
So che
nessuno, dal sindaco della mia città, all’assessore alla polizia urbana, al
comandante dei vigili, ne porta la responsabilità. Probabilmente, poche decine
di metri più a valle, sempre in via Manzoni, vi era un vigile che stava
regolando il traffico. Pertanto non voglio, né potrei, speculare su una situazione tanto triste.
E infatti, vorrei svolgere la mia riflessione a partire da
una responsabilità che tutti noi portiamo, verso i più piccoli, in quanto adulti,
e verso tutti i canturini, in quanto, a vario titolo, esponenti politici e amministrativi. Per questo voglio esprimermi
con la prima persona plurale.
Ecco, in questa veste, e soprattutto dopo quanto accaduto
ieri, dovremmo chiedere scusa ai nostri figli, alla piccola bambina di 11 anni
investita in via Manzoni: per il fatto di non essere riusciti a costruire una
città a misura di bambini. Tutto a Cantù dice che i nostri figli non sono la
nostra cura prioritaria. Se si vuole evidenziare le difficoltà dell’amministrazione,
si rendono pubbliche le foto delle strade con l’asfalto danneggiato: si prova fastidio
a muoversi con le auto su un asfalto rovinato; chi ha in mente un’idea per il
nostro futuro, pensa soprattutto alla tangenziale urbana; l’amministrazione
comunale s’ingegna di costruire nuovi parcheggi, che poi vengono tramutati in
parcheggi a pagamento; e in seguito s’istituisce il corpo degli ausiliari del
traffico che, per l’appunto, hanno il compito di scovare i trasgressori del
ticket, e non certo la responsabilità di curare il pericolo della strada. Se
nevica, si bada attentamente che i mezzi spargisale siano attivi, per
permettere ai veicoli di viaggiare indisturbati; ma che la neve permanga sui
marciapiedi, vedi caso il percorso di vecchi e bambini, non è poi argomento
tanto frequente. I parchi gioco cittadini sono ridotti a campo di battaglia di adolescenti imbrattatori per non dire altro, ma questo è
scarsamente interessante. (Sarà perché i bambini non votano?)Persino la nostra cultura della quotidianità, ormai, bada ad altro, non certo ai bambini. So che non devo spiegare tutto ciò a Sindaco e amministratori: tutti hanno, tutti abbiamo bambini, spesso della medesima età. Ma continuiamo a misurare il mondo con le nostre dimensioni, con i nostri ritmi, e con le nostre abitudini. Chi scrive ha utilizzato un indirizzo di posta elettronica messo a disposizione da un gruppo consigliare cittadino, per segnalare che nella via in cui risiedo (una via urbana) gli automobilisti sfrecciano a velocità spropositata: usano questa via densamente abitata e frequentata da tanti bambini come una scorciatoia che evita semafori e traffico. Nessuno ha mai risposto, se non una prima volta per ringraziare della segnalazione. Ecco, a questo deve servire il pubblico, per ringraziare della segnalazione? Attendiamo che anche in questo caso un bambino o una bambina debbano farne le spese, prima di assumere un provvedimento?
Il nostro disinteresse verso i bambini ci ha fatto mettere in capo alle nostre cure di tutto, nel tempo, ma non loro: non c’è purezza padana, non c’è piano urbanistico, non c’è parcheggio, non c’è recupero crediti, non c’è palazzetto (invisibile e incredibile), non c’è IMU o TARES che possano valere la vita di un bambino, di una bambina; che possano valere la salute e la crescita dei nostri bambini.
Ripensare la città e ripensarla a misura dei nostri bambini, dovrebbe essere l’obiettivo cui la politica cittadina dovrebbe sentirsi votata. Ma sarà così?
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