Legalità,
trasparenza e senso del servizio pubblico
L’art. 32 della
Costituzione afferma che “La Repubblica tutela la salute come fondamentale
diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure
gratuite agli indigenti”.
Le istituzioni
Lombarde, i Comuni e la Regione, devono tornare ad essere un luogo di effettiva
e solidale affermazione del principio costituzionale, di promozione di legalità
e trasparenza, di creazione di capitale sociale, elementi che animano i sistemi
di welfare socio-sanitari competenti e controllati che danno garanzia a tutti i
cittadini di accessibilità, sostenibilità e di efficacia del servizio. La
sanità è la principale competenza, oltre che spesa, della Regione e le
politiche della salute riguardano e trovano attuazione in tutte le principali politiche
regionali, da quelle dell’ambiente a quelle di un equilibrato sviluppo economico.
Dalla
competizione alla collaborazione
Fare sistema per
mettere in rete i servizi, con un’offerta unitaria a favore dei cittadini
evitando inutili duplicazioni. Ridisegnare l’intera offerta sanitaria, riequilibrare
il rapporto tra pubblico e privato anche per evitare gli scandali che hanno
messo e mettono a rischio molti posti di lavoro. Non possiamo e non dobbiamo
permettere di fare considerare la salute come un business, ma come un
fondamentale Servizio Pubblico. L’effetto concomitante della spending review
e delle inchieste giudiziarie ha determinato la crisi di grandi gruppi privati
della sanità lombarda – che ha comportato anche la messa a rischio di molti
posti di lavoro - proprio alla fine di 17 anni di governo di centrodestra, caratterizzati
da un forte, esagerato “sostegno” allo sviluppo del privato nel settore
sociosanitario e di alcuni soggetti in particolare. Il futuro deve ristabilire
una sana e positiva competizione nei campi della ricerca e dell’assistenza,
riequilibrando il rapporto tra pubblico e privato, evitando inutili duplicazioni
e prevenendo opportunismi o posizioni di privilegio. Va definito un nuovo rapporto
fra Regione e privato impostato alla massima trasparenza istituzionale e
svincolato da logiche di scambio politico-economiche, con il rilancio della
corretta funzione imprenditoriale nel settore. La salute non può essere
considerata un business, ma un fondamentale servizio pubblico.
Una
sanità appropriata e di qualità
La Lombardia ha
investito per anni sulla produttività e la competizione, perdendo la sfida
dell’appropriatezza e della qualità. Serve una stagione che rilanci la
prevenzione, si occupi di cosa e come si produce e non solo di quanto e a che
costi. Le eccellenze cliniche che esistono nella nostra Regione possono e
devono trovare valorizzazione e espressione in una rete di presidi e servizi che
collaborano operativamente tra di loro, in cui l’accoglienza e l’attenzione ai bisogni
essenziali dei pazienti sia il criterio di azione. E’ fondamentale, inoltre, legare
almeno negli IRCS la cura con la ricerca e la formazione.
Sanità,
sociale e socio-sanitario costituiscono un continuum che non è frammentabile
Il prevalere di
patologie croniche e legate alla III e IV età richiede servizi integrati, che
facciano perno su quelli domiciliari e ambulatoriali. I Comuni, nella nuova
dimensione del’intercomunalità, sono gli attori referenti della Regione per il
cambiamento.
Dalle
appartenenze al merito
In un panorama di
rinnovamento del sistema sanitario lombardo, ottimizzare ruolo e funzioni delle
ASL costituisce il fattore strategico del progetto. In particolare è necessario
favorire la nascita di centri territoriali meglio organizzati, che si avvalgono
di team di lavoro (medici, infermieri, specialisti in psichiatria e
neuropsichiatria infantile) per i servizi di consulenza ai cittadini e gestione
delle cronicità.
Va riformato anche il
sistema delle nomine dei manager della sanità che dovrà ispirarsi a criteri di
merito e non di appartenenza politica. Che porti a formare una classe dirigente
capace e diffusa. Per fare questo va istituita una commissione indipendente di
tecnici, che valuti in modo preventivo le professionalità e proponga rose di
nomi selezionati in base a merito e competenza. Nello stesso tempo va applicata
la regola del merito anche per le direzioni generali
delle Aziende Ospedaliere.
Professioni
sanitarie: riconoscimento pieno del ruolo
Abbiamo bisogno di un
sistema delle professioni dove ogni figura sia riconosciuta come fondamentale,
superando l’attuale appiattimento di competenze e altresì favorendo l’impegno
del singolo e delle équipe. Prima di tutto va adottato, per colmare il debito
numerico e per assicurare il previsto ricambio generazionale, uno specifico
piano pluriennale che riveda i contingenti – oggi troppo esigui - di accesso ai
corsi universitari per le professioni mediche, specialistiche, sanitarie. Le
professioni sanitarie devono
far parte del
management aziendale e partecipare al governo con ruoli di responsabilità.
Mentre le aziende sanitarie, pubbliche e private, devono poter prevedere e
realizzare come prassi ordinaria percorsi formativi per il personale in
servizio, al fine di assicurare per ogni professionalità sempre migliori
livelli di competenza.
Ticket
sanitari: maggiori esenzioni e più gradualità
La Lombardia pur
essendo una regione «virtuosa», applica fin dal 2003 il ticket su
farmaci/diagnostica più pesante d’Italia, oltre ad avere un livello di spesa sanitaria
molto alto a completo carico del cittadino. Il sistema di compartecipazione
alla spesa introdotto da Formigoni non è improntato sulla equità. Oggi, per chi
non ha una patologia cronica, il nostro sistema di compartecipazione prevede
una fascia di esenzione molto bassa per reddito e solo per determinate classi
d’età; per tutti gli altri cittadini invece, più alto è il valore della
prestazione - e quindi la sua complessità - più si è tenuti a pagare.
Va quindi modificato
l’attuale sistema di compartecipazione innalzando la fascia di esenzione per le
famiglie con un reddito sotto i 30mila euro e introducendo una gradualità che
consenta ai lombardi di contribuire alla spesa sanitaria proporzionalmente al
proprio reddito.
Cure
odontoiatriche: un diritto per tutti
Le cure
odontoiatriche sono una componente di rilievo in un sistema sanitario pubblico
moderno, eppure attualmente circa il 90% della spesa odontoiatrica in Lombardia
va a strutture private. Questo crea una forte diseguaglianza nell’accesso alle
cure: il 40% dei cittadini non è mai ricorso a cure dentali e gran parte di chi
vi accede, lo fa solo in caso di emergenza. E’ evidente che invece, affrontando
in modo preventivo le cure dentali di base dei cittadini, si eviterebbe il
degenerare in situazioni più complesse e di conseguenza più
costose. La regione
deve perciò contribuire alla diffusione di polizze assicurative per rafforzare
il sistema di queste tutele oggi già attive. Va inoltre istituito un fondo integrativo
regionale a gestione pubblico/privato alimentato attraverso la sottoscrizione
del singolo cittadino con una quota predefinita in base alla propria situazione
reddituale.
Innovare
i servizi, decentrare e responsabilizzare la gestione
In questa regione con
10 milioni di abitanti in profondo e costante cambiamento è necessario innovare
la geografia e tipologia dei servizi sociali e sanitari disponibili, rendendoli
coerenti ai quadri dei bisogni emergenti, valorizzando le autonomie e le differenze
locali, che richiedono una riorganizzazione delle Aziende Sanitarie e spedaliere e soluzioni differenti tra metropoli
e zone lacustri o montane.
Attenzione focale va
attribuita ai processi di innovazione tecnologica nella sanità, essenziali
per recuperare risorse finalizzate al contenimento degli oneri per gli utenti.
Un trattamento
speciale merita il tema dell’assistenza domiciliare, infatti, quasi 400mila
sono gli anziani non autosufficienti in Lombardia, la cui cura ad oggi è stata
in carico alle cosiddette badanti. Secondo stime IRS le badanti in Lombardia
sono quasi 150 mila, la maggior parte delle quali lavorano in modo irregolare. Regione
Lombardia è stata finora tra le regioni meno attive sul fronte delle
assistenti familiari. Una parziale correzione si è avuta nel 2012 con la “Dote
formazione assistenti familiari” promossa dalla DG Occupazione e politiche
del lavoro, ma si tratta di una iniziativa estemporanea e una tantum.
Occorre sostenere e
qualificare il lavoro privato, sostenere le famiglie da un lato, e le donne
lavoratrici dall’altro. Sono diversi i progetti locali avviati su questo
fronte, in particolare su quello della formazione, dell’incontro tra domanda e
offerta e, finché c’erano le risorse, del sostegno economico.
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