in parcheggi a pagamento; e in seguito s’istituisce il corpo degli ausiliari del traffico che, per l’appunto, hanno il compito di scovare i trasgressori del ticket, e non certo la responsabilità di curare il pericolo della strada. Se nevica, si bada attentamente che i mezzi spargisale siano attivi, per permettere ai veicoli di viaggiare indisturbati; ma che la neve permanga sui marciapiedi, vedi caso il percorso di vecchi e bambini, non è poi argomento tanto frequente. I parchi gioco cittadini sono ridotti a campo di battaglia di adolescenti imbrattatori per non dire altro, ma questo è scarsamente interessante. (Sarà perché i bambini non votano?)
Persino la nostra cultura della quotidianità, ormai, bada ad altro, non certo ai bambini.  So che non devo spiegare tutto ciò a Sindaco e amministratori: tutti hanno, tutti abbiamo bambini, spesso della medesima età. Ma continuiamo a misurare il mondo con le nostre dimensioni, con i nostri ritmi, e con le nostre abitudini. Chi scrive ha utilizzato un indirizzo di posta elettronica messo a disposizione da un gruppo consigliare cittadino, per segnalare che nella via in cui risiedo (una via urbana) gli automobilisti sfrecciano a velocità spropositata: usano questa via densamente abitata e frequentata da tanti bambini come una scorciatoia che evita semafori e traffico. Nessuno ha mai risposto, se non una prima volta per ringraziare della segnalazione. Ecco, a questo deve servire il pubblico, per ringraziare della segnalazione? Attendiamo che anche in questo caso un bambino o una bambina debbano farne le spese, prima di assumere un provvedimento?
Il nostro disinteresse verso i bambini ci ha fatto mettere in capo alle nostre cure di tutto, nel tempo, ma non loro:  non c’è purezza padana, non c’è piano urbanistico, non c’è parcheggio, non c’è recupero crediti, non c’è palazzetto (invisibile e incredibile), non c’è IMU o TARES che possano valere la vita di un bambino, di una bambina; che possano valere la salute e la crescita dei nostri bambini.
Ripensare la città e ripensarla a misura dei nostri bambini, dovrebbe essere l’obiettivo cui la politica cittadina dovrebbe sentirsi votata. Ma sarà così?

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