mercoledì 30 gennaio 2013

Cittadinanza onoraria ai bambini stranieri? Noi favorevoli.




Di solito, di fronte a una proposta come quella del Sindaco Bizzozero sul conferimento di una cittadinanza figurativa ai figli degli immigrati, forse provocatoria, o se si preferisce dire: simbolica, che ha un fondamento e una ragione indiscussa, sorgono inevitabili le obiezioni dei "benaltristi". Quelli che dicono che ci vorrebbe “ben altro”: una legge, il lavoro per tutti, la scuola per tutti; insomma, ogni cosa che possa servire per insabbiare, sopire, dissimulare, deflettere.
Il Comune di Cantù ha ben altri problemi, si dice: vero. E quindi perché occuparsi di un problema minore, anzi del problema dei minori, dei bambini che vivono e studiano in italia, che parlano italiano, e si sentono italiani?
Questa è l’estrema e più perfida delle obiezioni di chi non ha il coraggio di opporsi a una scelta: politica e culturale, più che amministrativa; una scelta che invece dovrebbe farci riflettere su cosa sarà la cittadina di Cantù dei prossimi decenni.
L’idea che Cantù, la Brianza, l’intero nostro Paese possano continuare a essere amministrate come un fortino assediato, con abitanti a doppio regime di diritti: da un parte i sommersi, dall’altra i salvati, è un’idea antistorica, condannata ad essere sbalzata al di fuori della realtà civile nel giro di pochi anni. Troppe ragioni economiche, culturali, politiche ci spiegano che la forza della storia supera ogni tentativo di arginarla. Il quasi ventennio d’amministrazione leghista/destra, ad esempio, ha regalato a Cantù la maggior crescita della presenza di immigrati estracomunitari. Il che ci fa capire che, di fronte a tendenze storiche ineluttabili, non servono a nulla una politica becera e proibizionista, i numeri verdi, la delazione contro i clandestini. Servirebbero politiche di governo del fenomeno, politiche d’inclusione e di sviluppo dei valori civili e culturali di cui i nuovi abitanti della città sono portatori.
Lo vediamo nella scuola, dove i figli degli immigrati desiderano ardentemente d’imparare la nostra lingua, i nostri costumi, la nostra cultura. Inoltre, immaginare che da queste famiglie non debba giungere a noi altro che ringraziamenti, sarebbe il secondo errore grave di una classe dirigente intelligente.
La proposta del Sindaco Bizzozero è quindi il punto di partenza, non d’arrivo, di una politica che voglia governare i processi immigratorii. Il leader del Pd, Bersani, da parte sua, ha assicurato che tale obiettivo sarà uno dei primi punti di un nuovo governo dell’Italia. Non è buonismo, ma calcolo politico a guidare la nostra azione in proposito: riconoscere diritti agli immigrati rappresenta la giusta condizione per rivendicare da essi responsabilità e doveri; la partecipazione è l’azione speculare e condizionante della conseguente corresponsabilizzazione di una nuova leva di cittadini italiani che potrebbe contribuire alquanto a risolvere i problemi del nostro Paese.

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