
Dunque la stupidità ha partorito il proprio frutto. Politicamente parlando, la norma che la Giunta comunale di Cantù ha emanato e che prevede la delazione per denunciare la presenza di clandestini nelle abitazioni o nei luoghi di lavoro cittadino è proprio l’esempio lampante di un provvedimento tanto appariscente quanto pericoloso.
Pericoloso non tanto per gli intenti che ricerca (la delazione, la denuncia anonima dei “pericolosi clandestini”), né per i risvolti morali (pur gravi e preoccupanti) quali la disumanizzazione che persegue, ma per gli effetti pratici e non previsti che potrà determinare.
Come il più delle volte accade, quando si prosegue su base ideologica, ci si affida a una idea di fondo (“il clandestino è un criminale”) e poi ci si adegua su base logica a quell’idea: quindi io devo denunciare il clandestino.
Un’obiezione. Per quanto si sia ricercato di fare, in Italia essere clandestini non è un reato, ma un’infrazione amminsitrativa. Si è riusciti a fare della clandestinità un’aggravante di qualche altro reato (ad esempio la guida in stato di ebrezza, o il furto), ma l’intento che si perseguiva di rendere la clandestinità un reato non è riuscito. Certo, essere clandestini determina l’avvio della procedura amministrativa di espulsione; ma non è un reato, non si finisce in galera, come quando di evadono le tasse o si frodano i soci in una Spa.
Pertanto il presupposto giuridico che sta alla base del provvedimento della giunta leghista/ forzista è inesistente.
E tuttavia, si invita i canturini a denunciare (garantendo l’anonimato) la presenza di cittadini extracomunitari “clandestini”. Dove? Evidente: o in appartamenti in cui essi risiedono, o nelle aziende nelle quali lavorano.
E qui le cose si complicano. Infatti, affittare un appartamento a “clandestini” o farli lavorare in nero è sì un reato di favoreggiamento della clandestinità. E quindi, indirettamente, denunciare un non reato (la clandestinità degli stranieri presenti in Italia) si tradurrebbe di fatto nella denuncia di un cittadino italiano colpevole di favorire la clandestinità. È recente il caso di un amministratore della Lega costretto a dimettersi perché nella propria azienda sono stati pizzicati dei dipendenti in nero “clandestini”.
Per evitare questi rischi, è presumibile che gli italiani a rischio finiscano per non affittare più ai “clandestini”: il che forse potrà solleticare la soddisfazione dell’elettore leghista; ma a ben pensarci la conseguenza è consegnare a centrali illegali centinaia di migliaia di stranieri non regolarizzati, magari fondamentali per la produzione di tante aziende locali. Dove andranno a risiedere i “clandestini” che gli italiani non potranno più ospitare nei propri appartamenti? In luoghi certo poco raccomandabili, controllati da organizzazioni malavitose, le uniche a guadagnare non poco dal provvedimento leghista. Chi denuncerà la propria badante, se non è in regola?
Secondo corollario, se vogliamo anche peggiore del primo. Chi esclude che la denuncia del clandestino in affitto illegale non sia motivata più dal desiderio di colpire il vicino o la vicina di casa (italiani, italianissimi) che a quel clandestino hanno affittato l’appartamento, con i quali magari si è litigato in tempi lontani? In questo caso, la clandestinità diventa il pretesto per altri fini, e il clandestino lo strumento per una vendetta privata.
Non si pensi che questa obiezione sia peregrina. Provvedimenti di questa natura, volti a dividere i buoni e i belli dagli sporchi e cattivi, finiscono sempre per rendere più violenta, infastidita e rancorosa la società.
Avere promosso tale iniziativa non fa bene alla cittadinanza canturina, e se gli amministratori di questo paese non sentono un sentimento di vergogna per aver permesso tale provvedimento; se gli uomini di Chiesa non sentono che tale misura è colma, e che non c’è carità in quell’intento; se i cittadini non provano fastidio e tristezza per tutto ciò; ebbene, io che cittadino di Cantù sono, voglio dichiarare di vergognarmi per loro, di sentire che la misura è colma, di provare fastidio e tristezza per tutto ciò.
Filippo Di Gregorio
Pd di Cantù
Segreteria provinciale del PD di Como
Nessun commento:
Posta un commento